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Cima Tauffi Ligth Trail 2014 di Pietro Leoncini

E’ luglio, e a Fanano si corre il Cima Tauffi Trail. La zona mi piace, siamo nel bel mezzo dell’appennino tosco-emiliano. La gara più lunga è la 60Km con 4000m d+. Io scelgo di iscrivermi al percorso più breve, il Cima Tauffi Light Trail 35Km con 2200m d+.

Assieme a Lara, Alessandro (mio figlio) e Pandora (il nostro cane) decidiamo di andare in roulotte. Chiamo immediatamente il campeggio suggerito dal sito della gara ma mi dicono che i cani non sono ammessi. Cerco subito un’alternativa e la trovo a Montecreto: Campeggio Parco dei Castagni, piccolo ma molto accogliente (http://parcodeicastagni.it/ ). Chiamo e mi confermano la disponibilità di una piazzola e il libero accesso al cane. Perfetto! Si parte di venerdì mattina sul presto. Con molta calma arriviamo al campeggio, sganciamo la roulotte e allestiamo la piazzola. Pranziamo in veranda, al fresco. Nel pomeriggio andiamo a Fanano al ritiro pettorale, ci rilassiamo e aspettiamo il pasta party della sera. Abbondate cena a base di pastasciutta al pomodoro e vino rosso, dopo di che rientriamo al campeggio e ce ne andiamo a letto presto.

 La mattina Alessandro e Pandora se la dormono tutta, mentre Lara mi accompagna in partenza.

 

 

Alle 7 il via. Parto in fondo al gruppo, oggi fa molto caldo, e l’obbiettivo è arrivare indenne in fondo alla gara, cercando di divertirmi il più possibile.

All’inizio del tracciato troviamo una strozzatura che costringe tutti, tranne i primi, a rallentare e camminare. Poco male. Prendo il mio passo e proseguo la lunga salita che porterà fino alla cima del monte Cimone a oltre 2000 metri di altezza. Cerco di bere e mangiare. Socializzo un po' con alcuni concorrenti della 60 km.

Lo strappo finale è veramente duro, ma altrettanto bello e affascinante. Arrivo in vetta, tocco la statua, faccio qualche foto e riparto corricchiando sulla cresta. Spettacolo. Alla mia destra la Toscana e a sinistra l’Emilia.

 

Saranno i panorami, l’adrenalina, o il fatto che in discesa sorpasso diversi concorrenti, fatto sta che mi scordo di bere e mangiare regolarmente e quando al Km22 arrivo al primo ristoro solido/liquido presso Rifugio Taburri, sono in piena crisi di stomaco. L’organizzazione ha allestito un vero e proprio banchetto nuziale, si può trovare veramente di tutto. Dal dolce al salato, dalla birra alla coca, ma purtroppo io non riesco a buttar giù niente, né di liquido né di solido. Inizio ad avere forti crampi allo stomaco. Mi devo sedere in posizione fetale per alleviare il dolore. Concentrandomi, cerco di rilassarmi. Dopo 5/10 minuti il dolore si attenua e riesco a mangiare un po' di crostata. Bevo coca cola, riempio la sacca idrica e riparto.

Di correre per il momento non se ne parla, cammino veloce e faccio fatica a respirare. La crisi non è passata del tutto. Passano i chilometri e avverto anche un leggero fastidio sotto al piede destro. Mi fermo a sostituire i calzini. Ma non cambia nulla. Si sta formando una bella vescica sotto al piede.

Stringo i denti e vado avanti. La discesa è lunga e i piedi mi fanno male. Il percorso mi porta dentro il campeggio vicino a Fanano, quello dove non accettano i cani, da qui mancano poche centinaia di metri.

