Scritto da Salvatore. Pubblicato in Giretti sui monti
Il quadrifoglio della morte
Alla fine della catena dei monti pisani proprio al confine con lucca cè un piccolo monte chiamato Monte Penna, è stato il primo luogo fuori livorno che ho visitato, mi preparavo per il trail del Penna e visto che non e’ lontanissimo, l anno scorso ho iniziato a conoscerlo e devo dire che mi è piaciuto molto ci sono sentieroni molto corribili e pettate rocciose spaccagambe,avendolo fatto un po in tutte le salse ,creo un quadrifoglio passando per le salite piu complicate e cercando di metterci il piu dislivello possibile in meno km possibili. Cosi dopo tutte le rivisitazioni fatte con riccardo per evitare sentieri crollati e cancelli di ville, viene fuori questo quadrifoglio di 29 km d+2150 (chiamato amichevolmente QUADRIFIGLIO DELA MORTE.
La prima volta lo provai in solitaria a fine anno,mi resi conto che aveva una difficolta ... una salita molto particolare ed impegantiva (la cresta partendo dalla fine della via dei bovi) vista la difficolta decido che resta un giro per pochi …finchè una domenica di marzo nn ci ritroviamo in 5 e assieme a Riccardo decidiamo che è il giorno perfetto …
È domenica partiamo da Livorno io Riccardo Paolo Alessio e Francesco…..
Alessio ci sta maledicendo avendo scelto il Penna al posto di Calignaia, comunque partiamo dopo un rapido caffe che ci fa riprendere dai bagordi del sabato sera.
Arriviamo a Santa Maria del Giudice (LU) alle 7.45….. siamo solo noi….e il tipo che apre il cimitero…..abbiamo lasciato i 10 gradi di temperatura di livorno per i due gradi della campagna lucchese, la mia indole da terrone mi fa coprire a modo….Francesco mi guarda e ride..terrone maledetto mi dice…Alessio se avrebbe una spranga mi piccherebbe a sangue…Riccardo è “eccitato”(sta guardando dove dobbiamo arrivare)io e Paolo ci guardiamo e facciamo il conto delle birre che ci attendono al terzo tempo…..chiudiamo tutto e si parte .
Il primo sentiero che prendiamo è il 116, un grosso sasso nasconde il sentiero che attraversa il Monte Cotrozzi, completamente nel verde dopo un po questo verde si apre e mostra il moriglione con la sua croce …cambia il fondo e passiamo dalla terra ai sassi , anche se il sentiero che stiamo percorrendo passa sotto al moriglione e ti porta su, la pendenza e la difficoltà del fondo si fanno sentire…mi fermo perche sto scoppiando dal caldo, mi levo l antivento e il collare e li metto nello zaino, Riccardo e Paolo salgono inesorabili ,Alessio e Francesco a seguire, …. Prendo lo zaino e riparto, li raggiungo stiamo salendo verso il muriglione al bivio invece di prendere il sentiero di destra giriamo a sinistra e prendiamo un sentiero che ci porta sull ‘Aguzzo , percorriamo lo 00 fino alla deviazione per la Degna, uno dei punti che piu mi garbano,e parte una sfida a 5 sulla pista di downhill attrezzata ad arte per le MTB, stiamo scendendo agili tutti e 5 e proprio sul piu bello quando ci stiamo prendendo gusto finisce il ruzzino e ci ritroviamo sul bitume alle porte di Molina di Quosa, facciamo un pezzetto della provinciale e rientriamo subito nella stradina che ci permette di imboccare il sentiero 109 passando in mezzo ad una foresta di bambu’ e poi prendendo una deviazione sbuchiamo ai 4 venti. Primo petalo fatto ….
Da 4venti prendiamo lo 00 e tramite la variante prendiamo il sentiero 106 che porta a castel passerino, i discorsi sull ecosessualita tra me Paolo e Alessio si fondono con la storia di Castel Passerino che Riccardo narra non so a chi…….un mozzicone di torre sperduto nel bosco…Riccardo racconta quello che aveva letto sul castello e noi tutti a turno a dire cazzate e a ricordarci che ci attendono un fottio di lattine di birra….cmq il verde e gli ampi spazi ci portano ad aumentare il ritmo ….stiamo andando spediti,e in me che non si dica salta fuori il mozzicone di torre e ovviamente foto di gruppo ,usciamo dal 106 per prendere un sentiero nuovo che ci portera’ sull’ Orma, era una deviazione per caricare un po’ dislivello l unico sentiero che non conosciamo, e proprio per questo ci castiga a morte.
