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Ultra Trail del Mugello 2017 di Filippo Carloni

ULTRA TRAIL DEL MUGELLO 2017

Dopo il challange dei monti Pisani conclusosi il 19 marzo, dovevo pensare ad un'altra gara da preparare e sotto consiglio del coach Bussino decisi di iscrivermi e di iniziare la preparazione per l' UTM...avevo poco più di un mese e non persi tempo, iniziai le bussino's sedute x arrivare nel migliore dei modi all'appuntamento. Nn saltai nessuno allenamento mi sentivo in forma le gambe giravano, gli allenamenti erano tosti ma la mia testa ancor di più ero pronto, ero carico come una mina...ma la legge di murphy è sempre dietro l'angolo e come accadde un anno prima al TMP nella settimana prima della gara mi venne la febbre...avoglia di prendere integratori x aumentare le difese immunitarie, quando la becchi la becchi...mi durò un giorno solamente e li per li pensai di poterla smaltire facilmente nei giorni a venire, ma nn fu così...mi sentivo stanco spossato nn avevo appetito,

avevo preso proprio un diavolo di virus che nn se ne voleva andare...la dissenteria fu 

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l'apice...nella settimana dell' UTM mi allenai 3 volte ma tutte e tre furono veramente devastanti nonostante il ritmo fosse di scarico...ma ormai la domenica era alle porte e dovevo arrivarci concentrato e carico...così chiamai Alberto e ci incontrammo per pianificare la strategia di gara visto che lui l'aveva già fatto due anni prima...

Senza titolo 3Fortunatamente mio cognato e mia cognata decisero di accompagnarmi e così trovai tre posti letto in una sorta di baita vicino a moscheta. Arrivammo il sabato pomeriggio e dopo aver ritirato pettorale e pacco gara ci sistemammo nel b&b dove trovai cinque ragazzi venuti dal Salento x partecipare al trail. I proprietari del b&b erano persone gentili e alla mano e dopo averci acceso il forno in muratura ci fecero preparare delle belle pizze al farro, la serata fu divertente e piacevole e subito dopo andai a letto, la partenza era alle sei da Moscheta e la colazione alle 04.30, perciò tutti a nanna!!!Senza titolo 4

La mattina faceva abbastanza freddo 2 gradi scarsi, feci una bella colazione e con Francesco (cognato), il quale si era gentilmente offerto di accompagnarci, andammo alla partenza..arrivati a Moscheta piccolo riscaldamento per affrontare la prima salita e via dietro la linea dello start...268 partenti, perlomeno prima del via ci scaldavamo a vicenda tutti ammucchiati...

Senza titolo 6La tabella di marcia prevedeva di fare 9km/h per chiudere la gara in 06h30m, così mi piazzai subito nelle prime posizioni per nn rimanere imbottigliato...tornassi indietro mi sarei messo volentieri i guanti perché arrivato al primo ristoro feci fatica ad aprire le borracce...bevevo e mangiavo costantemente come avevo programmato, nei primi 30km tutto andava per il verso giusto, il paesaggio era spettacolare, i crinali incantati... correvo nn avevo risentimenti se nn un dolorino al polpaccio ma niente di che, mi alternai per diversi km con un ragazzo...poi al 36imo km e 4 ore di gara arrivai al ristoro Capanne Marcone, ricaricai le tasche di carbogel e barrette, riempii le borracce e ripartii...da li in poi dovevo fare 10km sali scendi per poi affrontare la discesa fino alla valle dell inferno...ma la crisi mi assalì, una stanchezza che nn mi faceva girare le gambe come volevo, le persone mi superavano ed io nn sapevo come fare nn c'era versi, nn riuscivo a sbloccarmi...i postumi della febbre iniziavano a farsi sentire.Senza titolo 5

Intorno al 42imo km mi sorpasso' la Follador e dietro lei un altra ragazza, allora cercai di stargli dietro e ci riuscii ma x tre km dopodiché mi fermai...cavolo se ero incazzato cavolo se mi giravano ma nn dovevo perdere la lucidità, così decisi di ripartire piano piano e fortunatamente al 48imo km le gambe ripresero discretamente e feci tre km in discesa ad un buon ritmo...poi nuovamente il crollo, la discesa verso la valle dell inferno sembrava nn finisse mai e le persone che mi passavano pure finalmente arrivai al guado finale dove sorpassai una ragazza della 23km mezzandola praticamente tutta mancavano solamente tre km e
300d+ .

Senza titolo 7Dietro di me arrivò un ragazzo anche lui x la 60km e vidi che era in difficoltà come me ma mi voleva passare a tutti i costi..pensai tra me e me "anche lui no!!! Cazzo" così con le miei ultime riserve di energia e giocando psicologicamente feci una tirata mostruosa x due km, tutti a corsa con lui dietro fino a che nn gli sparii dietro un costone...l'effetto fu quello da me sperato e il ragazzo mollò del tutto...arrivai al traguardo che fisicamente non ero eccessivamente sbriciolato 7h28m 26imo...avevo l'amaro in bocca per non esser riuscito a spingere come avrei voluto ma allo stesso tempo ero contento di esser riuscito a gestirmi al meglio così da nn rischiare poi un recupero più lento nei i giorni successivi.

