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Promontorio di Piombino di Andrea Pelleriti

Mare & trail è la definizione per il promontorio di Piombino.

Due giorni trascorsi qua, due giorni in cui me lo sono gustato passo passo.

La prima volta con un bel trail autogestito organizzato dai Survival Trail Runners di cui faccio parte e capitanato da Claudia che abbiamo chiamato “promontorio infuocato“!

È stato lo scorso 26 luglio, data storica per chi ha memoria e ricorda il 1953…

Da Cala Moresca passando per i single track tutti corribili tra cui la salita del”crocifissino” o sentieri più ampi come quello per la chiesetta di San Quirico , siamo arrivati a Populonia che abbiamo attraversato per poi dirigerci alla buca delle fate, a cala San Quirico dove ci siamo tuffati, a fosso alle canne, adorabile spiaggia abitata da uno scultore solitario, per rientrare, dopo 18 km e d+700 m. a cala Moresca. Un bel percorso tutto ombreggiato, con sentieri corribili, puliti, conil fondo di terra battuta, a tratti sassi, radici, insomma il tipico sentiero Trail boschivo ma con una vista mare dal colore turchese e smeraldo che rimane indelebile nella memoria.

Altra esperienza indimenticabile sul promontorio, lo scorso 22 agosto, a Baratti.

Preparato il campo base sulla spiaggia di Baratti dove poi avrei trascorso il resto della giornata godendomi il sole e soprattutto lo snorkeling, parto per esplorare la parte del promontorio che non ho visto il mese scorso. In particolare seguo un sentiero che da dietro il porticciolo di Baratti passa sotto Populonia raggiungendo buca delle fate. Ad un certo punto il sentiero sembra interrompersi per una frana ma ho trovato il passaggio ampio e così l’ho percorso tutto. Il rientro, una volta raggiunta cala san quirico, risalendo il promontorio ma non ho potuto correre tutto il sentiero che pensavo di fare perché termina nella zona archeologica. Comunque, un bel percorso, tutto all’ombra, tutto corribile, tutto in single track. La ciliegina sulla torta lo snorkeling rientrato alla base, il golfo di Baratti pullula di pesci e nuotarci in mezzo è fantastico!

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Trail notturni di Andrea Pelleriti

Avevo corso di notte, una volta, una gara a staffetta, tra l’altro breve, di poco più di 3km, su strada, un paio di anni fa. Una gara però non è correre di notte, liberi, nel bosco. Una gara trasmette qualche sensazione ma non tutte le emozioni e vibrazioni che si provano trovandosi solo nel bosco, dove l’unica luce è la tua frontale e devi prestare attenzione a dove mettere i piedi e al tempo stesso guardarti intorno per goderti l’oscurità mentre con l’orecchio assaggi i rumori della notte.

La prima occasione si è presentata con i #survivaltrailrunners, guidati, manco a farlo apposta, dall’Oscuro. Ci siamo avventura sulle colline livornesi.

In 4 temerari ci siamo affidati al percorso pensato da Salvo che ci ha fatto assaporare bei panorami al tramonto e scorci luminoso su Livorno a buio inoltrato. Un giro nel parco provinciale dei monti livornesi, da Salviano all’Eremo di Sambuca, la valle Benedetta e Limoncino.

La frontale, acquistata per l’occasione, si è comportata alla grande ed il giro fatto si è prestato molto bene al battesimo. Poco più di 20 km, d+ circa 900 metri, sentieri misti, alcuni single track altri più ampi.

Altro bel giro in notturna è stato quello a Castel Passerino. Un percorso che avevo già sperimentato (e descritto) di giorno

Castel Passerino

L’idea iniziale era di fare una birra con un amico, con Fabrizio, già compagni di altre avventure. Poi ha prevalso la passione per la corsa ed ho anticipato il giro che avevo già annunciato fare in solitaria e siam partiti. 15 km per d+ 650 m circa. Non c’è dubbio che Castel Passerino di notte, illuminato solo dalla frontale, esercita un gran fascino. Da luogo misterioso quale è, il buio lo rende ancora di più tale… e per fortuna siamo andati in una serata in cui la luna non era piena, altrimenti chissà come sarebbe andata! (leggere l’altro articolo su Castel Passerino per capire! ).

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Giro in Pizzorna di Andrea Pelleriti

Le cose quasi improvvisate sono le migliori.

Rispolverata l’attrezzatura da Trail (camel bag, coperta termica, fischietto, k-way e gps) e sfruttando che le regoli attuali della fase 2 covid-19 permettono di raggiungere la meta scelta per fare sport in auto, faccio rotta sul Colle di Matraia con l’obiettivo di attivare in Pizzorna percorrendo sentieri nel bosco a contatto con la natura e la storia.

La Mattina è calda ed alle 8 il sole è tiepido, si sta bene.