Lo prendiamo e dopo poche centinania di metri il sentiero svanisce ,alberi crollati e terra smossa ,tutto crollato e sfatto e perdiamo un po di tempo tra bestemmie e sfotto’, in una sorte di OCR “ecosessuale” tra tronchi e rovi ,dopo mille peripezie riusciamo a sbucare sul sentiero principale , ci ricompattiamo e iniziamo ad andare in direzione 4 venti, passato il monte Orma riprendiamo un ritmo piu agile e in meno di venti minuti ci ritroviamo nei pressi dei quattro venti , fine secondo petalo
Da li il 110 che ci porta al rifornimento idrico a Gattaiola, breve pausa ci rifocilliamo e ricarichiamo l acqua, carichi piu che mai iniziamo a tornare ai 4 venti arrivati li completiamo il terzo petalo.
Inizia cosi il 24 esimo chilometro da quattro venti ai piedi della cresta attraverso la via dei bovi, sentiero molto bello si respira proprio l aria di bosco fitto, inizia una sorte di gara con il presidente che rincorre Riccardo Alessio subito attaccato e io Francesco a Cazzeggiare dietro ma non troppo parlando di bandellette e ginocchia…..tronchi muschiosi e fitta vegetazione ,sentieri morbidi ,sali e scendi che attraversano la boscaglia ci stanno facendo giocare come bimbi al luna park, a un certo punto spariscono i primi tre dietro una curvettina e il fondo cambia rapidamente li raggiungiamo, seguiamo quello che dovrebbe essere il sentiero ma un certo punto sbagliamo, la totale assenza di segni e vie impraticabili ce ne fanno rendere conto.
Controlliamo i gps ….ed in effetti dovevamo svoltare un po prima,si torna indietro e finalmente troviamo uno dei sassi segnati in maniera molto sbiadita, ma è lui e ci indica la via , iniziamo cosi a salire sulla cresta, il sentiero in realta e’ terreno roccioso e appuntito contornato di sterpaglia e asparagi che sbucano fuori tra un sassone e l atro,poco piu di un km ci separa dalla vetta del penna , una distanza che racchiude pero’ + o - 400 di d+, e allora tutti in quadrupedia a salire sto crestone, le bestemmie si sprecano , prima di arrivare alla croce di legno un letto di pietre ci attende , ci fermiamo posiamo un sasso su questo lettone e ci ricompattiamo , siamo arrivati bolliti e sta salita spacca gambe sotto al sole cosi ci sta dando il colpo di grazia,diamo fondo all acqua e alle ultime barrette, francesco mi sta odiando e entrato in modalita “maledetto terrone” ….cmq arriviamo alla prima croce quella di legno ,la difficolta si abbassa un pochino e passeggiamo godendoci il panorama fino al muriglione, 2 minuti di relax ,gi godiamo la vista dei monti pisani e tiriamo un attimo di respiro ci stendiamo come anime in spiaggia e dopo questa breve pausa , tutto sembra piu chiaro e limpido fine del quarto petalo.
dalla croce sul muriglione Iniziamo a scendere verso il 116 la discesa qui e piu complicata della salita ma il pensiero delle birre ci guida giu , scendiamo da quella discesona ripida e sassosa bolliti e sfatti , rientriamo nel polmone verde del cotrozzi ancora corricchiamo attraversandolo rapidamente, , eccolo l asfalto , ultima sferzata di energia ed eccole le macchine…….finalmente.
La sera prima c era stato il compleanno del mio figliolo, quindi pizzette, sfoglie, schiacciata ripiena e altri troiai pieni di carboidrati da party e birra a sfare …..tutto chiuso li in un bagagliaio…
……cmq stremati all osso e con le nostre ultime forze apriamo e diamo inizio al terzo tempo!
Una bella impresa impegnativa ma soddisfacente.
grandi tutti ed ottima la compagnia.
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Scritto da Riccardo Ageno. Pubblicato in Giretti sui monti
A fine estate del 2018 io ed il mio inseparabile compare di malefatte trail Salvatore Bruno ci cimentammo in un bel Trail da una trentina di Km sulle colline livornesi in cui andammo "dalla cima verso il mare". La cima in questione è la località Valle Benedetta, che col poggio Lecceta (460m slm) rappresenta il punto più alto delle nostre colline, mentre il mare prescelto fu la discesa alla spiaggia di Calignaia, una delle mete preferite del popolo livornese per i bagni estivi sulla scogliera del Romito.
