Ultra Trail del Mugello 2019 di Gabriele Ianett
Scritto da Gabriele Ianett. Pubblicato in Trail
Ultra Trail del Mugello 2019
La Badia di Moscheta è un piccolo Borgo costruito intorno agli anni mille dai monaci Benedettini. Sappiamo come i monaci non fossero sprovveduti nella scelta delle loro location e anche in questo caso hanno saputo scegliere bene, molto bene. Siamo nel cuore del Mugello in un posto da favola, apparentemente immerso nel nulla ma in realtà immerso nel tutto. I sentieri disegnati su queste montagne percorrono tratti di bosco di indescrivibile bellezza.
Attraversando Faggete, Abetaie e Castagneti, alternando creste a vallate, ci imbattiamo continuamente in paesaggi di rara bellezza. Tutti i nostri sensi sono coinvolti. Come affreschi esposti in un museo, siamo rapiti dalla bellezza dei loro equilibri di colori e di forme, così come dai loro dettagli di torrenti, cascate e rocce.
E poi ci sono i profumi, profumi d’Appennino. Due respiri e tornano vividi alla mente ricordi, sensazioni e immagini d’infanzia.
In un contesto come questo potrebbe sembrare facile disegnare un Trail. In realtà non è così. Bisogna saper miscelare salite a discese, single track a forestali, tratti facili a tratti impegnativi. Chi ha disegnato questo Trail è stato un artista, e così come un pittore, ha usato questi monti come tela e la sua fantasia come pennello.
Era già da un paio di anni che volevo fare questa gara, ma non ero ancora riuscito a darle il giusto peso. In realtà nemmeno quest’anno era in programma, ma alcuni cambiamenti in corso d’opera e soprattutto il richiamo del gruppone Survival, hanno creato l’occasione.
Decido di iscrivermi alla lunga pochi giorni prima del sold out. La reputo un buon allenamento in vista della LUT di fine giugno. Nasce subito la chat dei Mugellanti, un luogo virtuale che trasuda ironica paura mista a reale terrore, goliardia, amicizia, condivisione e chi più ne ha...ecco se le tenga per sé, perché ce ne abbiamo già messe noi financo troppe 😂.
Vi presento lo squadrone:
-
Quattro moschettieri per la lunga: io, Age, Mr.Brown e Flavio
-
Cinque moschettieri per la corta: Cate, Carlo, Anima, Padre Def e Tonno
Più parenti annessi.
I nobili dormono nel B&B (Age e Tonno)...brutta gente. I disagiati in tenda (Cate&Ivan, Padre Def e Mr.Brown). I pezzenti, in macchina (io, Carlo, Anima e Flavio).
La partenza della lunga è fissata per la domenica mattina alle 06:00. La corta alle 09:00, comodi loro...
Arrivo a Badia di Moscheta il sabato pomeriggio verso le 18:00. Inizio ad incontrare i ragazzi del gruppo. Mancano solo Cate&Ivan. Salgo alla Badia a prendere pettorale e pacco gara. Nei 200m di stradello che separano il campeggio dalla Badia, si capiscono subito la bellezza e la profondità del luogo.
Organizzazione Top. Si vede subito. Controllo materiali più ritiro di pettorale e pacco gara in circa due minuti. Il pacco gara pesa 2 Kg...sembra la busta della spesa.
Il gruppo si completa. Cate&Ivan arrivano e in un tempo lampo di 45 minuti riescono a montare la loro tenda, grazie all’aiuto di Mr.Brown e soprattutto all’occhio vigile di tutto il resto del gruppo: che merde!
Saliamo nuovamente alla Badia, ma questa volta per la cena. Il Carboload è rinviato alla prossima gara...stasera ciccia. Peccato di gola, pagato il giorno dopo in gara. Qualche litro di birra e siamo pronti per la nanna, ognuno nel proprio loculo secondo la suddivisione per caste vista prima.
Dai racconti degli anni precedenti, la notte a Badia di Moscheta è proverbiale per il freddo. Quest’anno no, anzi, fa quasi caldo. Dormo gran parte della notte fuori dal sacco a pelo... anche perché un primo strato ce l’ho per natura.
Ore 4:45 suona la sveglia. Schizzo nei bagni e inizio a vestirmi. Mi preparo la colazione nel bagagliaio della macchina: The verde bello caldo e tigelle con la cioccolata. Toppeeee.
