Anticipo subito alcune indicazioni che potranno essere utili a tutti:
Briefing tecnico dell’organizzazione: "tranquilli, ragazzi, c è acqua nel primo tratto ma non fango".
Ed è subito sterrato.
Pozze piccole, in una ho visto rintanata la cugina culona del mostro di Lockness. Molte volte le pozze erano larghe come la strada e ai lati c’erano cespugli, dovevi per forza “tuffarti”. Rimanevano attaccati 2-3 cm di pantano standard sotto le suole. Dopo 12 km sembra che il pantano sia finito, pulisco la suola delle scarpe per alleggerirle, ma dopo 500 metri di asciutto il fango si ripresenta ancora più scivoloso e appiccicoso. Tutti eravamo infangati fino ai capelli.
30 km, ristoro volante su un tratto d’asfalto, più di qualcuno chiede acqua per sciacquare le scarpe, la risposta è un secco NO. Giustamente: l’acqua serve per bere, se quelli che arrivano dopo non trovano da bere perché quelli prima hanno lavato le scarpe non è giusto. Ho pantano dovunque, tra piede e calzino, tra calzino e soletta, tra soletta e sottosoletta, tra sottosoletta e scarpa. Mi tolgo le scarpe per togliere un po’ di materiale, le solette si muovono troppo e si ammucchiano aumentando il rischio vesciche. Tolgo fisicamente il fango con le mani e grattando sull’asfalto ogni cosa. Rimetto tutto a posto e parto più leggero. A 42 km secondo ristoro, sta albeggiando. Metto via la pila frontale, mi cambio, mangio e parto. Mi parte un doloretto all addome, che si presenta quando corro in discesa fino al km 48, poi passa da solo.
I momentini di crisi durante il percorso ci sono, ovviamente. A 60km ne ho un altro. Mi fermo, cerco di prendere da mangiare dalla tasca laterale dello zaino, sono impacciato e stanco e non ce la faccio, dopo più di un minuto di lotta con lo zaino decido di toglierlo, un po’ frustrato. Mi superano in 5-6 persone. Non importa, devo tranquillizzarmi. Prendo le scamorzine e due tramezzini, torno mentalmente fresco e riparto deciso. Fino ad ora i momenti di sconforto li ho affrontati bene, mangio qualcosa o mi cambio e mi sembra di essere un’altra persona.
Mangiamo bene, con calma, sembriamo due barboni. Il tavolo in cui mi siederò è a 10 metri dal tavolo-buffet. Vado avanti e indietro a prendere varie cose, con difficoltà a concentrarmi. Sembra una cosa facile, ma non lo è: prima cosa riempio il bicchiere flessibile di acqua e lo riempio per portarlo al tavolo, prendo un piattino di cibarie, vado al tavolo e appoggio il piattino. Il bicchiere non posso appoggiarlo perché si rovescerebbe quindi torno al buffet con il bicchiere colmo in mano, prendo un piatto di minestra e vado al tavolo. Devo prendere ancora qualcosa prima di sedermi… sempre con il bicchiere in mano faccio di nuovo 10+10 metri, ovviamente devo servirmi con una sola mano perché nell’altra c’è il bicchiere… un supplizio zombie… mi hanno preparato il caffè, devo tornare al tavolo buffet… e va,.. e vieni… Mi siedo, mangio e poi con nuove energie ripartiamo in bomba. Sempre camminando...
Km 109 ultimo ristoro. Dai, siamo arrivati. Mancano solo 4 ore.
...
Al ristoro chiedo se ci sia un bagno, me lo indicano, dopo 50 metri di su e giù senza trovarlo decido che il muro davanti a me è la soluzione migliore e faccio pipì dove altri prima di me si sono già inventati un bagno di fortuna.
Ripartiamo e lui ci viene dietro.
Come previsto a 3 km dall’arrivo la traccia GPS dà i numeri, ci ritroviamo a fare 5 km in più... strada giusta balisata. Vabbè… Ultimo strappetto agonizzante di 70 metri di dilivello. 130 km in tutto... Non finiva più...
stranamente la tipa del sondaggio non ride, sembra una domanda seria. Ok, elenco i punti di dolore maggiore, cercando di rimanere entro i 20 minuti di risposta…
La doccia è al primo piano, comodo. Faccio i gradini gemendo ad ogni movimento..
Fregona – Ultra Trail via degli Sciamani di Fabiano Picco
Fregona – Ultra Trail via degli Sciamani
75 Km e 4700 D+ dichiarati
Figata, vuoi non fare un trail in cui ti danno dello sciamano!
Iscritto ancora a gennaio, avevo fatto 2 settimane di infortunio, non sapendo come passare il tempo mi sono iscritto a troppe gare, questa per fortuna era l’ultima del periodo di pazzia.
Partenza ore 23.00 di sabato. Non sono al top, ma sono abbastanza determinato e deciso ad affrontare la gara per finirla.
Dopo 2 km vedo una concorrente al telefono che dice “no, vienimi a prendere”. Dovevamo praticamente ancora partire e si era già scoraggiata. Non c’è da meravigliarsi, partire la notte sapendo che dovrai correre 15-20 ore fa paura a tutti, probabilmente la paura dopo 2km ha superato la voglia.
Subito dopo la partenza attraversiamo su delle passerelle di legno infangate le grotte di Fregona, belle, penso. Bisognava guardare dove mettere i piedi, stare attenti a non prendere la testa, cercare di non sbattere contro quello prima o farsi investire da quello dopo. Forse ho visto qualcosa, non so. Saranno sicuramente state belle…
Mi sono fatto una strategia di corsa, non esagerare in salita per riuscire sempre a correre in piano e discesa. Faccio perlomeno i primi 1.500 di dislivello nei primi 15 km facendo il bravo.
Primo scollinamento a 9 km, esco dalla salita con vista sulla valle, sotto si vede tutta la pianura con i suoi paesi illuminati: un cielo stellato verso il basso fatto di lampioni e luci, mille luci bianche, gialle e arancio sotto di me, un effetto davvero molto bello e quasi surreale, corro in discesa con questa vista prima di tornare a buttarmi nel bosco.
A 15 km primo ristoro. Mangio qualcosa, si scherza tra concorrenti e i volontari. “Eh, qui nella foresta del Cansiglio ci sono i lupi”, “sì, con quello che puzziamo, scappano!”. Haha… rido…
Riparto nella notte. Tra un corridore e l’altro c’è spazio, non ci si vede. Le balise (strisce appese sui rami che segnano il percorso) sono ben distribuite ogni 50-100 metri, hanno un pezzo catarifrangente che permette di vederle anche da lontanissimo con la pila frontale, a tratti ne vedi anche 5 di fila, dipende dalla conformazione della montagna.
In un tratto senza alberi spengo la frontale per guardare le stelle senza l’inquinamento luminoso che si ha a valle, qui se ne vedono molte di più. Non mi concedo tanto tempo perché ho ancora la frenesia della gara e la voglia di correre e parto dopo 15-20 secondi.
Nonostante la distanza tra i corridori sento rumori dietro di me, mi giro un po’ di volte e capisco che ho qualcosa nello zaino che fa tipo uno scroscio, tipo dei passi su foglie secche. Poco male, questo rumore mi tiene attivo, per paura di farmi sorpassare aumento il passo. (nota per me per le prossime volte: mettere sempre qualcosa nello zaino che scroscia per mantenere il passo veloce).