Da quel viaggio iniziai a maturare una piccola idea folle: perchè invece di partire dalla Valle Benedetta, fare un tour delle nostre colline partendo dai bellissimi sentieri della Puzzolente, punto a Nord delle colline da cui partono tantissimi trail delle nostre scorribande Survival?
Così mi misi a studiare percorsi, sentieri di congiunzione, ci siamo messi a testarli e a vedere da dove si poteva passare e da dove non conveniva passare, sempre in cerca dell'occasione giusta per trovare il tempo ed il periodo ideale per realizzare un anello da 60Km che praticamente corresse in tutte le colline livornesi escludendo solamente la parte del promontorio di Rosignano Marittimo.
A fine mese io e Salvatore (e anche Gabri, sennò è geloso) parteciperemo all'Ultra Trail del Mugello, e tra i vari impegni da caposquadra ci siamo ritagliati un giorno di "ferie" per poter fare una prova generale: noi due non abbiamo mai corso per più di 44 (io) e 45 km (lui) perciò non volevamo arrivare alla gara senza sapere cosa ci poteva aspettare da un giro così lungo, senza testare cibo, idratazione, assetti e fatica. Perchè alla fine, la vera novità è stata lei: la fatica. Ne parlerò alla fine.
Così, dopo aver concordato orari e luogo di partenza, dopo aver provato a coinvolgere lo Iannett che però per precauzione non se l'è sentita di rischiare la caviglia in una doppietta "Maremontana-Colline Livornesi" da 120km in due weekend, io e MrB (Salvatore) ci troviamo al terreno di Paolo per poter lasciare le auto in un recinto custodito e poter usufruire del casotto per cambiarsi alla partenza, all'arrivo e poi pranzare una volta terminato il giro.
Ci troviamo prima delle 6, perchè la gara partirà alle 6 e pure questa è una cosa da provare, perchè non abbiamo mai iniziato a correre così presto nè tantomeno ci siamo mai svegliati alle 4:30 per poter partire in orario. La sveglia è un cazzotto nel viso, per me: Tommaso, il figlio piccolo, ha pensato bene di farsi venire la febbre a 39,5 durante la notte, e nonostante la santa Giulia abbia cercato di farlo star buono, urla e schiamazzi non sono un grande aiuto per dormire. Quindi già si parte in salita: la sola vista della colazione mi suscita la nausea, quindi per ovviare al problema faccio le cose al contrario. Mi vesto prima di far colazione, e quei 10 minuti per prepararmi mi svegliano un po' e riesco finalmente a mangiare.
Ultimi preparativi e si esce. Alle 5:25 sono in macchina.
Il tempo fuori è uggioso: schizzetta, ma diciamo che non sono gran che preoccupato. Io e MrB abbiamo affrontato il TMP l'anno scorso in condizioni proibitive, le mie colline le conosco come le mie tasche e non faremo sentieri particolarmente difficili fino a che non arriverà la luce quindi si va.
Bene, appena arrivato al casotto del terreno del Presidente trovo Salvatore che si sta preparando. Pronuncia un "Ti odio" ogni circa 30 secondi, e la frequenza dei "Ti odio" aumenta da lì a pochi minuti perchè il cielo decide di esplodere: parte un diluvio di quelli da manuale. Le previsioni lo avevano dato, ma non pensavo che sarebbe venuta giù così forte.
Traccheggiamo un po'. Caffeino, frontale in testa, impermeabili e, con un ritardo di qualche minuto, decidiamo che l'acquazzone non ha intenzione di calmarsi e quindi bisogna partire. Si parte.
Viene talmente forte che la frontale illumina il muro d'acqua e non la strada davanti, ma soprattutto lo scroscio è così potente da non essere fermato neanche dalla vegetazione fitta della Foresta in cui entriamo dopo 100m dalla partenza. Il delirio: le frontali illuminano male, l'acqua è sempre più forte, ed inevitabilmente rinfresca e riammorbidisce lo strato di fango già formato durante le piogge dei giorni scorsi: alla Puzzolente il terreno è argilloso, quando piove si formano delle vere e proprie paludi, e dopo 500m Salvatore si gioca la prima patta della giornata. Giù nel fango, ma niente di grave.