Vengo passato a tutta velocità da un altro concorrente. Penso che voglia fare lo sprint finale e per scherzo (ma non troppo) m’ingarello con lui nell’ultimo strappetto prima dell’arrivo. Io sto per morire e questo in salita vola al triplo della mia velocità. Ci rimango malissimo. Mi sento veramente una schiappa. La strada spiana. Ultimi 100 metri. Provo a riprenderlo, ma deh, va troppo forte. Proprio mentre inizio a domandarmi cosa ci facesse uno così forte nelle retrovie, lo vedo alzare le braccia al cielo come se avesse vinto una gara. Penso che si stia esaltando per avermi battuto allo sprint. Mi sento importante. Intanto vedo che l’organizzazione gli sta preparando il nastro sulla linea del traguardo, proprio come si fa per i veri vincitori. “Che Ganzi questi della Tauffi Trail!, penso, festeggiano ogni corridore come se fosse il primo”. Allora mi preparo anche io al mio piccolo momento di gloria. Non ho mai buttato a terra quella sottile striscia di nastro. E’ la mia prima volta. Sono emozionato. Mi do una risistemata. Sorrido. Eccomi, bello come il sole, arrivooooo…o quella??? il nastro non c’è!!! Ma come?!?  Non capisco, perché a lui sì e a me no??? Razzisti.

Mi fermo, e prima di andare a portare le mie remore all’organizzazione, faccio arrivare un po' d’ossigeno al cervello. Ragiono. Osservo. Il mio predecessore è circondato da tante persone che lo festeggiano. Mentre continuo a chiedermi del perché “lui sì e io no”, mi arriva all’orecchio la voce dello speaker: ”Complimenti a Matteo Lucchese vincitore della Cima Tauffi Trail”. Boia cane, questo ha fatto 60 km e 4000 d+ nello stesso tempo con cui io ne ho fatti 35 con 2200D+? un mostro!

La classifica ufficiale dirà che Io ho chiuso in 6 ore e 52 minuti, in 61 esima posizione.

Al ristoro finale mangio e bevo l’impossibile, compreso una bella birra offerta dall’organizzazione. E’ l’ora della doccia! Lara e Alessandro sono in piazza che mi aspettano. Vediamo assieme le premiazioni e facciamo ritorno al campeggio. Passiamo una bella serata, in tutta tranquillità, nella nostra roulottina.

La mattina seguente, con molta calma, smontiamo tutto e ripartiamo per casa.

Alla prossima.

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Trail Val di Bisenzio 2014 il mio primo trail di Pietro Leoncini

Quest’anno vorrei correre la Malandrinata 35 km 2600 d+, ma per partecipare a questa gara chiedono, per regolamento di aver già fatto gare trail, ed io sono al momento a zero.

Quindi mi iscrivo al Trail Val di Bisenzio 18,5 km e 950 d+ per fare curriculum.

Sono emozionato in quanto è la mia prima gara in assoluto. Non so veramente che aspettarmi. Ho letto qualcosa sui forum sul trail running, ma sono un pesce fuor d’acqua. Le domande che mi faccio sono molte. La gestione del ritmo, l’alimentazione, l’idratazione, come affrontare le salite e le discese ecc. Queste variabili non sono come quelle delle corse in piano su asfalto. Sei in mezzo al bosco solo e senza alcuna assistenza. Solo uno o due ristori lungo il percorso. Per il resto sei immerso nella natura. Quest’ultimo aspetto però mi piace parecchio, il contatto con la natura mi attira particolarmente.

Raggiungo la zona di partenza vicino Prato, abbinando due cose, gara trail e giretto in moto , tanto la partenza è prevista per le 15. Ritiro il pettorale numero 33, uno dei miei numeri preferiti, la maglia del mio giocatore preferito Larry Bird.

Per l’occasione mi sono fatto prestare un camel bag che usa Enrico, mio fratello, per andare in montain bike, inserisco due barrette e un paio di calzini di riserva, tante volte servissero. In queste gare è obbligatorio portarsi dietro un bicchiere per i ristori e io ne ho comprato uno pieghevole da decathlon.