Dopo 5 km dal ristoro si piazzano davanti a me due luci verdi con attaccato un cane che ringhia, tipo gli occhi. C’è il padrone in parte con la frontale. Che scherzone: la mente ricorda cosa mi è stato detto al ristoro, collega “luci verdi+animale che ringhia=lupo”, mi sono cagato sotto per un attimo prima di interpretare la situazione per quello che era… Dopo il passaggio sento il cane abbaiare a intermittenza ogni 1 o 2 minuti, questo mi fa capire la distanza tra un corridore e l’altro. Lo sento anche da distante, nel silenzio assoluto del bosco. Nei 10 km successivi un po’ ci ho pensato… cosa fai se ti arriva un lupo… e i lupi non si muovono in branco?
Il paesaggio della foresta deve essere bellissimo, purtroppo al buio vedo solo le sagome nere degli alberi che si stagliano contro il cielo. Ogni tanto vedo la luna tra gli alberi che mi saluta e mi fa compagnia. Il terreno continua a cambiare sui lati, vedo tratti in cui è pianeggiante e tratti in cui ci deve essere un bel burrone in parte a me. Resto concentrato sul sentiero.
Sento un rumore subito dietro di me: mi giro, girandomi senza accorgermene tocco un sasso che rotola sulle foglie giù dal sentiero: credetemi, attimi di vero panico, questa figura del lupo che mi si ripresenta al buio fa veramente paurissima. (nota per me per le prossime volte: non pensare nemmeno di mettere qualcosa che scroscia nello zaino che magari penso sia un lupo).
Comincia a schiarire, mi si accoda un altro concorrente, lo vedo, mi giro ancora una volta per controllare se è un lupo travestito da corridore: no, tutto a posto, è un concorrente. Accelero per non farmi superare e me lo tengo dietro per una decina di km.
Alle 4 e mezza sento un “cip” nel silenzio totale, poi un altro. Nel giro di 60 secondi tutti gli uccelli della foresta del Cansiglio si svegliano e fanno un casino assordante. Bellissimo.
Poi finalmente la luce del sole, assieme al buio anche i pensieri negativi passano, penso che effettivamente con tutti quegli “in bocca al lupo- crepi” dei giorni scorsi ci sarà stata una moria nella foresta del Cansiglio e non c’era da preoccuparsi. Mi hanno detto anche degli “in culo alla balena”, ma per fortuna l’habitat non permette la presenza di balene. Si esce dal bosco. L’altro corridore è ancora 50-100 metri dietro di me. (nota per me per le prossime volte: nei boschi con i lupi tenersi sempre dietro un altro corridore, così i lupi sbranano lui e io ho tempo di scappare).
Siamo in un avvallamento in quota tra le punte delle montagne, in una zona erbosa, tra l’erba spuntano massi di roccia enormi qua e là, l’odore dell’erba alle prime luci è molto forte, i fiori ci sono ma sono ancora tutti chiusi. Molto bello. Qua e là ci sono crateri, dei buchi molto grandi scavati dalla neve, passo vicino a uno di almeno 10 metri x 10, profondo. Se mai qui ci dovessero essere balene sarebbero in quel cratere lì, mi allontano subito per sicurezza.
L’altro corridore mi tallona, facciamo un tratto insieme e arriviamo allo scollinamento vicino al monte Forcella assieme, parlando del panorama stupendo e di qualche gara fatta. Scendiamo verso il Piancavallo, lascio andare le gambe e lui rimane indietro. Ristoro, birra delle 6 di mattina di rito. Sono a 36 km e 2500 di dislivello fatti. Il ristoro è a valle invece di essere in cima come indicato sull’altimetria del pettorale. Pian piano sto imparando a non fidarmi del percorso indicato.
3km di piano e poi arriva la bestia: un tratto verticale di 5 km e quasi 1000 metri di dislivello. con pendenza a tratti nei primi 3 km tra il 30 e il 48%, rocce in cui si scivola e si rischia di cadere. Sapevo che avrei dovuto prenderla con tutta calma. Arriva un concorrente e lo faccio passare, arriva il concorrente che volevo far sbranare dai lupi, mi si accoda. Gli dico di passare “no, grazie”. Mi incalza, appoggia i bastoncini sui miei lati per aiutarsi, in questo modo mi dice che devo accelerare… e io, minchione, accelero… gli chiedo di passare 4 volte, “nono,vai, hai un buon passo”. Dopo 3km e mezzo gli dico che mi fermo 30 secondi. Lui finalmente va, io sono in crisi nera, mi sento di aver sforzato troppo, lo stomaco che dice “adesso vomito”, la mente che dice “bravo, stomaco, fagli vedere chi comanda”. Mi programmo di arrivare alla sella dove c’è il ristoro Semenza e lì fermarmi a fare una pausona. Avanzo, piano, arrivo alla sella, l’altro concorrente mi avrà dato 10 minuti. Un volontario mi dice “il ristoro è vicino”. Invece sono alla Forcella Val Grande, il ristoro è dall’altra parte della vallata… passo sotto il monte cavallo da dietro, tra le rocce e i ghiacciai, 2-3 km infiniti, non sto bene. Il paesaggio era stupendo in questa zona con i crateri nella roccia, la vista verso la vallata, le punte delle montagne che mi attorniavano. Non risco a godermi la vista.. Mi fermo un paio di volte pensando di dare ragione allo stomaco. Ma arrivo indenne al ristoro. Purtroppo hanno solo albicocche disidratate e noci… non mangio niente, bevo due tazze di the caldo stando seduto (probabilmente era il ristoro più importante della gara, capisco che era di difficile accesso, ma se porti le noci porta anche qualcosa in più…). Faccio 2 km in discesa modello zombie che comunque mi aiutano a recuperare un po’ lo sforzo.
Tratto pianeggiante, mi fermo, tiro fuori dal mio zaino un tramezzino e mi spuppo le scamorzine che mi ero portato, rinasco. Faccio 2 km correndo e lì un gruppo di corridori mi fermano perchè stiamo sbagliando strada, confusione, telefonate, gente che va avanti e indietro e dopo 20 minuti ripartiamo tra il convinto e il confuso. Le tracce scaricate 4 giorni prima della gara sono sbagliate in più punti. Seguiamo le balise, un po’ perplessi.
Siamo di nuovo nella foresta del Cansiglio, finalmente riesco a vedere la meraviglia che mi ero perso di notte.
3 km di corsa in discesa, mi affianco ad un altro friulano, chiacchieriamo un po’, mi dice che sta preparando il Tor des Geants e dovrebbe camminare. E poi si mette a camminare. Rallento con lui, pendo dalle sue labbra. Il Tor è tra le gara-obiettivo di tutti gli ultratrailers. 7 tappe di 40-60 km e 2500-4000 dislivello l’una, da fare però in 6 giorni. La maggior parte della gente dorme 10-15 ore in 6 giorni. E come si fa a non parlarci? E così gli dedico 15 km di “camminata-viaggio” carpendo informazioni sulle sue esperienze. La competizione a questo punto passa in secondo piano, è più importante il viaggio.
Km 59 invece dei 55 dichiarati: arriviamo ad un ristoro con i controcohones, mangiamo di tutto e ripartiamo. Da qui la strada si unisce con il trail “corto” di 48 km.
Continuo la strada affiancato l’amico del Tor. Condividere un tratto di strada durante gli ultra trail è molto bello. Ti conosci, entri in una sorta di intimità strana, sai che stai condividendo un esperienza importante che pochi sono in grado di fare. Difficile da spiegare: ti senti come se foste due supereroi che si trovano nella sede generale dei supereroi a chiacchierare del più e del meno, lasciando intendere che ti senti bene ad essere un supereroe ma non hai bisogno di dirlo. Ma comunque l’orgoglio resta: il tipo mi suggerisce di girare il pettorale dietro di me, così chi ci supera sa che stiamo facendo la lunga… umiltà 0. Dopo aver girato il pettorale ci ritroviamo sommersi di complimenti da quei sporadici corridori che ci passano. Un po’ mi vergogno anche. Ma un po’ me la tiro. E’ giusto.