L’aria è umida ma non fredda. Decido di mettermi maglia a maniche corte con manicotti in aggiunta. Nuovo antivento smanicato della Biotex, ottimo acquisto. I bastoncini invece sono rimasti a casa, purtroppo...scelta sbagliata.
Alle 5:45 siamo in zona partenza. Lascio lo zaino nello spogliatoio e raggiungo gli altri davanti al caratteristico focolare, uno dei must di questa gara.
Mancano 5 minuti alla partenza e lo Zornda inizio al briefing “...le previsioni non sono delle migliori, ma non pioverà. Copritevi bene perché in quota troverete nebbia e soprattutto parecchio vento”. Ecco, su nebbia e vento c’ha azzeccato!
In bocca al lupo di rito, conto alla rovescia e si parte. Subito in salita.
Sapevo di una gara dove non si tocca mai l’asfalto, e ad eccenzion fatta per un attraversamento di strada, sarà proprio così.
Sapevo di una gara dove la maggior parte delle salite sono corribili, e ad eccenzion fatta per alcuni strappetti, per i più allenati sarà proprio così.
Sapevo di una gara che si svolge quasi interamente nel bosco, e ad eccezion fatta per alcuni tratti di cresta, sarà proprio così.
La prima salita è su sentiero che sale costante per 5Km con un D+ di circa 500m. Si lascia correre molto bene e quindi bisogna stare attenti a non farsi fregare. La tentazione di spingere è forte, ma la trattengo e cerco di tararmi sul mio miglior passo “senza sentire fatica”. La gamba sembra girare bene. La temperatura per il momento è gradevole.
Dopo la prima ora di gara un volontario assai gentile mi informa sulla mia posizione: 21esimo a 20 min circa dal primo. La cosa mi piace: l’essere intorno alla ventesima posizione, intendo...il distacco dal primo è una di quelle variabili che il mio cervello non prende nemmeno in considerazione.
Subito dopo iniziamo un tratto di salita leggermente più impegnativo e qui focalizzo l’errore di non aver portato (volutamente) i bastoncini. Il tratto è breve, poi iniziamo un mangia&bevi di saliscendi con tendenza a scendere. Troviamo nebbia e vento in quantità tali da soddisfare anche i più esigenti. Sono con un gruppo di ragazzi che hanno un ottimo passo. Le mie gambe girano bene, sono contento. L’obiettivo è di finirla in 8h massimo 8h30’. Comincio le prime proiezioni che mi porterebbero all’arrivo addiritturain 7h30’. Presto, prestissimo per dirlo, ma mi sento bene, non sto forzando il passo, quindi il morale si alza. Ci sono due ragazzi dietro di me che schiamazzano in inglese. Li sopporto per alcuni minuti, poi diventano fastidiosi. Mi innervosiscono togliendomi la concentrazione. Però hanno un buon passo, quindi per la mia incolumità mentale decido di rallentare e farli sfilare via. Mi accoppio ad un ragazzo che segue poco più indietro e scopro che anche lui è vittima della mia stessa decisione. Prendono vita pensieri da Bastardi Dentro...”tanto quel fiato vi mancherà e dopo vi riprendo”...e invece no, loro arriveranno ventesimi con un tempo prossimo alle 7h30’. Però c’avevo visto bene, quello era il treno giusto in cui stare per centrare l’obiettivo delle 7h30’.
Ma purtroppo dopo pochi Km vengo espulso violentemente fuori da quel treno. In un tratto di discesa, come di consueto, arriva la defecathio. Questa sì che è più puntuale dei treni. Decisamente. Provo a resistere sperando che lo stimolo rientri, ma capisco subito come il filetto mangiato la sera prima non voglia più stare con me. E si incavola pure. Cerco il bagno e lo trovo su un’ampia curva intorno al Km11. Il Pit Stop è piuttosto lungo, circa 5min. Nel frattempo passano una ventina di persone. E il mio treno se ne va. Riparto cercando di tenere a bada le pulsioni di rincorsa. “Gestisciti Gabriele, gestisciti!!” è il mantra. Però davanti a me vedo vagoni di persone e quindi il mantra lo mantrugio un po'. La gamba non è più quella di prima. Sto recuperando, ok, però le sensazioni non sono più le solite. Questo mi suona come primo campanello d’allarme.