Alle 15 in punto ci danno il via. Parto tra gli ultimi, ho appena iniziato a correre a gennaio di quest’anno, e sono riuscito a fare 10 km in un’ora appena 2 mesi fa. Corro queste gare solo per il gusto di percorrere su sentieri nuovi e sconosciuti, l’asfalto mi annoia. M’accodo al gruppo e corro dove posso e cammino tutte le salite.

La prima parte è quasi tutta in sottobosco e in salita, al primo ristoro mi fermo a bere e mangiare, ma tutti quelli vicino a me sfrecciano come saette e a malapena rallentano. A me non importa la posizione, mangio frutta e qualche pezzo di crostata.

Riparto e trovo subito un tratto in salita su un sentiero sassoso, mi piace, sembra di risalire un torrente in secca. In cima al colle, inizia una forestale in saliscendi da dove si vede tutta la vallata, corricchio e cammino e mi godo il paesaggio.

Dopo poco inizia la parte centrale, tutta in discesa, molto corribile, ma un piccolo fastidio al ginocchio mi costringe a rallentare. Qualche km più in là il percorso ci porta dentro una cava dove anticamente estraevano ferro. Ormai tutto è abbandonato ma il fascino rimane comunque, chi sa se i cavatori, nei momenti di relax si facevano qualche passeggiata in questi posti magnifici.

Sono al km 15 circa e la gara risale su un sentiero sassoso e parecchio in salita, sono esausto, e il caldo si fa sentire. Trovo alcuni concorrenti in preda a crapi e in forte crisi. Io con il mio passo raggiungo la cima senza grossi problemi e inizio l’ultima discesa sempre su sentiero sassoso, dove è meglio non cadere.

Concludo la corsa in 2:27 al 69esimo posto. Faccio la doccia e mi fiondo sull’abbondante pasta party.

Sono contento, ma la mente va subito alla Malandrinata, prova molto più impegnativa di questa……vedremo.

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Tor des Geants 2011 di Alberto Lazzerini

Tor de Geants, il giro dei giganti 330km 24000mD+ e 24000mD-, il tutto da completare in 150h, basterebbe questo per far capire che tipo di macchina organizzativa ci sta dietro.
Ma è poi così impeccabile questo carrozzone?
Spesso ci ripenso e tante sono le domande che mi faccio, poche le risposte certe a cui riesco ad arrivare.
Però ad una conclusione sono arrivato è solo marketing.

Non fraintendete, la gara è spettacolare i luoghi sono unici, ma a conti fatti è una gara sopravvalutata.

Quando mi sono iscritto io era la seconda edizione, il popolo del trail running fremeva davanti al computer pronto a darsi battaglia per accaparrarsi uno dei 500 pettorali disponibili.

Così per 20' continuo a far ricaricare la pagina delle iscrizioni, il messaggio è sempre lo stesso "le iscrizioni apriranno il... alle...."
Con precisione chirurgica le iscrizioni vengono aperte all'orario previsto, come un malato in crisi batto furiosamente sulla tastiera, nome, cognome, indirizzo........
Carta di credito e....
....invio.
Subito dopo vado alla sezione iscritti ed eccolo lì Alberto Lazzerini iscritto, non so se sono stato il primo o il 12 (primo gruppo di iscritti ufficiali) ma la cosa importante è che sono dentro ora devo solo allenarmi è il 1 febbraio ed ho 7 mesi e mezzo di tempo. ....