Dopo 15 km di chiacchiere e appunti saluto il mio amico, supponendo comunque di rivederci all’arrivo. Corro stando dietro ad altri corridori della gara di 48 km partiti la mattina e che hanno l’ultimo tratto di gara in comune con noi, tengo il ritmo, discesa, piano, salita. Ne supero alcuni, in fondo ho fatto un tratto di 15km “passeggiando” e sono riposato (bisognerebbe provare a “passeggiare” in salita dietro il mio amico del Tor, per capire quanto sia “lento” il passo di un ultratrailer…).
In questo tratto mi affianco a uno che sta facendo la 48 km. Sta entrando nel mondo dell’ultra, in modo diverso dal mio, diciamo più tecnico e griffato, comincia a parlarmi di scarpe e marche… io non memorizzo molto i nomi delle scarpe… non ci muoio dietro, mi piace correre, mi piace capire dove posso migliorarmi, mi interesso delle mie gambe e dei piedi, mi interesso anche degli accessori ma non dei nomi degli accessori… il mio discorso si è ridotto in un “bho, prima avevo scarpe blu, adesso le ho gialle… non chiedermi il tipo…”. Mi ha tolto subito la parola e praticamente non abbiamo parlato più… amen.
Km 67 invece di 65, arrivo all’ultimo ristoro, ultima salita e poi tutta discesa. Mancano circa 10 km. Chiedo una birra, mangio salame e formaggio, “ma non lo vuoi un panino con la salsiccia?”, nono… (che mi si chiude lo stomaco) “ma dai, è piccolo”… nono… vabbè…. Dammi sto panino… “cipolla? Peperoni?” ma certo! Sono un foglione… ho le mie a finirlo, buono lui, ma sono a 15 ore di corsa, lo stomaco ha difficoltà a farmelo finire. Annaffio con birra e poi riparto. Lo stomaco accetta tutto zitto zitto e non dice più niente. Gli ultimi 10 km sento la stanca ma corro spessissimo, con una certa dignità.
Arrivo in 17 ore e 20, 40 minuti in più del tempo che mi ero prefissato. 2km in più del previsto. Contento del risultato, è stata dura. Mi urlavano “bravo sciamano!” all arrivo. Soddisfazioni.
Arriva l’amico del Tor dopo un pò, gli propongo una birra, mi dice prima la doccia e mi dice di sfruttare le fisioterapiste che fanno massaggi gratis. Ok, doccia, in caso massaggio e birra: bel programma.
Esco dalla doccia, ci sono 3 lettini disponibili e mi piazzo su uno, mi oliano e massaggiano le gambe… vado in un’altra dimensione… passa a 5 metri da me il tipo del Tor: “Marcooo…” niente, l’ho chiamato più volte nei suoi due passaggi davanti a me ma non mi ha sentito… si è perso la birra ed è andato via… dispiace, ho una birra sulla coscienza.
Vado a mangiare la pasta e chiedo alla volontaria 50enne : “serve il pettorale per avere la pasta?”, “no, per te no, si vede che sei un atleta”.
Atleta.
A me!
Io.
Stavo per buttarmi e chiederle di uscire a vedere un film al cinema ma mi sono trattenuto…
{rokcomments}
Sacred Forest Short Trail di Caterina Pagano
Sacred forest short trail
Sciropparsi tre ore di macchina per correre 14 chilometri? Yes we can!! Ma per un motivo più che nobile: il rientro ai trail del mio consorte-marito-compagno di vita- di corsa-di trekking ecc..(non di arrampicata, ma ci sto lavorando! ;P ) Ivan. Riprendere con 25km mi sembrava decisamente scortese verso le sue caviglie, quindi, vedendolo motivato, ho pensato che la cosa migliore fosse assecondare la sua inclinazione: Sacred Forest Short Trail, non ti temo!
Brevi cenni sulla sede del trail, Badia Prataglia: un luogo ameno in una foresta grandissima e verdissima, che col sole deve essere qualcosa di spettacolare. Noi sole non se n'è trovato, ma ci accontentiamo.
Brevi cenni sui presenti e su come funziona una trasferta Survival.
È una cosa seria: organizzazione ferrea, dieta morigerata e rigore militare sono imprescindibili.
Eccoci dunque: Cate (io ) e Ivan , Baldo, Age, Salvo dal sabato sera; Anima Nera (aka Alessio) , David (che non è un survival ma si è amalgamato bene) Marco ( survival ma lo conosco poco) Cristina dalla domenica mattina.
Una serata Survival pregara è già di per se’ un’impresa, per i litri di birra che scorrono (questa cosa del carico dei carboidrati ci è un po’ sfuggita di mano), per il clima da gita di terza media ( censura censura!), per le cibarie assolutamente casuali ingurgitate che si riproporranno, immancabilmente, nelle più svariate forme, tra la notte e la mattina in gara. La ciliegina sulla torta resta comunque la notte. La notte! Il sonno! Baudelaire dice sul sonno: avventura sinistra di tutte le notti. Ma il sonno va conquistato...e qui si riconoscono i survival più tenaci.
I veri eroi sono loro: sprezzanti delle temperature polari di questo strano maggio, incuranti della pioggia battente, Age, Baldo, e Mr B Aka Salvo decidono di dormire in tenda, poi visto il diluvio optano per l'auto, ad eccezione di Brown (mrB). Baldo dice di aver provato a svegliarlo, ma invano.
Io e Marito invece optiamo per un più confortevole agriturismo col riscaldamento appalla e coperte pesanti. Comodoni..Persino la colazione strafiga con vista sulla foresta..
MA non divaghiamo. Parliamo del bosco.
Brevi cenni sullo short Trail (essendo 14km non è che si possa scrivere tantissimo)
Una figata pazzesca. Perchè??? Perchè è organizzato strabene, e se devi affrontare 14km lo prendi davvero come una goliardata. Corri, ti godi la foresta più bella mai vista, corri ancora, ti rotoli nel fango con caparbia soddisfazione perchè in così pochi chilometri non ti verranno le vesciche nei piedi. Puoi concederti il lusso di pestare tutte le pozze , pozzanghere, laghetti, ruscelli, rigagnoli, stagni, torbiere, insomma, puoi razzolare in tutto il viscidume che vuoi senza preoccuparti della minima abrasione. Se ci penso quasi mi commuovo: il tempo ci ha graziati, non si è preso ne’ freddo ne’ pioggia; una nebbiolina mistica ha avvolto i tronchi secolari, ed era così mistica che mi ha completamente distratta dal dislivello e dal tracciato. Ero così concentrata sul “ploci ploci” delle scarpe sul terreno appiccicoso, meravigliosamente melmoso, che non ho la minima memoria delle salite e delle discese, ma solo dell’incommensurabile bellezza di eterni faggi e abeti, del tappeto soffice e profumato di foglie, e delle goccioline d’acqua che filtravano qua e là’, mentre noi zampettavamo un po’ scivolando in salita, un po’ in discesa. Penso di non aver quasi sentito la fatica, o magari l’ho sentita, magari ho pantaffiato con la mia solita cadenza da novantenne asfittico e le mani intrecciate dietro la schiena, ma era così tanta la gioia di essere li’, con Ivan, e poter condividere con lui una così sovrabbondante bellezza, che tutto il resto è finito in secondo piano. C’era solo la foresta nebbiosa e profumata. Impossibile non innamorarsi. Questo è Love Trail con la L e la T maiuscole.