La pioggia scrosciante ci accompagna fino ad una mezz'ora buona dopo che è sorto il sole. Saliamo la nostra piccola vertical, sul Monte la Poggia (380m slm), e si ridiscende giù verso la vallata del Rio Maggiore, principale torrente che dalla Valle Benedetta arriva al mare. Qua primo intoppo: in questo punto c'è uno dei sentieri di raccordo, di quelli che non ricordiamo a memoria, ha smesso di piovere ma l'acqua che la pioggia ci ha lasciato addosso non aiuta certo a sbloccare gli schermi dei cellulari per guardare la mappa. Perdiamo qualche minuto, ma poi riusciamo a trovarlo, e con un bello strappo di 150m in meno di un km siamo al primo waypoint del nostro giro: la Valle Benedetta, 400m slm. Da qui inizieremo l'avventura verso il mare.
Breve rifocillo prima di partire alla volta dell'infida discesa del Bilancino, resa scivolosa dal fango, fino a spuntare ai piedi del poggio Sperticaia: un altro strappetto, in cui facciamo circa 200m di dislivello, che ci conduce all'enorme tagliafuoco che taglia le colline tra la via di Popogna e la frazione del Castellaccio, prossimo step dove avremo un rifornimento idrico. Corriamo bene lungo il tagliafuoco, una strada bianca senza grandi pretese, ed arriviamo al Castellaccio, da qui scenderemo al mare.
Inizia infatti la parte più "impegnativa" del giro. I sentieri della Riserva Naturale di Calafuria sono bellissimi ma anche gli unici delle Colline Livornesi con dei dislivelli più duri: in 12km faremo quasi 700m di dislivello, che per le nostre colline è tanto. Partiamo subito in discesa, un single track chiamato "i Frassini" che porta in 2km alla salita più bastarda di tutto il giro: la famigerata Tsunami, che quasi in verticale si fa 90m di dislivello in 300m di distanza, ed oggi resa scivolosa dall'acquazzone. Ci sono le corde, per andare su, ed in alcuni punti ci aiutano. Salvatore continua a dire che mi odia, ma arriviamo al Semaforo del Montaccio, colle sul quale una torretta di avvistamento permette di vedere tutto il mar Tirreno e la scogliera Livornese.
Non ci saliamo, ovviamente, e scendiamo giù verso la Voltina, famoso ritrovo degli stradisti livornesi che vanno a fare la stradona bianca che porta su verso il Semaforo. Noi ne facciamo una parte, e ci imbocchiamo nel sentiero n°1, la via dell'Esbosco, una salita non difficile ma costante che riporta in alto. Finito, scendiamo finalmente al mare: il single track del Telegrafo, col suo finale ripido e sassoso, ci accompagna alla spiaggia di Calignaia. Finalmente posso mangiare il mio nuovo mix "parmigiano & datteri" mentre MrB fa la seconda diretta Facebook. 5 minuti di relax in compagnia delle onde del mare e si riparte.
Risaliamo la bellissima downhill del Kenion (sì, in cima c'è un cartello delle mtb che è scritto così) per tornare verso la strada statale che collega il Romito col Castellaccio: spunteremo nei pressi della Curva Nuvolari, dove c'è una trattoria. La trattoria da Rosa era stata scelta come punto birra. E' aperta ed entriamo: siamo sudati, bagnati, sudici di fango, insomma poco raccomandabili.
"Buongiorno, vorremmo una birra da 66 e due bicchieri di plastica"
"O voi da dove venite?"
"Siamo partiti dalla Puzzolente e ora ci torniamo, sono 30km che si corre"
"Ecco la birra, ve la offro io"
Come fare felici due bambini. Ci scoliamo la birra offerta gentilmente da Rosa, e si riparte: destinazione Gorgo, sentiero 00. Il tempo sembra rimettersi, nel frattempo: si alternano sprazzi di nuvole a sprazzi di sole, a noi basta che non piova più, ma il terreno è comunque pesante.
Menomale che questo è il tratto più corribile, andiamo per un bel po', ma l'ingresso nel "vero" sentiero 00 ci rallenta: un single track di salita costante dove soprattutto nella prima metà il terreno è un mix di fango e tratti pieni di sassi. Saliamo, non corriamo quasi mai per via della difficoltà dovuta alla pioggia caduta stamattina, ma ne usciamo: arriviamo alle palazzine e da lì si inizia la salita che, sempre sullo 00, porta ai piedi del Poggio Lecceta. Non ci andremo, perchè arrivati al bivio 00-Colognole, prendiamo la discesa che porta al bellissimo Acquedotto.