È stata una bella esperienza visto che era la mia prima 60km, ad oggi sinceramente nn ho ancora smaltito la delusione di nn esser riuscito a fare quello che avevo preventivato, la preparazione il sacrificio erano stati elevati E chi prepara queste gare sà benissimo di cosa sto parlando, ma gli intoppi ci sono e ci saranno sempre.

Per quanto riguarda l'organizzazione è stata una gara ben gestita con ristori ricchi di cibo e persone disponibilissime, l'unica pecca sono state le docce all'aperto riparate da un misero telo ombreggiante e il fatto di aver aspettato mezz'ora in fila x mangiare, poi x il resto è stato spettacolare.

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The Abbots Way 2017 di Pietro Leoncini

Dopo la bellissima esperienza del 2016 ho deciso di riprovare l’Abbots Way anche nel 2017. Quest’anno il percorso partirà da Pontremoli e finirà a Bobbio, il percorso sarà il contrario rispetto all’anno passato.

Anche Gabriele si è iscritto, e per lui sarà la prima volta che correrà una gara così lunga.

Sabato 29 partiamo da Pisa nel primo pomeriggio direzione Filattiera, lasciamo le valige a casa di mia nonna Chiara novantaseienne (96), lava stira e comanda come una quarantenne, e assieme ad Alvaro (mio padre) andiamo a Pontremoli al ritiro pettorali e relativo briefing. Ci forniscono di un rilevatore gps cosi i nostri amici potranno seguire il live della gara. Andiamo a cena in pizzeria da Angelo e dopo una bella abbuffata ce ne andiamo a letto presto. Dormo poco, molto probabilmente il cambio del letto e la tensione pre-gara.

La mattina facciamo un’abbondante colazione e poi ci facciamo portare da Alvaro alla partenza. Carichiamo le borse sui furgoni dell’organizzazione e aspettiamo con ansia lo start.

Alle 7 precise il via. Come sempre molti iniziano a razzo. Al contrario la mia tattica di gara sarà di stare tranquillo almeno fino a Bardi (65km), che spero di raggiungere in 10 ore.

Il primo tratto è quasi tutto asfalto un po' noioso, la salita è regolare e l’attenzione può essere rivolta ai bei panorami che ci offre il percorso, anzichè a dove mettere i piedi. Pontremoli è sotto di noi e dietro di essa si vedono gli Appennini. Gabriele a volte allunga un po' per poi aspettarmi facendo foto e video, oppure per aggiornare casa via whatsapp.

Arriviamo a Cervara al primo ristoro solido dopo 12 km e trovo solo fette biscottate e the. Iniziamo male. Per fortuna ho la torta di riso fatta della Chiara, e me ne mangio un bel pezzo e riparto con le borracce piene d’acqua. Da qui parte una forestale in mezzo al bosco che ci porta a Lago Verde, da li via single track verso il Passo del Borgallo (22km), qui c’è un altro ristoro, un po' meglio fornito. Non mi fermo molto, sto bene e ho voglia di correre, quindi agguanto una banana e un biscotto, rifaccio acqua alle borracce e riparto di slancio. Mangio e corro. Finito lo spuntino aumento il ritmo e mi fiondo in discesa sul sentiero 843 direzione Valdena (26 km). Lungo il percorso Pietro e Luisella assieme ad Alvaro e Tisbe fanno il tifo per noi. Li ritroveremo spesso lungo tutto il tratto Borgo/Bardi. Raggiungiamo Borgo Val di Taro (33km) in 4 ore 5 minuti. Ottimo tempo. Ma anche qui il ristoro è sotto le mie aspettative, e la cosa mi sta iniziando a dar fastidio. La focaccia è finita ma nessuno si preoccupa di rimetterla sul tavolo, l’acqua naturale idem. Li affianco in terra a pochi metri ci sono le casse con bottiglie, nessuno di preoccupa di aprirle e metterle a disposizione degli atleti. Mangio un pezzo di formaggio e chiedo dell’acqua naturale, nel frattempo ne bevo di gassata. Finalmente un volontario di prodiga per rifornirci del necessario, e posso riempire le borracce. Ringrazio e riparto. Dovevo prevedere questa eventualità e portarmi nello zaino qualcosa di diverso dalle solite barrette energetiche poco gustose. A livello psicologico non aiutano a colmare il senso di fame che ho. Ora capisco perché molti corridori hanno zaini strabordanti di cibo di vario genere. Meno male che per ora ho ancora la torta della mia nonnina.

Dopo qualche km di asfalto sulla ciclabile lungo fiume comincia un tratto in forte salita. Il caldo si fa sentire e lungo il sentiero troviamo un ragazzo in grosse difficoltà, forse un colpo di calore, ha già due persone a torno e noi non ci fermiamo. Sono spesso costretto a richiamare Gabriele che vorrebbe andare più forte, ma per non farmi trascinare dal suo ritmo gli chiedo “gentilmente” di starmi dietro. Si chiacchiera a tratti, e ci zittiamo appena capiamo che uno dei due è in crisi.

Incrociamo un paio di volte Pietro, Luisella, Alvaro e Tisbe che ci fanno un tifo da stadio.