Inizia la preparazione al Tor, ho una voglia matta di spaccare il mondo il tempo massimo è di 150 ore per concludere questa endurance, ed io ho una voglia matta di metterne meno di 100, diciamo che il mio sogno sono le 90 ore, così col mio allenatore storico iniziamo una preparazione mirata, ripetute in salita, lunghi, tutto quello che di prassi può essermi utile. Per una gara di questo tipo, la cosa fondamentale è dormire il meno possibile, mantenere una cadenza costate in maniera da accorciare il più possibile i tempi.
Il Tor in realtà diventa massacrante nei primi 100km perché si passano i 3000 metri ben 3 volte e una volta i 3200m si fanno oltre 14000 metri di dislivello sul totale di 24000, questo cosa vuol dire che se ti giochi bene le tue carte sia chi vuol vincere, sia chi vuol provare a fare un tempone, deve trovare i giusti ritmi nei primi 100km. Statisticamente il 95% dei ritirati di questa gara lo fanno nei primi 100km, passati i quali la possibilità diventa molto alta.
Per fare questo, mi sobbarco anche allenamenti assurdi del tipo, 2h di corsa poi pranzo e dopo 10' altri 15km, tutto questo per prepararmi a sopportare lo sforzo fisico.
In questo periodo non riesco ad utilizzare nessun tipo di carbon gel, nessun tipo di integratore, così mi dovrò limitare a mangiare alimenti più classici, come panini e sfruttare i ristori.
La preparazione mi inizia a lasciare dei dubbi in testa, il dislivello che sto facendo in allenamento è troppo poco, le gambe non girano a dovere, ma quello che devo ricordarmi è che in realtà è una gara dove si correre relativamente poco.
i mesi passano, gli allenamenti procedono con regolarità, ormai manca 2 mesi al 11 settembre data del via della gara, decido che se voglio veramente andare forte, devo a metà agosto andare a fare degli allenamenti in quota, così chiappo il telefono e fisso con mio cugino Fabio di andare a trovarlo a Bardonecchia a metà agosto, per fare allenamenti mirati in quota.
Ma quando il diavolo ci mette la coda, gli imprevisti divengono ostacoli, in questo caso l'imprevisto è bellissimo mia moglie è in cinta... mamma che notizia, sono talmente entusiasta che gli allenamenti successivi volano e volo io letteralmente come condizione.
Ma i mesi iniziali di gravidanza per mia moglie sono tosti, non fa altro che rimettere, e benché mangi regolarmente e teoricamente anche troppo abbondantemente, continua a perdere peso, però la cosa fondamentale è che la cucciola all'interno del pancione della mamma cresca senza intoppi, ma visti i problemi di mia moglie, prendo la decisione più ovvia e scontata almeno dal mio punto di vista, niente allenamenti in quota voglio stare accanto a mia moglie e non farla stancare.
Gli allenamenti che sto facendo sono ottimi, le gambe sembra che reagiscano bene, non è dunque detto che abbia così bisogno di andare a fare allenamenti in quota. Ma come sospetto, la mancanza degli allenamenti specifici da fare in quota chiederanno il loro dazio, al momento di affrontare la gara.
Ci siamo preparo i bagagli e mi dirigo verso courmayeur sede della partenza, appena arrivato mi dirigo a ritirare il pettorale e ad effettuare i controlli obbligatori, domani alle 10 inizia il TOR

pbbp

Sono sicuro che andrà alla grande... Mamma come mi sbagliavo...

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Sono all'interno del cancello di partenza, stiamo per partire....

ascolto gli ultimi appelli dagli autoparlanti, saluto gli amici che trovo, ma anche se mi sforzo di essere tranquillo mi rendo conto che qualcosa non quadra, non è solo il fatto di essere arrivato troppo tardi la sera prima, non è solo la pressione della gara, né la paura dell'assenza di ambientamento alla quota, c'è qualcosa che non va lo sento nelle ossa.

Mi sposto sotto il gonfiabile, accanto ai top Runner, voglio partire in prima fila in maniera da poter controllare la prima salita come voglio io.

