Abbots Way 2019 di Pietro Leoncini
Nel 2016 Bobbio – Pontremoli finisher in 22 ore.
Nel 2017 Pontremoli – Bobbio mi fermai al km 95 per un problema al ginocchio.
Nel 2019 Pontremoli – Bobbio, finalmente arrivato a Bobbio ma come “scopa” in 31 ore.
Negli ultimi mesi ho ripreso ad allenarmi regolarmente, e sono riuscito a finire la Maremontana (65km) sano e salvo. Così decido di contattare Elio, uno degli organizzatori della Abbot’s Way, e chiedergli se ha bisogno di una scopa per tutto il tragitto della gara e cercare di finire quello che non sono riuscito a fare nel 2017. Mi conferma che saremo in tre a fare tutto il percorso e che solo da Bardi dovremo debalisare (levare le fattucce e le frecce che segnalano il percorso).
La gara si corre sabato 28 aprile. Venerdì esco dal lavoro alle 13 e alle 14 prendo il treno per Filattiera. Mi ospita mia nonna, Chiara, che abita lì con mia mio padre, Alvaro. Recupero il pettorare e poi ceno e a letto presto.
Il giorno dopo si parte dal centro del Castello di Pontremoli alle 7 in punto. Sono con Daria, una super atleta di Padova, mamma, infermiera e istruttrice di palestra. Come faccia a fare tutto rimane un mistero per me.
Ci mettiamo in fondo al gruppo. Manca Gigi che partirà con le staffette alle 8:30.
Il percorso è il solito di due anni fa, ma ci confondiamo con le frecce a terra degli anni passati e al km 2 sbagliamo strada. Ci accodiamo a due atleti che cammineranno per la maggior parte del tempo. Daria è una chiacchierona e io un gran ascoltatore. Passiamo i primi 35 km praticamente camminando. A Borgo val di Taro ci fermiamo a mangiare un abbonante piatto di pasta e una birra. Lasciamo andare i due camminatori, tanto li ribecchiamo. Me la prendo comoda. Mi sistemo i calzini, faccio due foto e mi rilasso. Arriva Gigi mentre noi stiamo ripartendo.
Il tratto Borgo / Bardi passa via liscio, tra una chiacchiera e l'altra. A Bardi arriviamo a buoi verso le 21. Al ristoro, mentre mangio e mi cambio, mi assalgono pensieri negativi. Mi vengono in mente infortuni, cadute e il freddo che potrei patire. Mi demoralizzo un po' e decido di mollare. Daria insiste ma accetta la mia decisione. Mi viene in mente Gabriele che spesso quando mi vede cosi mi dice sempre: “sono solo pensieri”. Ok. Non riparto. In tanto mi cambio lo stesso come se dovessi riprendere la gara. Nel frattempo uno dei camminatori si è ritirato, altro è ripartito. Non ho dolori, perché dovrei mollare? Lo posso fare comunque dopo. Cambio idea e riparto. Aspettiamo Gigi.
Alle 22 riprendiamo il servizio scopa io, Daria e Gigi. Da ora in poi dobbiamo pulire il percorso dalla fettucce.
La notte passa tranquilla. Ad ogni check point lasciamo il materiale raccolto. E ripartiamo vuoti.
Sul monte Lama tira vento forte, per fortuna il soccorso alpino ha montato una tenda, cosi ci ripariamo un attimo. Ci sono anche due ritirati.
A Farini (km 95) arriviamo che albeggia. Purtroppo i volontari del ristoro stanno smontando tutto, ma un piatto di pasta ce lo fanno lo stesso. Anche qui diversi ritirati che aspettano di essere recuperati dall'organizzazione.
Da qui in poi il percorso per me è nuovo. Per arrivare alla Sella dei Generali ci spariamo un sentiero lungo 12 km che non molla mai, sempre in leggera salita che non ti permette di correre. Ce la facciamo tutta camminando.
Da Sella dei Generali si scende fino a Coli su sentiero roccioso o asfalto. Il terreno duro inizia a farsi sentire e cosi le miei ginocchia. Non riesco più a correre in discesa, solo in alcuni tratti in piano. Sono in difficoltà. Decido di mollare Daria e Gigi, ed anticiparli finché posso. Tutte le volte che arriviamo ad un ristoro riparto subito.
Gli ultimi chilometri sono una vera tortura per le mie articolazioni.
Arriviamo a Bobbio in 31 ore, senza mai chiudere occhio.
Sono soddisfatto e felice. Tutti ci fanno festa e ci ringraziano per il servizio reso. Ci offro birra a volontà e un passaggio a Piacenza per prendere il treno che mi riporterà a casa
Alla prossima. Pietro.