I km scorrono veloci, l’ennesimo ristoro mi delude, la torta di riso ormai è finita e mi devo accontentare delle barrette energetiche…..che sono utilissime, ma come gusto fanno pena. Il mio morale sta vacillando. Muscolarmente sto bene, non ho problemi di vesciche ai piedi, ma la testa fa’ brutti ragionamenti. Non vedo l’ora di essere a Bardi per mangiare un bel piatto di pasta o minestra con un quintale di formaggio grattugiato sopra.

Passiamo Osacca(49km) e il nostro ritmo è sempre buono, a volte veniamo passati e a volte siamo noi a passare altri concorrenti. Arriviamo ai piedi di Bardi e trovo Pietro sulla mulattiera che ci riprende con il cellulare. La salita non scherza, e sono in pieno sforzo fisico. Ci sono anche Alvaro, Luisella e Tisbe che ci incoraggiano. Sono le 16:30 circa. Abbiamo fatto 65 km in 9 ore e mezzo. Come da programma e se ci sbrighiamo prima della 10 ore di gara potremmo ripartire.

Entriamo nel salone del ristoro e del cambio abiti, velocemente recupero la mia borsa e mi sistemo subito i piedi mangiando altra torta di riso che avevo messo appositamente nello zaino di appoggio li a Bardi. Mi cambio la maglietta e preparo i vestiti per la notte da mettere nello zaino da gara. Regna un po' di confusione tra i tavoli, ed io non sono molto lucido. Chiedo cosa si può mangiare. Mi risponde gentilmente una volontaria, uscendo dalla cucina, che posso mangiare minestra con verdure, minestra con verdure e riso. Ottimo. Scelgo la seconda e chiedo del formaggio grattato………niente formaggio mi dicono. Ma come? Nemmeno il formaggio per la minestra?!?! L’anno scorso ricordo benissimo che c’era, mi chiedo perché oggi no. Ecco, sembrerà banale ed sciocco, ma per questa storia del formaggio grattato, la mia testa subisce un brutto colpo. Divento triste. Non sono molto contento e il viaggio che mi ero aspettato e che mi ero immaginato in questo ultimo anno, nella realtà lo sto vivendo in modo differente. La colpa di tutto questo è sicuramente mia. Vedo in torno a me atleti sorridenti e felici di essere qui. Io invece con questo discorso dei ristori sopravvalutati sto accusando un po' troppo l’aspetto emotivo. Prima di uscire carico lo zaino con gli indumenti necessari per la notte e mi prendo altri pezzi di torta della Chiara.

Riusciamo comunque a ripartire per le 17. Ora ci aspetta il monte Lama, la vetta più alta del percorso, 1345 metri slm e una tappa di 30 km per arrivare a Farini. Usciamo dal paese e subito il sentiero sale costantemente. Caliamo un po' il ritmo. L’obbiettivo delle 20 ore sembra sempre più lontano, ma pazienza. I paesaggi sono meravigliosi e gli scorci sugli appennini ci rincuorano dalle fatiche che stiamo facendo. Un paio di volte perdiamo la strada ma prontamente, e direi per fortuna, alcuni corridori dietro di noi ci avvisano dell’errore. Non vorrei essere nei panni di chi percorrerà questo tratto di notte.

Siamo nei pressi del monte Lama e subito dopo la croce inizia un discesone che terminerà a Bruzzi. I km scorrono sotto i nostri piedi ma i miei pensieri non sono solidi come i miei passi. Spesso sbuffo e mi sento annoiato. Anche la torta di riso inizia a stufarmi, è da stamattina che la mangio alternandola con i gel e le barrette.

Fa buoi e ci fermiamo per indossare la frontale. Il ritmo rallenta ulteriormente e il sentiero sassoso non aiuta. Le piante dei piedi fanno male. Forse a Bardi avrei dovuto indossare le Hoka, scarpe molto più protettive delle New Balance.

Nel lungo tratto in discesa inizia a farmi male anche il lato sinistro del piede sinistro, strano mai successo una cosa del genere. Manca 2 km a Farini (95km) e imbocchiamo il tratto in asfalto che precede il paese e il dolore aumenta d’intensità tale da impedirmi quasi di camminare. Comunico a Gabriele la mia intenzione di ritirarmi dalla gara. Non sono molto in me. Sento che risponde ma sinceramente non capisco che dica. Voglio solo finirla li. Ho altre due gare in programma e non vorrei rovinarle per portare a termine questa a tutti costi. Entro dentro il locale adibito a ristoro e vedo altri ritirati, magra consolazione, comunico il mio ritiro al responsabile, il quale avvisa immediatamente il direttore di gara e chiede d’inviare un mezzo per il trasposto a Bobbio.

Sono sollevato. Mi rilasso mangiando un piatto di pasta in bianco. Sul tavolo c’è quel maledetto formaggio che tanto mi è mancato, ce ne metto una quintalata. Mangio e bevo birra di gusto. Il dolore al piede scompare come d’incanto. Il morale si riprende e scherzo con i volontari come a mio solito. Quasi quasi mi vien voglia di ripartire. Nel frattempo Gabriele mi comunica che ha un indurimento al polpaccio. Fuori è buoi e fa freddo, ci sanno 6/7 gradi. Mancano 28 km e 750 metri d+. E se poi in cima alla Sella dei Generali mi riprende il dolore di prima? E’già un’ora che siamo fermi. No basta la mia, la nostra, Abbots Way finisce qui.

Ringrazio come al solito Gabriele per la grande compagnia.