Ci siamo, 10 9 8 7 6 ..... 2 1 Bang! il colpo di pistola che dà il via alla gara, o almeno è quello che sento io magari hanno semplicemente detto "Via"
La partenza è praticamente una finale dei 100m, tutti partono fin troppo forte e quindi la mia idea di partire a buon ritmo per affrontare con tranquillità la prima salita va a farsi fottere, per di più a complicare il tutto, ci si mette il mio zaino, che dopo nemmeno un km di gara si rompe proprio in uno dei ganci che servono per tenere ancorato il marsupio frontale allo zaino.
Non mi scoraggio, infilo una mano in tasca, estraggo un cordino elasticizzato e con quello fermo il tutto, mentre continuo a correre. Ci siamo iniziano le salite, la prima quella che ci porterà a Col Arp sale in maniera costante fino ai 2300m di quota, per poi impennarsi negli ultimi 250 metri.
Anche se il cielo è coperto il caldo è di quelli pesanti, inizio a sudare più del mio solito, tanto che anche gli occhiali mi iniziano a dare fastidio, a metà della salita trovo una persona e gli chiedo gentilmente se mi può infilare gli occhiali nella tasca posteriore dello zaino, ringrazio per la gentilezza e riparto. Ho una voglia matta di finire questa gara in 90 ore, e se mi riuscisse anche qualcosa meno, così nella mia strategia di gara ho intenzione di tenere un ritmo costante e di dormire il meno possibile.
Col passare dei km inizio però ad avvertire strane sensazioni, perché la fatica è più del preventivato, ai ristori non sto trovando nulla che riesca a soddisfare la mia fame, una montagna di Fontina e salame, poi tanti altri alimenti ma che non puoi mangiare in maniera eccessiva, rischi di buttare fuori giri il motore. Questo però è veramente un problema, perché in questo periodo non posso utilizzare niente che rientri nella famiglia degli integratori classici, carbon gel, barrette etc etc. e di conseguenza anche la scorta alimentare che ho con me, non è così equilibrata per poter reggere un simile sforzo, a tutto questo si aggiunge da parte dei volontari la più grossa fesseria che potessero fare, infatti sia la fontina che il salame invece di essere tagliato e aggiunto sul vassoio di volta in volta, vengono tagliati in quantità industriale così il loro aspetto, col passare delle ore e del caldo è sempre meno invogliante se non addirittura poco rassicurante.

Arrivo alla Thuile siamo a poco meno di 20km di gara, e dopo un primo momento di fatica le gambe hanno iniziato a girare meglio, questo perché (ma ci farò caso dopo) sono tornato sotto i 1500m di quota, mentre la fatica maggiore l’ho proprio patita intorno ai 2570m di altezza.
A la Thuile resto poco il tempo di bere e riempire le borracce, ma col senno di poi, è stato l’ennesimo errore, mi sto fermando troppo poco ai ristori.
Lungo il percorso incontro l’amico Mirko Mottin, che mi scatta alcune foto,