Detto ciò, giusto il tempo di pensare concretamente a questo brainstorming di positività silvestre che ,ahimè, la gara si è conclusa. Siamo anche arrivati al termine della corsa con dignità: io sono più lenta di marito in salita, lui è una tartaruga (più di me) in discesa. Ci bilanciamo, perfettamente, eppure non siamo nemmeno arrivati ultimi. Trail in coppia ampiamente superato!
Al’arrivo, giusto perchè abbiamo avuto la fortuna di non prendere pioggia, la sorte ci ha accuditi con una doccia bollente e un degno pasta party per recuperare le 12 calorie consumate.
I nostri amici purtroppo -chi più chi meno- pioggia ne han presa, e anche freddo , nebbia, grandine...insomma, hanno affrontato la furia degli elementi da veri survival e hanno superato brillantemente questa prova,Anima e Baldo nella 25km, e Age e Salvo e Cristina nella 50, trasformata in 52 per via del maltempo.. Onore a tutti insomma! E alla prossima trasferta!!!
Pace Amore e Sassi e Scale per tutti!
Cate
{rokcomments}
Ultra Trail del Mugello 2019 di Gabriele Ianett
Ultra Trail del Mugello 2019
La Badia di Moscheta è un piccolo Borgo costruito intorno agli anni mille dai monaci Benedettini. Sappiamo come i monaci non fossero sprovveduti nella scelta delle loro location e anche in questo caso hanno saputo scegliere bene, molto bene. Siamo nel cuore del Mugello in un posto da favola, apparentemente immerso nel nulla ma in realtà immerso nel tutto. I sentieri disegnati su queste montagne percorrono tratti di bosco di indescrivibile bellezza.
Attraversando Faggete, Abetaie e Castagneti, alternando creste a vallate, ci imbattiamo continuamente in paesaggi di rara bellezza. Tutti i nostri sensi sono coinvolti. Come affreschi esposti in un museo, siamo rapiti dalla bellezza dei loro equilibri di colori e di forme, così come dai loro dettagli di torrenti, cascate e rocce.
E poi ci sono i profumi, profumi d’Appennino. Due respiri e tornano vividi alla mente ricordi, sensazioni e immagini d’infanzia.
In un contesto come questo potrebbe sembrare facile disegnare un Trail. In realtà non è così. Bisogna saper miscelare salite a discese, single track a forestali, tratti facili a tratti impegnativi. Chi ha disegnato questo Trail è stato un artista, e così come un pittore, ha usato questi monti come tela e la sua fantasia come pennello.
Era già da un paio di anni che volevo fare questa gara, ma non ero ancora riuscito a darle il giusto peso. In realtà nemmeno quest’anno era in programma, ma alcuni cambiamenti in corso d’opera e soprattutto il richiamo del gruppone Survival, hanno creato l’occasione.
Decido di iscrivermi alla lunga pochi giorni prima del sold out. La reputo un buon allenamento in vista della LUT di fine giugno. Nasce subito la chat dei Mugellanti, un luogo virtuale che trasuda ironica paura mista a reale terrore, goliardia, amicizia, condivisione e chi più ne ha...ecco se le tenga per sé, perché ce ne abbiamo già messe noi financo troppe 😂.
Vi presento lo squadrone:
-
Quattro moschettieri per la lunga: io, Age, Mr.Brown e Flavio
-
Cinque moschettieri per la corta: Cate, Carlo, Anima, Padre Def e Tonno
Più parenti annessi.
I nobili dormono nel B&B (Age e Tonno)...brutta gente. I disagiati in tenda (Cate&Ivan, Padre Def e Mr.Brown). I pezzenti, in macchina (io, Carlo, Anima e Flavio).
La partenza della lunga è fissata per la domenica mattina alle 06:00. La corta alle 09:00, comodi loro...
Arrivo a Badia di Moscheta il sabato pomeriggio verso le 18:00. Inizio ad incontrare i ragazzi del gruppo. Mancano solo Cate&Ivan. Salgo alla Badia a prendere pettorale e pacco gara. Nei 200m di stradello che separano il campeggio dalla Badia, si capiscono subito la bellezza e la profondità del luogo.
Organizzazione Top. Si vede subito. Controllo materiali più ritiro di pettorale e pacco gara in circa due minuti. Il pacco gara pesa 2 Kg...sembra la busta della spesa.
Il gruppo si completa. Cate&Ivan arrivano e in un tempo lampo di 45 minuti riescono a montare la loro tenda, grazie all’aiuto di Mr.Brown e soprattutto all’occhio vigile di tutto il resto del gruppo: che merde!
Saliamo nuovamente alla Badia, ma questa volta per la cena. Il Carboload è rinviato alla prossima gara...stasera ciccia. Peccato di gola, pagato il giorno dopo in gara. Qualche litro di birra e siamo pronti per la nanna, ognuno nel proprio loculo secondo la suddivisione per caste vista prima.
Dai racconti degli anni precedenti, la notte a Badia di Moscheta è proverbiale per il freddo. Quest’anno no, anzi, fa quasi caldo. Dormo gran parte della notte fuori dal sacco a pelo... anche perché un primo strato ce l’ho per natura.
Ore 4:45 suona la sveglia. Schizzo nei bagni e inizio a vestirmi. Mi preparo la colazione nel bagagliaio della macchina: The verde bello caldo e tigelle con la cioccolata. Toppeeee.
L’aria è umida ma non fredda. Decido di mettermi maglia a maniche corte con manicotti in aggiunta. Nuovo antivento smanicato della Biotex, ottimo acquisto. I bastoncini invece sono rimasti a casa, purtroppo...scelta sbagliata.
Alle 5:45 siamo in zona partenza. Lascio lo zaino nello spogliatoio e raggiungo gli altri davanti al caratteristico focolare, uno dei must di questa gara.
Mancano 5 minuti alla partenza e lo Zornda inizio al briefing “...le previsioni non sono delle migliori, ma non pioverà. Copritevi bene perché in quota troverete nebbia e soprattutto parecchio vento”. Ecco, su nebbia e vento c’ha azzeccato!
In bocca al lupo di rito, conto alla rovescia e si parte. Subito in salita.
Sapevo di una gara dove non si tocca mai l’asfalto, e ad eccenzion fatta per un attraversamento di strada, sarà proprio così.
Sapevo di una gara dove la maggior parte delle salite sono corribili, e ad eccenzion fatta per alcuni strappetti, per i più allenati sarà proprio così.
Sapevo di una gara che si svolge quasi interamente nel bosco, e ad eccezion fatta per alcuni tratti di cresta, sarà proprio così.
La prima salita è su sentiero che sale costante per 5Km con un D+ di circa 500m. Si lascia correre molto bene e quindi bisogna stare attenti a non farsi fregare. La tentazione di spingere è forte, ma la trattengo e cerco di tararmi sul mio miglior passo “senza sentire fatica”. La gamba sembra girare bene. La temperatura per il momento è gradevole.
Dopo la prima ora di gara un volontario assai gentile mi informa sulla mia posizione: 21esimo a 20 min circa dal primo. La cosa mi piace: l’essere intorno alla ventesima posizione, intendo...il distacco dal primo è una di quelle variabili che il mio cervello non prende nemmeno in considerazione.