Alvaro, Tisbe, Pietro e Luisella per il tifo che ci hanno fatto.

La mia super nonna Chiara per l’ospitalità e la miracolosa torta di riso che mi ha portato al km 95.

Alla prossima.

Ps.: ad una settimana dalla gara ho ancora un gran senso d’incompiuto. Mi sa che il prossimo anno………….

Qui di seguito le tracce

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https://connect.garmin.com/modern/activity/1710504261

 

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Capraia Wild Trail 2014 di mb70

E' il ricordo indelebile del mio primo Trail

Capraia Wild Trail 2014. Definita una SKYRACE a livello del mare. 20km con D+ 800.

Gennaio.
A inizio di questo anno nella mia nuova dimensione di aspirante runner mi ritrovo a fare la lista dei miei desideri. Un TRAIL ecco, quasi quasi, vorrei provarlo come runner devo ancora nascere e mi sembra sbagliato privarsi di nuove esperienze e relegarsi con pregiudizio esclusivamente alle corse su strada. Dopo aver consultato il Santo Patrono degli ignoranti (chi non conosce San Google ?) ne trovo uno interessante Capraia Wild Trail.

Vedo il sito e le immagini per capire di cosa si tratta. Partenza da Livorno il 5/4 pernottamento e gara il 6/4 con ritorno. Potrei portare la famiglia e unire una vacanza alla corsa, mi fa piacere coinvolgere le mie figlie nell’atmosfera e subito il pensiero mi rimanda alla foto del traguardo insieme a loro. E’ destino che le mie prime volte accadano in provincia di Livorno.
Prenoto fra i primi e faccio bene i 200 posti sono subito esauriti e poi allargati a 300. Bene è inizio anno e aprile è lontano non ci resta che attendere intanto corro per costruirmi.

Aprile.
Fra frizzi, lazzi e km (500 da inizio anno) arriva la vigilia ma la sorpresa è sempre dietro l’angolo. La figlia maggiore giovedì notte con 39 di febbre. Passo la mattinata di venerdì a capire come congelare l’iscrizione ma non è possibile o perdo la corsa e i soldi o perdo i soldi ma corro! Complice (sempre) la moglie decido per correre e magari coinvolgere amico con figlio o altro amico runner. La giornata di venerdì passa fra telefonate ai bravi Cristina e Simone organizzatori del trail, messaggi agli amici e annunci su RF. Venerdì sera la febbre diminuisce e la pediatra parla di un virus transitorio da far passare così. Prepariamo i bagagli per tutti, rimandiamo la decisione al briefing prepartenza del sabato mattina alle 5 e buonanotte.

Sabato 5/4
Ho dormito poco, la notte mi sembrava quasi un ostacolo e tanto ho sperato di poter contare sulla presenza di tutti. Alle 5.10 impietoso sveglio le bimbe, con sorpresa la più grande scatta e si alza dal letto...è fresca come una rosa. Il sorriso mi si stampa sul viso e siamo già sul traghetto che abbandoniamo il continente. Il primo sprint è fatto!

Sulla nave capisco subito che sarà un’esperienza speciale, una festosa invasione di runners e famiglie sta arrivando su un isola che conta di inverno 100 abitanti. Mi guardo intorno l’atmosfera mi piace, ci sono tantissimi appassionati trail che viaggiano con i loro inseparabili trofei. Dalla maglietta della 100km del Passatore alla borsa dei 100km nel Sahara passando per il Lavaredo Ultra Trail. Li osservo e sono suggestionato dall’immaginazione di quelle imprese.

Il sabato sull’isola scorre veloce tra il pranzo e il Capraia Child Trail.

Qui la figlia più piccola si iscrive e riceve il suo primo pettorale n.34 e corriamo insieme per 1,8 km con una bella salitina inclusa. La bimba taglia il traguardo fra gli applausi di tutti, foto di rito e due bicchieri di aranciata al ristoro, la prima è fatta penso con il più classico orgoglio del genitore!

La sera il dopocena prevede la premiazione dei bimbi e un briefing pregara. Bellissima la premiazione (parla sempre il genitore orgoglioso), altrettanto carino il briefing dove Simone raccomanda a tutti massima prudenza perché in caso di incidente i recuperi sono molto difficili. Insomma vi risparmio i dettagli ma alla fine del briefing le mie figlie mi hanno guardato con gli occhi sgranati e hanno detto all’unisono “Papà stai attento!!”. La moglie non ha detto nulla (aveva quel tipico sguardo di chi vuole rassicurare ostentando noncuranza...pessima attrice). E io? Niente, tutto normale è una corsa partecipano runners di tutte le età e io non sono un atleta che corre per vincere. Ero ancora speranzoso di fare un Lungo Lento e godermela. A nanna.

Domenica 6/4
Sveglia per una colazione carboproteica, un caffè con miele, pitstop e giù in strada.

La temperatura non è fresca penso sarà una mite giornata primaverile e che sentiremo un po’ il caldo. Mi avvio da solo la famiglia arriverà per la partenza delle 9. Alle 8.15 chiamata del pettorale e verifica del materiale obbligatorio. Subito dopo inizio un accurato warmup non tralascio un minimo di stretching e tranquillo penso che per me tutto questo è già frutto dell’esperienza (fra competitive e non questo è il mio 4° traguardo).