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Mi fa notare che sto tenendo un ritmo molto sostenuto, lo rassicuro che sto andando da programma e che è tutto sotto controllo.
Il tempo inizia a peggiorare, le nuvole stanno diventando sempre più scure e minacciose di pioggia, ma non è un aspetto di cui devo preoccuparmi, quello che mi interessa è che tra pochi km inizieranno altre due salite toste che mi porteranno a Passo Alto 2857m di quota e Col Crosetie a 2829m, nel mezzo una bella discesa ma che non mi farà scendere sotto i 2000m.
Passo Alto si fa sentire nelle mie gambe, l’affanno è sempre più forte, e lo strappo finale in salita prima di scollinare, mi manda segnali poco rassicuranti. Inizia la discesa mio vero punto di forza, così aumento il ritmo e mi diverto pochi km di discesa ma molto divertenti, mentre attacchiamo la nuova salita ecco che inizia a piovere, così sono costretto a fermarmi per indossare la giacca anti pioggia oltre logicamente a coprire lo zaino per impedire che tutto si bagni.
Le ore passano il buio arriva velocemente mentre la pioggia non vuole saperne di fermarsi. La discesa è bella tosta, siamo tornati sotto i 1600m di quota quindi la mia respirazione torna normale, però quello che ho veramente è la fame, lo stomaco è vuoto si contorce, mi arriva una sensazione di spossatezza, ma tra poco arriverò a Valgrisenche dove potrò mangiare fare una doccia e dormire qualche ora.
Sono le 8,30 di sera quando infilo all’interno del tendone dell’organizzazione e recupero la mia sacca con tutto il materiale.
Nell’ordine ho intenzione di fare una doccia cambiarmi completamente, cenare e dormire 2 ore, ma quando arrivo a tavola lo stomaco è chiuso, riesco con molta fatica a mandar giù un po’ di pasta al ragù, così abbastanza demoralizzato mi infilo a letto, dopo un po’ apro gli occhi, sono convinto di aver dormito poco più di un’ora, ma quando guardo l’orologio mi accorgo che sono l’una di notte, maremma maiala impestata ho dormito 4h, troppo caxxo caxxo, mi infilo le scarpe comunico che riparto e via sotto la pioggia battente, l’intensità dell’acqua aumenta di minuto in minuto, alcuni amici anche se sono le 3 di notte mi chiamano domandandomi se è tutto regolare, visto che hanno notato il mio ritardo nell’uscire dal cancello orario.
Per fortuna la salita che mi porta a Col Fenetre è morbida quindi posso aumentare il ritmo, per di più col sorgere del sole smette anche di piovere, quindi posso provare a recuperare il tempo perso. Quello che però dimentico di ricordarmi, è che sono sopra quota 2000m, e la quota inizia a darmi fastidio. Col Fenetre è alto 2854m e gli ultimi 300m salgono di brutto.
Ma sono troppo preso dal ritardo accumulato per rendermi conto, che sto bruciando più energie del dovuto, via via che i km passano devo fermarmi sempre più spesso, devo rallentare e riprendere fiato.
Il problema è che sono talmente poco lucido, che non solo sono finito in riserva, ma sto anche impedendo ai miei polmoni, visto che tendo a chiudermi a panino, di lavorare a pieni regimi e quindi incamerare più aria possibile.
La discesa anche se torniamo intorno ai 1600m di quota non mi aiuta a recuperare, la stanchezza aumenta, ora inizio ad avere problemi di nausea, all’ennesimo ristoro avrei voglia di infamarli tutti nel vedere ancora la fontina, ma mi limito a prendere del brodo caldo con la pastina.