Passo del Giogo. Facciamo un paio di km fuori dal bosco, attraversando un bellissimo prato. Alla fine di questo tratto, rientriamo su forestale e giriamo a sinistra, incoraggiati da simpaticissimi volontari armati di campanacci e vari strumenti da confusione.
Primo ristoro (Km18). Ci arriviamo dopo un tratto di discesa. Sull’ultima curva vedo un fotografo e mi viene spontaneo un salto stiloso. Il fotografo ringrazia. Mangio un po' di formaggio, rabbocco il comparto idrico e riparto.
Continuiamo a scendere fino a raggiungere il punto più basso della gara intorno al Km23. Attraversiamo una strada ed iniziamo una lunga salita che ci porterà dai 400m di quel punto fino ai 950m del Km30. Breve tratto di discesa e poi nuovamente salita per passare quota 1000m al Km35. Questo intervallo sarà il mio calvario. Al Km25 la proiezione è sempre di 7h30’, al Km30 la proiezione dice 8h, al Km35 la proiezione dice 9h.
Sulla salita sento le gambe vuote, pesanti. Mi avrebbero fatto molto comodo i bastoncini, ma non li ho con me e ben presto questo diventa motivo di frustrazione. I miei compagni di viaggio prendono il largo. Inizia anche a piovere. Si presentano i primi dolori allo stomaco, ma non sono le ormai note avvisaglie da congestione. Rallento passo e respirazione, cercando di capire la problematica. La situazione peggiora ulteriormente...arrivano anche i crampi ai polpacci, insoliti per me. Situazione decisamente anomala. Il quadro clinico si completa quando inizio a vedere pallini luminosi. Quelli sono il sintomo più importante perché evidenziano un calo zuccherino...eppure io ho mangiato e bevuto regolarmente e come di consueto. Penso alla cena della sera prima ed al mancato carboload. Cominciano a vagare nella mia mente pensieri di ritiro, ma soprattutto prende corpo lo spettro delle 8h50’ che rappresenta il mio Tempo Limite Reale, detto ancheSoglia Leoncini. Andare oltre mi esporrebbe agli sberleffi...sberleffi??? Ragazzi avete idea di quanto mi avrebbe potuto prendere per il culo il Leoncini se ci avessi messo D+ del suo tempo dell’anno precedente? Meglio il ritiro, assolutamente!
Intanto la pioggia diventa per alcuni minuti grandine, salvo poi attestarsi su uno stato di semi-diluvio. E menomale che non avrebbe dovuto piovere...
Mi impongo la calma, mantengo un passo che mi consenta di rimanere lucido e su una frequenza cardiaca regolare. Mangio lo zenzero. Poi inizia il test degli alimenti:
-
Barretta: no!
-
Frutta secca: ni
-
Cioccolata: èèè...èèè...
-
Miele: sììììììììì
La chiave ovviamente sono gli zuccheri, però si tratta di trovare la forma in cui il mio organismo è in grado di accettarli. Ai ristori mangio crostata e un po' di formaggio per reintegrare sali. Ogni 15-20 min do una ciucciatina al miele. Con i Km inizio a sentirne l’effetto benefico sul fisico.
Ora devo continuare a lavorare sulla mente. Ho un flash su come molte volte nei Gran premi di Formula 1, situazioni di gara apparentemente compromesse, possano essere riprese anche negli ultimi giri. L’obiettivo, il segreto sta nel focalizzarsi sull’obiettivo. Essere ripreso dagli altri mi innervosisce e toglie concentrazione. Mi impongo di fregarmene. Il mio obiettivo non è un piazzamento in classifica, ma cercare di tagliare il traguardo in 8h massimo 8h30’. Tutti quelli che mi arriveranno davanti, semplicemente, saranno stati più bravi e quindi merito a loro.
Funziona!
Mi confronto con il GPS e faccio proiezioni circa ogni 15min. Sto recuperando, ce la posso fare. Siamo intorno al Km40 e ritorna la fiducia. La condizione fisica migliora in maniera esponenziale e nel giro di pochiKm ritrovo una corsa addirittura più efficace di quella della prima parte di gara.
Gli ultimi 20Km saranno di puro godimento. La ritrovata condizione fisica influisce molto. Correre quando le gambe girano è bellissimo perché riesci a fare ciò che ti piace, ma è anche vero che correre per più di un Km di lato ad un torrente che sembra uscito da una favola, guadare non so quanti corsi d'acqua bagnandosi fin sopra le caviglie, passare sotto la monumentale “Cascata dell’Abbraccio”...diciamo che è più motivante e stimolante rispetto a correre in città, ecco.