Subito dopo iniziamo un tratto di salita leggermente più impegnativo e qui focalizzo l’errore di non aver portato (volutamente) i bastoncini. Il tratto è breve, poi iniziamo un mangia&bevi di saliscendi con tendenza a scendere. Troviamo nebbia e vento in quantità tali da soddisfare anche i più esigenti. Sono con un gruppo di ragazzi che hanno un ottimo passo. Le mie gambe girano bene, sono contento. L’obiettivo è di finirla in 8h massimo 8h30’. Comincio le prime proiezioni che mi porterebbero all’arrivo addiritturain 7h30’. Presto, prestissimo per dirlo, ma mi sento bene, non sto forzando il passo, quindi il morale si alza. Ci sono due ragazzi dietro di me che schiamazzano in inglese. Li sopporto per alcuni minuti, poi diventano fastidiosi. Mi innervosiscono togliendomi la concentrazione. Però hanno un buon passo, quindi per la mia incolumità mentale decido di rallentare e farli sfilare via. Mi accoppio ad un ragazzo che segue poco più indietro e scopro che anche lui è vittima della mia stessa decisione. Prendono vita pensieri da Bastardi Dentro...”tanto quel fiato vi mancherà e dopo vi riprendo”...e invece no, loro arriveranno ventesimi con un tempo prossimo alle 7h30’. Però c’avevo visto bene, quello era il treno giusto in cui stare per centrare l’obiettivo delle 7h30’.
Ma purtroppo dopo pochi Km vengo espulso violentemente fuori da quel treno. In un tratto di discesa, come di consueto, arriva la defecathio. Questa sì che è più puntuale dei treni. Decisamente. Provo a resistere sperando che lo stimolo rientri, ma capisco subito come il filetto mangiato la sera prima non voglia più stare con me. E si incavola pure. Cerco il bagno e lo trovo su un’ampia curva intorno al Km11. Il Pit Stop è piuttosto lungo, circa 5min. Nel frattempo passano una ventina di persone. E il mio treno se ne va. Riparto cercando di tenere a bada le pulsioni di rincorsa. “Gestisciti Gabriele, gestisciti!!” è il mantra. Però davanti a me vedo vagoni di persone e quindi il mantra lo mantrugio un po'. La gamba non è più quella di prima. Sto recuperando, ok, però le sensazioni non sono più le solite. Questo mi suona come primo campanello d’allarme.
Passo del Giogo. Facciamo un paio di km fuori dal bosco, attraversando un bellissimo prato. Alla fine di questo tratto, rientriamo su forestale e giriamo a sinistra, incoraggiati da simpaticissimi volontari armati di campanacci e vari strumenti da confusione.
Primo ristoro (Km18). Ci arriviamo dopo un tratto di discesa. Sull’ultima curva vedo un fotografo e mi viene spontaneo un salto stiloso. Il fotografo ringrazia. Mangio un po' di formaggio, rabbocco il comparto idrico e riparto.
Continuiamo a scendere fino a raggiungere il punto più basso della gara intorno al Km23. Attraversiamo una strada ed iniziamo una lunga salita che ci porterà dai 400m di quel punto fino ai 950m del Km30. Breve tratto di discesa e poi nuovamente salita per passare quota 1000m al Km35. Questo intervallo sarà il mio calvario. Al Km25 la proiezione è sempre di 7h30’, al Km30 la proiezione dice 8h, al Km35 la proiezione dice 9h.
Sulla salita sento le gambe vuote, pesanti. Mi avrebbero fatto molto comodo i bastoncini, ma non li ho con me e ben presto questo diventa motivo di frustrazione. I miei compagni di viaggio prendono il largo. Inizia anche a piovere. Si presentano i primi dolori allo stomaco, ma non sono le ormai note avvisaglie da congestione. Rallento passo e respirazione, cercando di capire la problematica. La situazione peggiora ulteriormente...arrivano anche i crampi ai polpacci, insoliti per me. Situazione decisamente anomala. Il quadro clinico si completa quando inizio a vedere pallini luminosi. Quelli sono il sintomo più importante perché evidenziano un calo zuccherino...eppure io ho mangiato e bevuto regolarmente e come di consueto. Penso alla cena della sera prima ed al mancato carboload. Cominciano a vagare nella mia mente pensieri di ritiro, ma soprattutto prende corpo lo spettro delle 8h50’ che rappresenta il mio Tempo Limite Reale, detto ancheSoglia Leoncini. Andare oltre mi esporrebbe agli sberleffi...sberleffi??? Ragazzi avete idea di quanto mi avrebbe potuto prendere per il culo il Leoncini se ci avessi messo D+ del suo tempo dell’anno precedente? Meglio il ritiro, assolutamente!
Intanto la pioggia diventa per alcuni minuti grandine, salvo poi attestarsi su uno stato di semi-diluvio. E menomale che non avrebbe dovuto piovere...
Mi impongo la calma, mantengo un passo che mi consenta di rimanere lucido e su una frequenza cardiaca regolare. Mangio lo zenzero. Poi inizia il test degli alimenti:
-
Barretta: no!
-
Frutta secca: ni
-
Cioccolata: èèè...èèè...
-
Miele: sììììììììì
La chiave ovviamente sono gli zuccheri, però si tratta di trovare la forma in cui il mio organismo è in grado di accettarli. Ai ristori mangio crostata e un po' di formaggio per reintegrare sali. Ogni 15-20 min do una ciucciatina al miele. Con i Km inizio a sentirne l’effetto benefico sul fisico.
Ora devo continuare a lavorare sulla mente. Ho un flash su come molte volte nei Gran premi di Formula 1, situazioni di gara apparentemente compromesse, possano essere riprese anche negli ultimi giri. L’obiettivo, il segreto sta nel focalizzarsi sull’obiettivo. Essere ripreso dagli altri mi innervosisce e toglie concentrazione. Mi impongo di fregarmene. Il mio obiettivo non è un piazzamento in classifica, ma cercare di tagliare il traguardo in 8h massimo 8h30’. Tutti quelli che mi arriveranno davanti, semplicemente, saranno stati più bravi e quindi merito a loro.
Funziona!
Mi confronto con il GPS e faccio proiezioni circa ogni 15min. Sto recuperando, ce la posso fare. Siamo intorno al Km40 e ritorna la fiducia. La condizione fisica migliora in maniera esponenziale e nel giro di pochiKm ritrovo una corsa addirittura più efficace di quella della prima parte di gara.
Gli ultimi 20Km saranno di puro godimento. La ritrovata condizione fisica influisce molto. Correre quando le gambe girano è bellissimo perché riesci a fare ciò che ti piace, ma è anche vero che correre per più di un Km di lato ad un torrente che sembra uscito da una favola, guadare non so quanti corsi d'acqua bagnandosi fin sopra le caviglie, passare sotto la monumentale “Cascata dell’Abbraccio”...diciamo che è più motivante e stimolante rispetto a correre in città, ecco.
Sulle salite continuo a perdere contatto da due ragazzi bacchettati, salvo recuperarli e staccarli in discesa. Tra questi c’è uno di nero vestito che non sprizza certo simpatia. In salita lo lascio passare tutte le volte: mai un “grazie”, un saluto, mezza parola. Ci sorpassiamo e controsorpassiamo una decina di volte. Alla fine però arriverà dietro...tiè
Al Km54 inizia la parte più divertente in assoluto, un discesone di 3Km che ormai è diventato un fiume di mota. Non fango, proprio mota motosa. Nel centro scorre un piccolo fiumiciattolo, di lato è mota mista a foglie di castagno e qualche sasso. Scendere da lì è un equilibrio di follia e arte nel disegnare traiettorie. Se le gambe stanno bene e la testa pure, il divertimento è garantito. Io ed un altro pazzo ci buttiamo giù come matti e non ho idea del numero di persone che riusciamo a sorpassare (tra cui l’AllBlack).
Finita la discesa motosa, scendiamo ancora 1Km su forestale prima di affrontare l’ultimo guado. Due volontari ci dicono che mancano soltanto 3Km all’arrivo. In realtà saranno 4. Guardo il GPS e mi accorgo che potrei stare addirittura sotto le 8h. Morale altissimo, vista anche la crisi superata. Quella forse rappresenta il più bel risultato della giornata. Comincio a spingere, le gambe stanno bene. In poche centinaia di metri stacco anche il ragazzo con cui avevo condiviso la discesa. Spingo più che posso, ma devo fare il conto con i crampi che tornano. Crampi latenti ovunque, anche nei peli. Cerco di correre su quel sottile equilibrio in cui avverti la puntura dell’acido lattico, ma non gli permetti di invaderti rendendoti un’ameba rantolante che si dimena di lato al sentiero.