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Capisco gli sponsor capisco che hanno sganciato soldi per questo evento, ma perché non capire che questi non sono alimenti corretti per sopportate questi sforzi.
Sta per iniziare l’ascesa alle due cime più alte di tutto il Tor, Col Entrelor con i suoi 3002m e il maestoso Col lo Son con i suoi 3299m, la prima parte della salita al Col Entrelor, è semplice e non crea problemi, se non per il fatto che le mie gambe non vogliono rispondere ai miei comandamenti, così se pur mantenendo un buon ritmo di spinta mi vedo costretto a camminare il più possibile. Ogni passo la cosa peggiora non riesco a fare più di 100/150m che devo fermarmi per riprendere fiato, ma ogni volta è sempre peggio l’affanno aumenta, e con questo il mio morale cala sotto i tacchi. Non sono ancora a 100km e sono in evidente stato di crisi.
La discesa mi rincuora un po’ ma il ritmo tenuto per i miei canoni di discesista è patetico. Inizia l’ennesima salita ma è anche inframmezzato da un lungo falso piano, ma non serve a nulla non riesco proprio a correre, l’affanno è sempre maggiore, praticamente cammino 10m e poi mi fermo, il morale è sotto i tacchi, inizio a pensare, dove ho sbagliato, la preparazione? L’alimentazione? Il mancato adattamento alla quota?, non riesco ad essere lucido, ma sicuramente sto sbagliando in questo momento volendo capire dove e perché ho sbagliato, invece dovrei restare concentrato e provare a recuperare ma soprattutto superare questa crisi.
Gli ultimi 300m di dislivello si fanno in poche centinaia di metri, ma le gambe non rispondono è un calvario, ad ogni passo, i muscoli si lamentano, mi raggiungono via via gli altri concorrenti che mi superano e nel giro di pochi metri spariscono.
Ecco sono in cima, non devo fare altro che fare il piccolo sentiero molto stretto e poi inizierà la discesa fino a Cogne, dove potrò recuperare e decidere cosa fare. Il sentiero è stretto il rischio di volare di sotto è molto forte, il mio senso dell’equilibrio ne sta risentendo non sono tranquillo, un passo alla volta, un piede dietro l’altro ed ecco che il tratto pericolo è alle spalle. Ora inizia la discesa potrò recuperare, posso muovere le gambe e respirare. Subito dopo il dente che mi aprirà la vista sulla vallata di Cogne, ti trovo 12 alpinisti del soccorso alpino, che ridono e scherzano, mi guardano e mi fanno tutto ok? Io li guardo gli dico si tutto ok, un po’ di nausea ma come scendo vedrai mi passa. Ricevo la stessa analisi da parte degli alpinisti, ma mentre scendo penso, ma maremma maiala, che ca**o ci fate a 150 metri dal punto più rischioso? Per di più in 12, almeno facendo dei turni mandate due persone che stiano una al di qua e una al di là del punto pericoloso.
Mentre scendo matura sempre di più la convinzione di ritirarmi, la discesa è un calvario la sensazione di nausea non migliora, le gambe sono sempre più molli. Sono a non più di 100 metri al rifugio sella un tratto di sentiero facile facile e molto pulito, barcollo inciampo nei miei stessi piedi, cado sbatto violentemente il ginocchio contro la pietra delle Alpi. Mi rialzo, sono completamente demoralizzato, inizio a camminare, prendo il cellulare e chiamo mio Padre, gli dico che non sto troppo bene e che quindi a Cogne mi ritiro, mi rincuora anche se ho 38 anni e tanta esperienza, le sue parole sono roccia a cui aggrapparmi, scendo sempre più lentamente sono ormai a Cogne sono le 9 di sera per fare 102 km ho impiegato 31 ore, ho deciso mi fermo basta, non ne posso più. Comunico la mia decisione, prendo la sacca e monto sul pullman che mi riporta a Courmayeur, la testa gira come una trottola, arrivo in albergo faccio la doccia mi vesto e provo ad andare a mangiare nell’unica pizzeria che alle 23 mi permette di mangiare una pizza.
Non riesco a finire nemmeno la pizza, la mia testa è un misto di rabbia e delusione, torno in albergo e mi infilo a letto, dormo malissimo le ossa mi dolgono la nausea è forte.
La mattina dopo mi alzo vado in paese, mi sento fiacco ma sto un po’ meglio. Trovo tanti ritirati, qualcuno lo conosco, ci salutiamo e ci scambiamo le nostre valutazioni. Dopo pranzo con molta calma monto in macchina e parto alla volta di Firenze.
Per una settimana ho continuato ad avere disturbi di stomaco e di pressione, no non sarei mai arrivato alla fine, la mia decisione di ritirarmi è stata quella giusta.
Quella che invece sarà la mia decisione sbagliata è quella che farò nelle settimane successive, e cioè dar retta a quegli amici che mi dicevano di limitarmi a fare solo uscite lunghe di non considerare certi allenamenti ma solo di fare dislivello e di camminare in salita.
Questa scelta mi ha condizionato ben 3 anni perché seguendo questa strada ho perso gli stimoli, sono peggiorato nei ritmi e nelle gare ho perso posizioni nelle classifiche.
In parte mi sono ripreso con la CCC del 2012, ma solo da gennaio 2013 in vista della WS ho iniziato a ritrovarmi.
Ora posso dire che in occasione dell’Ultra Trail del Mugello e quel 28° posto finale in classifica sono tornato ai miei livelli.
Non mi interessa vincere, non mi interessa nemmeno la classifica in sé e per sé, ma fare le gare al meglio delle mie possibilità e delle mi potenzialità questo sì.

ken6

Ps. Solo dopo il mio ritiro, ho scoperto che quelle merde dei miei amici avevano scommesso su quale km mi sarei ritirato…

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