Ora, l'acquedotto Leopoldino è tanto bello quanto bastardo quando piove. Le sue pietre liscissime modellate dal Poccianti per realizzare questa imponente opera architettonica sono ricoperte da muschio, e con la pioggia diventano una roba pericolossissima. Si scivola, ed in alcuni punti si corre a 7-8 metri d'altezza dal terreno sottostante. Cadere è un attimo, e non possiamo permetterci di sfracellarci.
Oltretutto siamo oltre il 40esimo km, e la fatica inizia a farsi sentire: rallentiamo sia qui che nella salita successiva che porta a Colognole. Secondo rifornimento idrico, e mangiamo ancora. Perdiamo qualche minuto per un meritato riposo, prima di ripartire alla volta del Torrente Morra: lo guadiamo dopo una discesaccia tutta piena di pietre, e qui inizia quello che io chiamo "il giro della Morte". Nonostante non sia il più duro delle nostre colline in termini di km e dislivello, è stato il primo giro con un po' di salitacce bastarde sulle colline che abbiamo testato, e da allora è rimasto il giro della morte. E insomma, farsi il giro della morte dopo il 44km fino al 50esimo è stata un'impresaccia: ci sono due salite, entrambe di circa 200m di dislivello in poco più di 1.5 km, inframezzate da una downhill molto tecnica, piena di sassi e abbastanza ripida.
Non ci perdiamo d'animo, la fatica inizia a farsi sentire: sono quasi 9 ore che corriamo su terreno pesante, e la seconda salita, chiamata "Two fingers", inizia a far cedere Salvatore. Lo incito, si incita da solo, mi odia, ma tira avanti.
Il giro doveva passare dall'Eremo della Sambuca, ma decidiamo di saltarlo: per scendere lì avremmo dovuto fare una discesa in cui a metà c'è un tratto di pietre scivolose, ed ora le nostre gambe iniziano ad essere troppo stanche per affrontarla. Passare dal sentiero facile vorrebbe dire allungare troppo, e allora chiudiamo l'anello con la strada che porta direttamente all'ultima salita spacca gambe: Little Sheep.
La salita della pecorina è un'altra delle nostre salite più ripide. Corta, ma cattiva, e se la fai al 54Km ti devasta fisicamente.
Però è l'ultima, vera salita del nostro tour. Non ce ne saranno più dopo di questa e scenderemo soltanto, verso il punto dove stamattina alle 6 eravamo partiti. La saliamo, piano, ma arriviamo imperterriti in fondo. Ora c'è addirittura il sole, ma non ci leviamo le giacche di dosso perchè siamo ancora fradici e c'è un po' di vento che potrebbe dare fastidio. Mancano poco meno di 5km all'arrivo e c'è una stradona bianca, e Salvatore inizia a vedere le Madonne. E' stanco, il terreno bastardo l'ha spaccato, e la pausa forzata di 15 giorni a metà marzo gli ha fatto perdere un po' d'allenamento.
Però si scende.
E proviamo a correre. Io corro, ne ho ancora, anche se le gambe iniziano a essere veramente molto stanche, corro e corro.
Voglio finire almeno in 10 ore e mezzo, che per i vari intoppi successi, il terreno pesante per tutto il giro e la partenza non proprio facilissima, per me è un ottimo risultato.
Salvatore, a ritmo "ultra" mi segue un po' più lento distaccandosi ma mai smettendo di correre.
L'odore di birra inizia a farsi sentire nell'aria. Arrivato al cancello, lo apro con la foga di chi non ne può più. E' finita!
Mi metto a sedere, sono stravolto. Ora che l'adrenalina cala, inizio a cedere fisicamente. Sono talmente stanco che faccio fatica ad alzarmi dalla sedia mentre bevo la birra. Ma siamo soddisfattissimi. Brindiamo e mangiamo pasta al forno e tacchino arrosto.
58,8 km 2450d+ dice il mio orologio. Non abbiamo mollato un cazzo, nonostante fosse una giornata da lupi, abbiamo finito.
Abbiamo imparato cosa succede in un giro così lungo, abbiamo sentito cosa succede dopo un certo km, abbiamo imparato che da un certo punto in poi è importante gestire la fatica.
L'Ultra Trail del Mugello non ci prenderà alla sprovvista. ARRIVIAMO.
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