I 3Km sono quasi passati, ma ancora non siamo arrivati al campeggio...guardo il tempo e vedo tramontare l'ipotesi di stare sotto le 8h. Peccato. Nel frattempo arriva da dietro un ragazzo che sembra averne un pochino di più. Lo lascio passare. Mi prende cento metri di vantaggio che si porta fino all’arrivo.
Finalmente vedo il campeggio. Una persona lungo il percorso ci incoraggia dicendoci che siamo agli ultimi 500m. Ed è vero. Piove forte, molto forte. Forse fa anche freddo, ma in quel momento non sento niente. Sono ancora nella configurazione iniziale, non ho messo nemmeno il guscio antipioggia. Ultimo strappetto dal campeggio alla Badia, salgo i 4 scalini che ci riportano sul selciato del borgo. Passo davanti al ristorante ed entro nella Badia dove faccio fermare il mio tempo ad 8h7’. Obiettivo raggiunto!!!
Mi mettono in mano una maglietta e soprattutto una birra. Ci chiamano a fare una foto ufficiale post-arrivo. Adesso incomincio ad avere freddo. Vado a fare la doccia. Siamo sotto il diluvio. La doccia è calda, ma fuori è freddo. Mi vesto con tutto quello che ho, ma non basta. Mi fiondo verso il Pasta Party dove trovo i cinque moschettieri della corta. Mangio e bevo come se non ci fosse un domani. Intanto smette di piovere e quindi possiamo tornare verso la zona arrivi per aspettare l’Age.
Arriva anche lui motoso come un cinghiale e taglia il meritato traguardo. Vorrei aspettare anche Salvatore, ma ho freddo e comincia ad essere tardi per me, quindi saluto il resto della truppa e torno verso la macchina.
Finisce così anche questa avventura. Altra bellissima esperienza, altri insegnamenti acquisiti, altro mattoncino messo lì.
Mi porto nel cuore la condivisione di tutto questo con i Survival: lo spirito e la semplicità con cui viviamo certe esperienze.
Mi porto nel cuore la soddisfazione di aver saputo gestire una situazione di difficoltà ed essere stato capace di rimettere in piedi una situazione apparentemente compromessa, centrando l’obiettivo che mi ero prefissato prima della partenza.
Mi porto nel cuore la bellezza di questi boschi con la solita gratitudine e consapevolezza di essere un privilegiato nel poter vivere certe emozioni.
Next Time...
Abbots Way 2019 di Pietro Leoncini
Nel 2016 Bobbio – Pontremoli finisher in 22 ore.
Nel 2017 Pontremoli – Bobbio mi fermai al km 95 per un problema al ginocchio.
Nel 2019 Pontremoli – Bobbio, finalmente arrivato a Bobbio ma come “scopa” in 31 ore.
Negli ultimi mesi ho ripreso ad allenarmi regolarmente, e sono riuscito a finire la Maremontana (65km) sano e salvo. Così decido di contattare Elio, uno degli organizzatori della Abbot’s Way, e chiedergli se ha bisogno di una scopa per tutto il tragitto della gara e cercare di finire quello che non sono riuscito a fare nel 2017. Mi conferma che saremo in tre a fare tutto il percorso e che solo da Bardi dovremo debalisare (levare le fattucce e le frecce che segnalano il percorso).
La gara si corre sabato 28 aprile. Venerdì esco dal lavoro alle 13 e alle 14 prendo il treno per Filattiera. Mi ospita mia nonna, Chiara, che abita lì con mia mio padre, Alvaro. Recupero il pettorare e poi ceno e a letto presto.
Il giorno dopo si parte dal centro del Castello di Pontremoli alle 7 in punto. Sono con Daria, una super atleta di Padova, mamma, infermiera e istruttrice di palestra. Come faccia a fare tutto rimane un mistero per me.
Ci mettiamo in fondo al gruppo. Manca Gigi che partirà con le staffette alle 8:30.
Il percorso è il solito di due anni fa, ma ci confondiamo con le frecce a terra degli anni passati e al km 2 sbagliamo strada. Ci accodiamo a due atleti che cammineranno per la maggior parte del tempo. Daria è una chiacchierona e io un gran ascoltatore. Passiamo i primi 35 km praticamente camminando. A Borgo val di Taro ci fermiamo a mangiare un abbonante piatto di pasta e una birra. Lasciamo andare i due camminatori, tanto li ribecchiamo. Me la prendo comoda. Mi sistemo i calzini, faccio due foto e mi rilasso. Arriva Gigi mentre noi stiamo ripartendo.
Il tratto Borgo / Bardi passa via liscio, tra una chiacchiera e l'altra. A Bardi arriviamo a buoi verso le 21. Al ristoro, mentre mangio e mi cambio, mi assalgono pensieri negativi. Mi vengono in mente infortuni, cadute e il freddo che potrei patire. Mi demoralizzo un po' e decido di mollare. Daria insiste ma accetta la mia decisione. Mi viene in mente Gabriele che spesso quando mi vede cosi mi dice sempre: “sono solo pensieri”. Ok. Non riparto. In tanto mi cambio lo stesso come se dovessi riprendere la gara. Nel frattempo uno dei camminatori si è ritirato, altro è ripartito. Non ho dolori, perché dovrei mollare? Lo posso fare comunque dopo. Cambio idea e riparto. Aspettiamo Gigi.
Alle 22 riprendiamo il servizio scopa io, Daria e Gigi. Da ora in poi dobbiamo pulire il percorso dalla fettucce.
La notte passa tranquilla. Ad ogni check point lasciamo il materiale raccolto. E ripartiamo vuoti.
Sul monte Lama tira vento forte, per fortuna il soccorso alpino ha montato una tenda, cosi ci ripariamo un attimo. Ci sono anche due ritirati.
A Farini (km 95) arriviamo che albeggia. Purtroppo i volontari del ristoro stanno smontando tutto, ma un piatto di pasta ce lo fanno lo stesso. Anche qui diversi ritirati che aspettano di essere recuperati dall'organizzazione.
Da qui in poi il percorso per me è nuovo. Per arrivare alla Sella dei Generali ci spariamo un sentiero lungo 12 km che non molla mai, sempre in leggera salita che non ti permette di correre. Ce la facciamo tutta camminando.
Da Sella dei Generali si scende fino a Coli su sentiero roccioso o asfalto. Il terreno duro inizia a farsi sentire e cosi le miei ginocchia. Non riesco più a correre in discesa, solo in alcuni tratti in piano. Sono in difficoltà. Decido di mollare Daria e Gigi, ed anticiparli finché posso. Tutte le volte che arriviamo ad un ristoro riparto subito.
Gli ultimi chilometri sono una vera tortura per le mie articolazioni.
Arriviamo a Bobbio in 31 ore, senza mai chiudere occhio.
Sono soddisfatto e felice. Tutti ci fanno festa e ci ringraziano per il servizio reso. Ci offro birra a volontà e un passaggio a Piacenza per prendere il treno che mi riporterà a casa
Alla prossima. Pietro.
{rokcomments}
Trail Sacred Forest 50k di Riccardo Ageno
Foto bellissime e un sacco di recensioni positive. Mi faceva venire parecchia voglia di farla questa gara, anche perchè da programma l'anno scorso sarebbe stata un mese esatto dopo al Mugello e un mese va più che bene per recuperare una gara ignorante da 60Km.