Tutti dietro la linea e il gonfiabile, amplificatori al massimo con le note dei Blues Brother e AC/DC, mani in alto e l’adrenalina sale, si balla sul posto. Via !! Saluto la famiglia sfilando (si faccio proprio lo scemo per la gioia delle bimbe che possono dire ancora una volta che sono come un bambino!) e corro.

La corsa
Come avrete capito ignoravo cosa fosse una skyrace. Non dovevo fare tempi da pb, non mi ero mai allenato per queste gare, penso di godermela e di fare un lungo lento. Già ma quanto tempo correrò? Non conoscevo la risposta e ho fatto finta di non chiedermelo. Si corre per il paese il gps mostra per mia scelta solo i bpm, obiettivo non farli schizzare in alto questa sarà la condotta di gara. Dopo il paese ci ritroviamo subito sullo sterrato e poi dopo pochissimo si presenta

LA GARA
Massi, rocce e pietroni uno dietro l’altro, in fila si rallenta e chi è davanti di fatto ti impedisce di vedere dove metti il piede. La macchia fittissima copre i massi ogni appoggio è una lotteria. Penso che dovrò arrivare all’arrivo con le mie caviglie e un po’ mi preoccupo. Quando si può si corricchia saltando da una pietra e l’altra, a volo con grande attenzione mentre sono in linea scatto qualche foto alla “come viene viene” poi rimetto nel taschino dello zaino, le mani devono essere libere in caso di caduta.

Si attraversa un rigagnolo poi discese e salite sempre stesso fondo. Di quel po’ che sapevo avevo ben presente il muro fra il 9° e il 10° KM, un dislivello di 300 mt e passa in meno di un km.

Sentiero ZERO, parete rocciosa levigata, inizio a spingere con le mani sulle ginocchia quando supero i massi, mi trovo bene, sarà il mio “stile”? La salita è faticosa ma il mio passo mi porta a staccare e superare alcuni compagni di viaggio, in fin dei conti mi sento bene. Siamo a Sud, senza illudermi penso che la maggior salita è terminata e proseguo.
Probabilmente la stanchezza mi confonde e non ricordo di preciso la sequenza dei passaggi e dei paesaggi ma da solo e di seguito vedo sul versante Ovest l’Elba e la Corsica vicina ed enorme.

Passaggi mozzafiato esposti sul dirupo (io fino ad oggi non riesco ad affacciarmi dal terzo piano di casa e che ho pure abitato per trenta anni...), penso a correre piano e a non inciampare.

Di seguito si arriva ad uno stagno, mi rilasso alla visione meno aspra del paesaggio, dentro di me sorge la convinzione che il peggio è passato ma è un grosso errore. Sono stanco, 12,5 km in 2h30’, capisco che sarà una gran fatica da portare a termine in 4 ore, continuo a bere e amministro le sole due enervitene che pensavo mi bastassero.

Corro quando posso ma le pietre e il sentiero non me lo permettono. Inizia a raggiungermi e superarmi due ragazze una prima poi poco dopo un’altra, non erano di quelle staccate in precedenza e penso vedendole così agili che hanno impostato una gara con partenza ancora più lenta.

Sono arrivato al 15°, senza dubbio penso di essere stanco se non ho nemmeno la lucidità di ricordarmi la distanza esatta del percorso. Comunque 19 o 20 inizio a farmi forza pensando che sono distanze da riscaldamento. Ah, la strada, si dicevo la strada non c’è ma ora è peggio. Mi tocca scendere in un canale dove affiorano massi e sopra i massi c’è ovviamente il muschio. Ora capisco quando dicevano percorso tecnico a cosa alludevano!
Non si può correre, non si può camminare, non si può saltare. Qual’è la domanda che mi sono fatto...?
Ok indovinata : “come cxxxo scendo?”
Piano, usando anche le mani, scendo in questo lungo canale. La discesa non è facile preferisco uno sterrato in salita, dopo più di tre ore ho i quadricipiti in fiamme ma peggio le caviglie si rifiutano di ammortizzare il mio peso (devo ancora dimagrire se mi avvio per queste strade).
Finisce il canale e riprende una strada lastricata di ciottoli e lastre molto sconnesse, è finita 3 km e arrivo, provo a correre ma le caviglie mi fanno male. Mi fermo e riprovo per due volte poi decido che è inutile infortunarsi sull’arrivo. Nel frattempo mi raggiungono e mi superano alcuni compagni di viaggio, mentre cammino li vedo passare correndo ognuno con il proprio mantra, c’è chi lo sussurra con cadenza, è un’altra emozione forte.

Ci sono, riprendo a correre so che c’è la famiglia ad aspettare faccio gli ultimi 200 mt, tre ragazzi seduti al fresco mi danno il cinque, verso l’arrivo vedo la figlia maggiore che indossa la maglietta dedicata a me! La prendo per mano e voliamo verso il traguardo fra gli applausi di chi sta intorno. Per un attimo la gioia e la soddisfazione cancellano la stanchezza poi mi siedo e prendo una bottiglia di acqua fresca ed una coca zero. Mia moglie mi bacia e mi confessa che si aspettava di vedermi dopo un’altra ora (che stima podistica..).

Il resto è logistica affaticata e due screzi alimentari (gelato quattro gusti e birra!) vi saluto e vi ringrazio se siete arrivati a leggere e a reggere fin qui

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Malandrinata 2014 di Pietro Leoncini

La Malandrinata è il percorso più breve del Trail del Malandrino.