Sulle salite continuo a perdere contatto da due ragazzi bacchettati, salvo recuperarli e staccarli in discesa. Tra questi c’è uno di nero vestito che non sprizza certo simpatia. In salita lo lascio passare tutte le volte: mai un “grazie”, un saluto, mezza parola. Ci sorpassiamo e controsorpassiamo una decina di volte. Alla fine però arriverà dietro...tiè
Al Km54 inizia la parte più divertente in assoluto, un discesone di 3Km che ormai è diventato un fiume di mota. Non fango, proprio mota motosa. Nel centro scorre un piccolo fiumiciattolo, di lato è mota mista a foglie di castagno e qualche sasso. Scendere da lì è un equilibrio di follia e arte nel disegnare traiettorie. Se le gambe stanno bene e la testa pure, il divertimento è garantito. Io ed un altro pazzo ci buttiamo giù come matti e non ho idea del numero di persone che riusciamo a sorpassare (tra cui l’AllBlack).
Finita la discesa motosa, scendiamo ancora 1Km su forestale prima di affrontare l’ultimo guado. Due volontari ci dicono che mancano soltanto 3Km all’arrivo. In realtà saranno 4. Guardo il GPS e mi accorgo che potrei stare addirittura sotto le 8h. Morale altissimo, vista anche la crisi superata. Quella forse rappresenta il più bel risultato della giornata. Comincio a spingere, le gambe stanno bene. In poche centinaia di metri stacco anche il ragazzo con cui avevo condiviso la discesa. Spingo più che posso, ma devo fare il conto con i crampi che tornano. Crampi latenti ovunque, anche nei peli. Cerco di correre su quel sottile equilibrio in cui avverti la puntura dell’acido lattico, ma non gli permetti di invaderti rendendoti un’ameba rantolante che si dimena di lato al sentiero.
I 3Km sono quasi passati, ma ancora non siamo arrivati al campeggio...guardo il tempo e vedo tramontare l'ipotesi di stare sotto le 8h. Peccato. Nel frattempo arriva da dietro un ragazzo che sembra averne un pochino di più. Lo lascio passare. Mi prende cento metri di vantaggio che si porta fino all’arrivo.
Finalmente vedo il campeggio. Una persona lungo il percorso ci incoraggia dicendoci che siamo agli ultimi 500m. Ed è vero. Piove forte, molto forte. Forse fa anche freddo, ma in quel momento non sento niente. Sono ancora nella configurazione iniziale, non ho messo nemmeno il guscio antipioggia. Ultimo strappetto dal campeggio alla Badia, salgo i 4 scalini che ci riportano sul selciato del borgo. Passo davanti al ristorante ed entro nella Badia dove faccio fermare il mio tempo ad 8h7’. Obiettivo raggiunto!!!
Mi mettono in mano una maglietta e soprattutto una birra. Ci chiamano a fare una foto ufficiale post-arrivo. Adesso incomincio ad avere freddo. Vado a fare la doccia. Siamo sotto il diluvio. La doccia è calda, ma fuori è freddo. Mi vesto con tutto quello che ho, ma non basta. Mi fiondo verso il Pasta Party dove trovo i cinque moschettieri della corta. Mangio e bevo come se non ci fosse un domani. Intanto smette di piovere e quindi possiamo tornare verso la zona arrivi per aspettare l’Age.
Arriva anche lui motoso come un cinghiale e taglia il meritato traguardo. Vorrei aspettare anche Salvatore, ma ho freddo e comincia ad essere tardi per me, quindi saluto il resto della truppa e torno verso la macchina.
Finisce così anche questa avventura. Altra bellissima esperienza, altri insegnamenti acquisiti, altro mattoncino messo lì.
Mi porto nel cuore la condivisione di tutto questo con i Survival: lo spirito e la semplicità con cui viviamo certe esperienze.
Mi porto nel cuore la soddisfazione di aver saputo gestire una situazione di difficoltà ed essere stato capace di rimettere in piedi una situazione apparentemente compromessa, centrando l’obiettivo che mi ero prefissato prima della partenza.
Mi porto nel cuore la bellezza di questi boschi con la solita gratitudine e consapevolezza di essere un privilegiato nel poter vivere certe emozioni.
Next Time...
Tags: Trail, Ianett
Stampa
Email