Così, a inizio anno, programmai Mugello a fine aprile e Sacred a fine maggio.
SORPRESA! Sacred spostato a sole due settimane dopo del Mugello. Il Mugello era l'obiettivo principale, ma va bene uguale: si farà, un po' stanchi e senza pretese, scaricando bene, ma si farà.
Allora inizia tutta la ricerca dell'albergo, il convincimento del mio fidanzato di trail Salvatore e della squadra per fare la gara con noi. Il posto è bellissimo, vale la pena portarci la famiglia, poi insomma a metà maggio si sta in maglietta la gente va al mare...
Faccio il Mugello in un tempo da lupi, e dopo la gara inizia il controllo del meteo per il Sacred. Nulla: a tre giorni dalla gara tre siti meteo su tre di quelli più affidabili mi danno diluvio universale. Tempo di merda, i bambini farebbero impazzire la madre al chiuso in un paesino di 3 gatti dove non c'è nulla da fare, quindi si procede a disdire l'hotel e io dormirò in campeggio (o in macchina) spendendo pochissimo.
Sabato si parte, io Salvatore e Francesco. Viaggio tranquillo, arriviamo a Badia Prataglia alle 6 di sera e si va subito a montare le tende. Già la salita della strada del campeggio ci dà un assaggio di cosa sono le foreste Casentinesi, della loro bellezza: da un tornante si scorge una delle "Tre cascate", uno spettacolo.
Montiamo le tende, ma predisponiamo le auto per il diluvio notturno che il meteo prevede da dopo mezzanotte. Scendiamo in paese e andiamo a prendere i pettorali: qui troviamo Ivan e Caterina (lui le ha regalato la gara da 14 insieme per anniversario di matrimonio) e l'inossidabile Cristina "Magda". Tante foto, Cristina ci saluta perchè è a cena da amici, noi iniziamo con un aperitivo a base di 6 birre da 66cc in cinque persone. Ovviamente i due ultratrailer (io e Salvo MrB) devono caricare più carboidrati in vista della gara, e quindi bevono di più. A cena il copione non cambierà: decidiamo di seguire i consigli di Gabri (e di qualsiasi libro di scienza alimentare sportiva) di fare un bel carico di carboidrati pre gara. Pizze e birre per tutti, ma poi il gestore a fine pasto ci offre una bottiglia intera di limoncello, e MrB decide di sfruttare la cosa. Tornerà in campeggio abbastanza provato e in tempo 5 secondi inizierà a russare in tenda in stato semicomatoso.
Talmente semicomatoso da non riuscire a essere svegliato quando, di lì a poco, parte il diluvio: io e Francesco si dorme in macchina, MrB non si sveglia e menomale che le tende di Decathlon sono impermeabili. Viene giù il mondo per un'oretta, e insomma non è che si dorma benissimo in macchina. Ma dormo. La mattina alle 6 sveglia, riti vari pre-gara, e si va giù a Badia.
La giornata, a differenza di quello che diceva il meteo, parte meglio del previsto. Dovevamo partire con la pioggia, mentre in cielo un timido sole ogni tanto fa capolino da delle nubi neanche troppo scure. Fa freddo, 4 gradi circa, ma stranamente non lo sento nonostante abbia addosso solo una termica leggera e la maglietta. Ritroviamo Cristina e Giacomo "Sup&Run", la mia lepre che mi ha sfiancato al Mugello. Un prete locale ci benedice e il Sacred Forest da 50Km parte alle 8 spaccate.
La gara parte in salita. Una salita corribile: sto bene, stamattina, a differenza del Mugello che sentivo che qualcosa non era proprio perfetto ( beneficio della cena carboload?), e corro. Non fortissimo come partimmo al mugello con Giacomo, lui parte fortissimo perchè va come le schioppettate, io mi tengo ad un passettino di corsa che mi permette di andare su di buona lena. Però questa, come tante troppe salite della gara, nonostante non sia ripidissima, sembra non finire mai. Dopo un chilometro ancora si sale. Dopo due km, tre, quattro si sale. E io già inizio a capire che non sarà una passeggiata: smetto di correre e inizio ad andare di camminata veloce. Man mano che ci si avvicina ai 1000m di quota si alza un ventaccio ghiaccio che non mi piace, mi da noia addosso, e quando quasi in cresta iniziamo a trovare cumuli di neve, decido che è arrivata l'ora di usare il mio antipioggia come guscio per ripararsi da congestioni ipotermie e robe varie. Ah bene! Ora sì che si corre bene, e oltre tutto dopo la prima salitona inizia una discesa altrettanto lunga e altrettanto corribile. Oggi, stranamente, vado meglio in discesa: sarà che le gambe sono ancora appesantite dal Mugello, ma il mio punto di forza oggi non sembra essere il d+ bensì il d-. Per un non ammortizzato minimalista come me trovare discese corribili su terreno morbido è una goduria, mi diverto e vado giù veramente forte: ne supero tantissimi, e ben presto mi ritrovo a superare anche Giacomo, che mi aveva staccato in salita ma in discesa non riesce a tirare troppo per via di una pubalgia che gli rompe le scatole.
Arrivare dietro a Giacomo e superarlo, vedere che oggi l'andatura la facciamo insieme e non la detta lui, mi da una carica di fiducia assurda. Inizio a tirare, iniziamo a spronarci a vicenda per poter tenere un ritmo che per me va più che bene. Sento che in salita sono stanco e lo lascio andare, ma sulle discese lo riacchiappo sempre, e siccome in questo momento della gara ci sono più discese che salita, per lunghi tratti gli sto davanti. Ma fondamentalmente, procediamo a braccetto. Nel nostro tira e molla si inserisce il mitico Omar Cai "Salatissimo", youtuber che ho scoperto essere un vero e proprio survivalista del trekking. Gli dico che i suoi video sono ganzissimi, e lo sorpasso mentre lui resta quasi stupito che ci sia uno a una gara che l'abbia riconosciuto.
Nello spettacolo della natura del Casentino, il nostro giro scorre alla grandissima. Perdiamo un sacco di tempo per fare un passaggio da un punto dove il fango ha praticamente reso impraticabile una discesa molto ripida che va percorsa in taglio: hanno messo le corde ma tantissima gente è in difficoltà. Io stranamente no, non procedo velocemente ma non scivolo e piano piano guado il fiume e riprendo su un sentiero corribile. Passato questo punto difficoltoso, si corre parecchio ma dopo aver fatto l'ennesima lunga discesa davanti, riparte la salita che porterà fino al terzo ristoro, nonchè unico cancello: la diga di Ridracoli al 24km.
E' forse lo strappo più bastardo di tutta la gara perchè in poco più di 2km si sparano 450m di dislivello. Ed io dopo pochi minuti passati a tenere il passo di Sup&Run e della coppia Omar+Amico, capisco che il loro passo non è il mio e che se voglio evitare di scoppiare come al Mugello è meglio scalare una marcia. Scalo e li lascio andare. La salita è bastarda, non ti molla mai, ma soprattutto comincia a cambiare il tipo di terreno: dalla morbidezza dei sentieri dei primi 20km si passa ad un fondo duro, pietroso, che non piace ai miei 3mm di suola e mi fa stancare ovviamente di più, ma è il mio prezzo da pagare per non farmi più male con l'ammortizzazione, l'ho accettato, lo so, e va bene così.
Quando spunto dall'altra parte del monte, arrivo sul lago artificiale creato dall'imponente diga di Ridracoli. In 2 km di sentiero a gobbe arrivo al ristoro del 24Km in 3ore e mezzo, un tempo ottimo per me anche se ho già messo in conto che la seconda parte di gara sarà più lenta, perchè dei 3000m di dislivello previsti, ce ne sono solo 1200 prima della diga.