La partenza della gara lunga è a Prato a mezzanotte, attraversando diversi sentieri si arriva a Pracchia e da li percorrendo tutto il sentiero di cresta 0-0 si arriva all’Abetone per un totale di 73 km e 4650 metri di dislivello.

La Malandrinata, invece, parte da Pracchia alle 8 della mattina e arriva all’Abetone in 35 km e 2600 d+.

 

Mi accompagna Lara (mia moglie) a Pracchia. Il tempo non è dei migliori, è nuvoloso e freddo.

Arrivo al ritiro pettorale verso le 7 e la maggior parte dei concorrenti della lunga sono già transitati da qui. La Direzione gara ha deciso di accorciare il percorso, in quanto su in cresta ci sono raffiche di vento a oltre 100 km/h e piove a dirotto, troppo pericoloso, e stabilisce l’arrivo a San Marcello Pistoiese. Dovrò correre 21 km e 1000 d+, da una parte mi dispiace dall’altra sono sollevato, perché il timore di non terminare il percorso completo era alto.

Comunque alle 8 in punto, sotto una pioggerellina costante, danno il via.

Oggi voglio vedere fin dove posso resistere, e la tattica di gara sarà tutta all’attacco, se scoppierò amen. Infatti mi metto all’incirca dietro la seconda o terza donna. Corro sempre in piano e cerco di camminare veloce più che posso nelle salite ripide.

Immersi in una faggeta su un sentiero che sale costantemente, raggiungiamo l’unico ristoro disponibile presso il rifugio del Montanaro, più o meno al km 9 e 1500 metri d’altezza. Da lì in poi è tutta discesa che io cerco di correre sempre. Il terreno è molto bagnato e il pericolo di scivolare molto alto. In questo tratto riesco a superare qualche concorrente, in discesa vado forte e mi diverto. Da bambino mia madre ci portava spesso in estate al fiume a fare il bagno e con mio fratello Enrico ci divertivamo a correre sui sassi. Per andare forte dovevi capire in largo anticipo su quale sasso appoggiare il piede. Forse questo giochino che facevo 30 anni fa, mi permette oggi di andare più forte di altri corridori.

Quasi all’arrivo lo stimolo di fare pipi è altissimo e prima di entrare in paese mi fermo nel bosco e la faccio. Nel frattempo mi sorpassano in tre, pazienza. Arrivo in 2 ore e 10 33 esimo assoluto, sono contentissimo.

Mi fermo a mangiare al ristoro un po' di schiacciata e a bere una bella birra, poi vado a fare la doccia al locale campo sportivo. Per il pasta party e le premiazioni dobbiamo spostarci all’Abetone.

Il clima che respiro a questo evento è rilassato e festoso, il pasto è abbondante e buono. Assieme alla medaglia mi regalano la maglia del Trail del Malandrino, e alcuni prodotto locali. Io da assoluto inesperto mi gaso a sentir parlare di gare oltre i 100 km e il tarlo di allungare il percorso s’insinua in me.

Alla prossima.

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Ronda Ghibellina di Gabriele Ianett

La mia Ronda Ghi(dimorto)Bellina.
Premetto che oggi sono ancora più cari’o di ieri: potenza della corsa! Intesa come meravigliosa alchimia di persone con cui condividere, gesti atletici, organizzazione complessiva dell’evento, paesaggi e chi più ne ha più ne metta.
Ma andiamo con ordine. Ore 3.30 sveglia (Yale deh!). Fati’a? No, per queste cose no, l’adrenal-ina in queste circostanze è decisamente più efficiente della sorella coca-ina. Ore 4.20 arrivo a casa di Lara…da lontano pare la Madonna, ha un alone di luce tutto attorno da quanto è cari’a. Ore 4.30 siamo all’ACI e recuperiamo altre due belve cari’e, Sonia e Mauro. Penso…Se mi fermano mi fanno la multa per eccesso di carico! 
Facciamo sosta all’Autogrille ad Arezzo, troviamo dei nazionali con le tutine della nazionele e che ragionano da nazionali…parlano di podio…li guardo in cagnesco e con lo sguardo li avverto…oggi ci sono anco io!
Ore 6.45 arriviamo al parcheggio e cosa strana, parcheggiamo. Nel subito, non trovo il pettorale! Panico! Eccolo…Spanico. Entriamo in palestra e troviamo altre aquile appollaiate in qua e là. Ci prepariamo, ci vestiamo, io cerco il mio completo ufficiale ma non lo trovo…PRESIDENTEEEEEE LO VOLLLLLIO, poi un mi dite che faccio caa, quella è natura, voglio il completo da fio!!! Visto che non posso essere fio, allora mi vesto efficiente (effi…) e riempio le tasche del necessario per affrontare in autonomia tutta la gara. Serfi di rito.
Vorrei svuotare i serbatoi interni, ma c’è una fila ai bagni che par d’esse al traforo del San Bernardo, o tra Barberino e Pian del Voglio, o tra Pero e Cormano…vabbè, mi svuoterò lungo il percorso, penso…
Dice che prima della partenza si debba fare la punzonatura del pettorale. Lara va in crisi. La punzonatura? O cos’è? Tranquilla, non fa male, non ti infilano aghi lunghi, brutti e grossi nel braccio. A 10 menuti dalla partenza si scopre cosa cela questo brutto termine…si deve passare tutti, UNO AD UNO davanti ad un lettore stile skipass. Ancora fila, ridaglie con Barberino, quasi quasi mi fermo all’outlet…
Finalmente siamo in partenza, facce sorridenti e rilassate, carichi come le strombole. Sarà una bellissima giornata per tutti, lo capisci dall’aria che si respira.
Via, si parte, oggiù mettiamoci in moto…magari…siamo ma sulle gambe, 300metri e si sale di già. Si inizia subito con il Vertical in paese. Par d’esse in coda fuori dalla Apple quando esce un modello nuovo dell’aifonne. Boia deh che bolgia. Un par di Km e si abbandona lo sfarto…e qui il dramma si materializza. Sentiero ad una corsia sola…900 persone in fila…oioioioi. Ho una folgorazione, mi appare bello come la luce Alessio che mi dice…o brodo, te l’avevo detto che era cosìììì…e dovevi partì davantiiiii duro!
Deh Alessio, ormai son qui…si sale piano piano, a piedi, su un piede, ci si ferma, faccio filmati, mi godo il bosco veramente bello, raccolgo du margherite, trovo Barbara Brunelli, ci scambio due parole e mi dico, però carina la ragazza…dopo un’ora non siamo ancora al sesto Km…’azz, oggi è dura vincere, penso.
Finalmente i mezzi incidentati vengono rimossi e il traffico comincia a scorrere regolare. Siamo in quota, l’aria e il terreno sono perfetti per correre…finalmente inizia la corsa, quella vera. Passo regolare e via…dopo un po’ trovo Marco, scambiamo due parole e vado avanti…penso, cazzo, non starò andando troppo forte? Ora, Marco notoriamente non è uno che va proprio piano…sono tentato di stare con lui, ma sento che vado bene con quel passo e vado…il mio TomTom al secolo Pietro Leoncini mi ricorda costantemente di bere e mangiare, e io eseguo. Usa le racchette e usale a modo ciuo, sennò un servono a nulla. Va bene, ma ora fammi corre, mariannagane…L’equazione è Caleo:EnricoCapraiaMarchetti=Leoncini:Ianett Intanto arriva il primo rifornimento. Faccio il pieno alle borracce, spicchio di arancio, crostata di rito e via si riparte.
Trovo Chiara, ni faccio due riprese, sto un pochino con lei e poi riprendo il mio passo. Inizio a pensare che sto andando fortino…sono contento ma ho paura di pagare lo sforzo dopo il 35esimo. Però in realtà non mi sto sforzando, il passo è quello…beviiiiii…si scusa! 
Inizia la discesa, giù a tutto fooooo…passo la gente come fossero birilli…peccato che al Km18 non vedo il segnale del percorso. Siamo in due che si va a tutta, la strada è larga, io davanti e lui dietro (in corsa!) la strada gira a destra, sulla sinistra vedo un nastro giallo che segna il sentiero, e proseguo giù a rotta di collo…l’altro mi segue…il sentiero entra in un oliveto e ad un certo punto finisce. Mi fermo, lui mi dice…io seguivo te! Gao, e mi garbi…non arriva nessuno+non ci sono nastri gialli+il sentiero è finito=l’abbiamo cannata di brutto. Lui sciolina un repertorio di bestemmie che pensavo scendesse direttamente qualche cherubino a dinni quarcosa. Torniamo indietro, ma questa volta è salita, e dura maremma cignala. 900metri di percorso in più, persi 9 minuti. Ritroviamo il bivio e lì mi accorgo che i segnali erano due ad indicare una porta nel bosco, e c’era pura la freccia. Ma se ‘un l’ho visto e ‘un l’ho visto! Lui non la prende bene, io recupero lo sforzo e dopo cinque minuti riparto…lui rimane lì
Ritrovo Marco e dopo un po’ Chiara…continuo con il mio passo sicuro che prima o poi sarei crollato. Comincia a prendermi un dolorino al polpaccio destro…terrore! Ma oggi non è giornata da infortuni…vai a cuccia dolore. 
Tarda mattinata, cambia vento, è più freddo, vedo dei nuvoloni neri…temo il peggio, invece la scampiamo. Salto due rifornimenti a fila…da mangiare e beve ce n’ho. Continuo a sorpassare, alternando fasi di recupero con fasi di spinta. Ascolto cosa mi dice il mio corpo, ma soprattutto quell’ossessione di Pietro, mangiaaaaa, e spingi sulle racchette sennò ‘un servono! Yale deh che palle…vabbbbene…Il bosco è veramente bello, trovo anche tempo e lucidità di fare due riprese. Intanto recupero e sorpasso colleghi di fatica. Ogni tanto si scambiano due parole, si fanno battute. Trovo tanta gente bella, la fatica poi avvicina. 
Km 31, finisco una salita, inizia un breve tratta di piano…sento all’improvviso 10 litri di acido lattico che scendono dall’alto verso il basso come se si fosse rotta una diga, e mi allagano muscoli, arselle e vongole di entrambe le cosce. I crampi ora nooooo…mi fermo un secondo, tiro il tirabile e riparto cambiando stile di corsas per smaltire l’acido lattico. Un kmino ed è passato tutto…recupero i compagni di viaggio, li affianco e saluto…tranqui, tanto tra poco crollo
Km 33 penultimo ristoro. Faccio acqua perché sono quasi vuoto. Mi versano un the fatto con piombo fuso al momento…mi ustiono la lingua, ringrazio e riparto. Stiamo per affrontare l’ultima salita. Mangiaaaa! O Pietro ma ho appena mangiato la crostatina…sai cosa ti fa?....capito, mangio un po’ di roba secca…Obbravo!
Arriva l’omino con l’occhiali, corre, mi affianca e mi passa…io a piedi, racchette e via…dopo poco lo raggiungo, lo affianco e me ne vado..ciaoooo
Km 40 finità la salita, ultimo ristoro. Ancora acqua, arancia e domandona…le salite sono finite, vero? Ancora 200 metri e basta…basta una benemerita cippa! Via o facciamoci anco questi…ora è finita davvero…solo discesa fino all’arrivo 4km…guardo il tempo e facendo un rapido calcolo capisco che non posso farcela ad arrivare sotto alle 6 ore. Allora decido di godermi gli ultimi km. Godo come un porcellino, non sono crollato, so di aver dato tuttooooooo….noooo km41 ariborda i crampi! Stessa terapia di prima…curati e si prosegue.
Scendo con un buon passo ma senza caracollarmi, respiro l’aria a pieni polmini, mi complimento perché so di aver dato oltre il massimo e di essermi gestito al meglio. Cazzo come sono contento. Libero la mente e rifletto sulla meraviglia delle sensazioni che ti dà la corsa. Oggi sono andato oltre i miei limiti…o meglio, ho scoperto che i miei limiti sono oltre quello che pensavo!
 Mancano 3 km…Salvini-Lilli-San Michele. Sono solo, ho dietro ad un centinaio di metri l’ultimo compagno di fatica che avevo passato. Mancano 2 km, Salvini-Lilli…
 Finisce la terra e comincia lo sfarto per l’ultimo km e mezzo. Lo sfarto fa male ai muscoli, mariannagane! Rallento e aspetto quello dietro di me per condividere la felicità. Chiachhieriamo felicissimi…mi chiede quanto manca…1km più o meno…siamo cotti.
Noooooooooo, altro crampo, ma questa volta mi prende tutta la coscia dex a 360 gradi…mi viene quasi da piangere. Mi fermo un attimo. Lui si ferma, mi aspetta e mi incoraggia…n’avrei dato un bacio…riparto insieme a lui…lui mi fa coraggio…ultime centinaia di metri ed è fatta! Vedo Alice che mi incoraggia, sono contentissimo, ultima curva, sorrido alla GoPro, poi saluto Lara, Sonia e Mauro. 
Penso a Pietro per l’ultima volta e lo ringrazio
Arrivatoooooooooo! 45km 300m, 2300 D+ in 6h16’ 
Ho vinto! La mia gara l’ho vinta…
Boccale di birra, trangugio la poca birra che l’oste mi versa, non capisco molto…sono sfatto ma godo da fare schifo! 
Torno all’ultima curva e vado ad aspettare Marco e Chiara per fargli una ripresa…dopo pochissimo arriva Marco con un sorriso a 64 denti, e poi Chiara che realizza, solo quando guarda il tempo, che popò di gara ha fatto anco lei. Vorrei aspettare anche gli altri per riprenderli, ma ho freddo e devo andare a fare la doccia.
Mi godo appieno anche tutto il post-gara. Doccia e lauto pranzo!
La giornata perfetta! Per il mio primo Trail non potevo chiedere di meglio!
Grazie a tutti