Faccio il check point e andiamo dal lato opposto, scendendo degli scalini di cemento. La discesa la faccio camminando, perchè mi metto a mangiare, e nel camminare lentamente osservo da lontano questa imponente opera architettonica. Un muro di cemento alto forse 50-100m che ha completamente bloccato il corso di un fiume, ai suoi piedi ancora blocchi e blocchi di cemento; mi metto a riflettere di come l'egoismo dell'uomo abbia devastato la natura, non vedo il bello della costruzione ma vedo la distruzione di ciò che c'era intorno, e la cosa mi mette un po' di magone.
Oltre a questo, il cielo inizia a diventare nero, e iniziano i primi scrosci di pioggerella leggera, per ora niente di che non mi metto neanche il cappello. Se continua così va bene. Iniziano le salitacce.
La seconda parte della gara è tosta tosta. La prima delle due salite finali è una sequela di pettate a tratti di falsopiano, tutte su terreno roccioso ed instabile. La fatica si fa sentire, ma sono un orologio: bevo sali ogni volta che scocca un quarto d'ora, mangio ogni ora con costanza, e la salgo tutta.
La discesa verso il ristoro dei 35km, che poi è al 37esimo, è una bastardissima sassaiola scivolosa, che mi rallenta, ma nei tratti dove riesco a correre stranamente oggi vado giù forte e supero ancora tanta gente.
Al ristoro sarei tentato di prendere del brodo, perchè nel frattempo il vento freddo ha ricominciato a sferzare, ma ho paura che introdurre cibo caldo in uno stomaco che sta bevendo e mangiando roba fredda senza alcun problema possa far peggio che meglio. Rifiuto ringraziando, carico l'acqua e riparto verso l'ultima salita, la più lunga della gara. In 10km faremo quasi 900m di dislivello, ed oltre tutto in mezzo a questi 10km c'è un tratto di discesa che sembra essere ripidino. Vedremo.
La salita che porta al passo Lupetti o qualcosa del genere è una maledetta bestia. Sale costante su una carrareccia larga in campo aperto. Ed è proprio in quel momento che, nell'avvicinamento ai 1200m d'altezza, parte il temporale. Piove, non fortissimo, ma è il vento freddo a prenderci a schiaffi. Per ora sono caldo, e l'antipioggia fa il suo sporco lavoro, ma inizio a pensare che man mano che saliremo sarà peggio.
La discesa che doveva essere infame, in realtà è stata modificata, perchè troppo pericolosa per le condizioni meteo. Allungheremo di 2km ma su una carrarecciona corribilissima dove recupero un po' e corro quasi sempre. Si va. Finita questa salita, ecco il pezzo più difficile della gara: la salita non sarebbe ripidissima se fosse in condizioni ottimali, ma è uno scivolo di fango, ed in alcuni tratti si deve usare le mani per non andare giù. Siamo in 3: un ragazzo di firenze che mi dice sia la prima volta che prova 50k, un ragazzo emiliano che è arrivato poco dopo di me al Mugello. Ce le diamo, ma su quella salita loro grippano male e vado via. Si monta costanti e, più che ci si avvicina ai 1300 e più io ho freddo. Un freddo che diventa fastidioso non appena scavalliamo il monte ed arriviamo sul crinale esposto al vento. Non va bene, decisione presa: al ristoro mi tappo ancora di più.
In un km di corsa in falsopiano arrivo al 43km, penultimo ristoro. Chiedo ai signori del ristoro se posso cambiarmi sotto al gazebo: via la felpa dallo zaino, mi copro bene e mi rimetto l'antipioggia che come al solito non tradisce mai: l'unica umidità che c'è sotto è quella del mio sudore. Metto pure guanti e sopraguanti: inizio ad avere poco freddo alle mani e prima che diventi noioso o che mi si bagnino troppo, le scaldo. Carico tutto, e riparto per l'ultima salitona verso il monte Crocina, a 1400m d'altezza, punto più alto della gara.
Sono stanco, ma tengo botta. Sull'orologio levo la visualizzazione del dislivello per vedere l'altitudine: voglio monitorare a che punto sono per capire quanto mi manca all'ultimo ristoro dei 48km ma anche alla fine della salita, che sembra non finire mai. La salita al monte Crocina alterna tratti di salita medio ripida ma non impegnativissima a tratti di discese corribili che ti fanno perdere quota. E' tutto un "vai su e poi torna giù". Nel frattempo più si sale e più il vento forte e la pioggia mi fanno capire che ho fatto bene a tapparmi: io sotto sono caldo e addirittura alle mani ho caldo, ma preferisco avere caldo che gelare. Avanzo sulle salite, un po' barcollante a volte per la stanchezza, ma a passo costante ed imperterrito. Mi sento un trattore lento che però va su, sono tornato nella foresta bellissima del primo tratto, però ora c'è la nebbia, e penso: se mi facessero una foto ora forse potrei sembrare uno zombie. La cosa mi fa sorridere, e salgo salgo salgo nel freddo, nella nebbia, nel diluvio che sta diventando sempre più incessante. Non ho freddo, e pregusto la discesa finale, che è praticamente la salita iniziale della gara. Arrivo al ristoro del 49, non mi fermo perchè è iniziata la discesa, ma chiedo ai ragazzi se veramente è finita la salita. La loro risposta positiva mi fa urlare un VI AMO, e parto giù a tutto bordone, per quello che le mie gambe stanche ed il fango copioso mi consentono di fare.
Non esiste più la fatica, vado giù bene. Nonostante sia provato da quella spaccagambe di 10km, il fatto di essere abbondantemente sotto alle 9 ore di previsione mi fa decidere che devo finire col botto. Corro, ne supero uno, due, tre, quattro, una tizia disperata che non sa come scendere, la incito ma le vado via: il terreno morbido fangoso mi fa tirare perchè pur non essendo ammortizzato non devo lavorare troppo di muscoli di piede, e quindi sono sparato. Corro anche quando da discesa diventa falsopiano, corro anche su un paio di salitine leggere che mi dividono da Badia Prataglia, do tutto, ce la fo, ne ho ancora. A 2km dalla fine il terreno si fa più duro, rallento un po', un ragazzo che avevo superato mi supera sui suoi gommoni di 2cm, ma vado giù, voglio finire in meno di 9 ore e sto facendo un km ogni circa 6min, che con le gambe spappolate da un ultra trail ed il fango da OCR è una velocità alta per me. Inizia l'asfalto, una vecchina mi applaude dalla finestra, taglio il traguardo in 8ore e 50 minuti.
Scoprirò che Giacomo è arrivato un'ora prima. Chissenefrega, io sono contentissimo. Volevo finire tra 8 e 9 ore, sono stato sotto di 10 minuti nonostante il terreno molto difficile, nonostante la stanchezza a sole due settimane dal Mugello. La gestione del cibo e delle energie, stavolta, è stata ottimale: come mi ha detto Gabri ogni gara ti insegna qualcosa, e ho preso quello che ho imparato per riuscire a finire al meglio questa, stavolta pur andando spedito, senza problemi di affanno nè crampi come al Mugello. Sono arrivato in fondo arzillo, talmente arzillo che forse avrei potuto correre ancora, talmente arzillo che nonostante il diluvio ormai forte, il vento gelido e i cazziatoni di Francesco che mi accoglie all'arrivo, vado in giro spavaldo senza sentire il freddo. Mi convince a cambiarmi, la doccia la farò in campeggio, e si va a mangiare.
Arriverò tardi a casa da Badia Prataglia, Leonardo dorme già. Stamattina ha trovato la medaglia vicino alla sua tazza della colazione ed era contento matto.