 

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Corniglio Ultrak Trail 2016 di Pietro Leoncini

Corniglio Ultrak Trail di Pietro Leoncini 60,7 km 3850 d+ Corniglio(PR) 19 giugno.

Con il solito compagno di merende Gabriele Ianett, decidiamo di partecipare a questa gara. Ci rechiamo sul posto il sabato, dove appena arrivati prendiamo il pettorale con relativo pacco gara e poi ci dirigiamo all´ostello 20 metri dalla zona partenza/arrivo. Il tempo non promette niente di buono. Di buono invece ci sono le birre Menabrea. La notte scorre bene, almeno per me, tappini nell´orecchi e via, si dorme sonni tranquilli. La mattina sveglia alle 5, colazione vestizione e siamo pronti per partire. Appena partiti inizia a piovere, e troviamo anche grandine su in cresta. Trovo ad ogni punto pericoloso, volontari dell´organizzazione e per questo mi sono sempre sentito al sicuro. Riesco a tenere a vista Gabriele per un po´ poi lo perdo. Troppo forte per me e lui ai ristori appena si ferma, Io invece quando vedo formaggio e birra, non resisto, mi fermo mangio bevo e scazzo parecchio con i volontari dei ristori. In oltre da Lagdei trovero´ Tisbe Ratti e Alvaro Leoncini, mamma e babbo, a quasi tutti i ristori. Ma del risultato mi importa il giusto. Mi fermo spesso anche a fare foto e a godermi paesaggio stupendi nonostante il meteo. Arrivo abbastanza contento ma parecchio distrutto in 11 ore e 10 minuti. Un altra avventura si e´ conclusa. Grazie a Gabriele per la compagnia, alla prossima.

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