Il giro è tutto nel bosco, tra ruscelli, ponti in pietra, acacie prese d’assalto dalle api operaie. Un bosco che a tratti sembra incantato al punto da sentirsi un personaggio di una fiaba.

Raggiungiamo con un fuori sentiero un punto di difesa della linea gotica, una trincea in pietra costruita per ospitare artiglieria pesante. Oggi gli alberi non permettono più di dominare la vallata ma il punto effettivamente è molto strategico.

La Linea Gotica era una linea difensiva fortificata costruita dai tedeschi durante le fasi finali della seconda guerra mondiale per difendere la “padania” dall’avanzata degli americani. La linea difensiva si estendeva dalla provincia di Massa Carrara fino a quella di Pesaro Urbino, un fronte di oltre 300 chilometri lungo l’Appennino.

Proseguendo, abbiamo corso sotto la cima del monte Gromigno (950 m. slm) per poi fare sosta al campo di lancio dei parapendio da cui si gode un panorama con vista sulla valle del Serchio, le Apuane e l’Appennino.

Poi ci siamo diretti ai resti Dolmen di Pietrapertusa (970 m. slm). Pietra Pertusa è la cima più alta dell’altopiano delle Pizzorne. Il nome deriva dal latino petra perthusus, pietra con apertura. Pietra Pertusa è formata da tre colli, ognuno dei quali ha un’area archeologica scoperta casualmente negli anni ’60 e che oggi è inghiottita dalla natura e lasciata a se stessa. La struttura è, ora, purtroppo, semidistrutta a causa di una ruspa al momento dell’apertura della strada che corre sotto.

Ecco, finalmente, le Antenne dei ripetitori delle Pizzorne, proprio sulla cima di Pietrapertusa a circa 990 m. slm. La giornata è spettacolare, il cielo limpidissimo, fa caldo, nel bosco la temperatura è perfetta, non incrociamo nessuno. Indescrivibili le sensazioni e le emozioni, che si hanno correndo da soli nella natura.

Ma arriva anche il momento della discesa. Sarà per il sentiero 02, ripido e impervio, che in soli 3.5 km ci porterà dalle Antenne a Colle Matraia. La foto qui è di rito…

Alla prossima!

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La passione vince su tutto di Alessandro Tonelli

Nella vita, nel lavoro ma anche nello sport ho sempre vissuto di obbiettivi.

Logicamente sempre commisurati alle mie capacità... ma sono anche un sognatore... perché alla fine non costa nulla e mi fa star bene.
Su queste pagine solitamente si raccontano le forti sensazioni che da questo sport, partendo dal viaggio, dagli amici, dai pensieri la notte prima della gara e infine il grande evento.
Questo può essere ufficiale ma anche no perché i trail più belli tante volte sono quelli che si fanno esclusivamente in compagnia di amici e compagni di squadra.
Il 2020 per le note vicende sanitarie ha portato ad annullare praticamente le competizioni più importanti della stagione. Doveva essere un anno non di transizione. Alzare l’asticella era il mio obbiettivo soprattutto nei km.
Le iscrizioni erano già partite per alcuni Trail minori ma anche per gare importanti a livello internazionale.
Dai 60 km del Mugello al Dolomiti Extreme Trail e poi GTCourmayer, la "Mountain" del Cervino e infine chiudere con la spettacolare Via di Annibale.
Niente di tutto questo.... tutte annullate ...Holy God !

Ma il Trail non è fatto solo di corse e gare,  è anche una scuola di vita dove il gioco di squadra ti aiuta comunque a crescere, soprattutto a stare con gli altri. A dividere gioie e dolori con qualcuno sempre pronto a darti una pacca sulla spalla.
Perché se in gara sei da solo e devi far conto solo ed esclusivamente sulle tue forze fisiche e mentali, nei nostri Trail autogestiti lo spirito di gruppo è fortissimo.

Questo è l’atteggiamento che mi ha fatto maturare nei Survival.

Ho voluto scrivere questo articolo principalmente per ringraziare questo gruppo .
Ricordo bene i primi Trail impegnativi dove chiudevo la coda sbuffando e soffrendo come un cane. Timoroso di essere un peso per gli altri che invece mi hanno sempre aspettato e sostenuto.
In pochi mesi ho allungato km e dislivello ed oggi per me è un motivo di orgoglio essere invitato a delle uscite molto impegnative.
Così dopo l’apertura delle frontiere regionali ho gradito molto gli inviti di Riccardo e Gabriele a due Trail che fino all’anno scorso mi sarei sognato.
I test sono stati superati e l’autostima è salita vertiginosamente ma con i piedi sempre ben piantati per terra.
Bellissimo il primo trail attraverso le colline livornesi dove per 27 km ho tenuto botta ai ritmi di Riccardo che soprattutto in salita mi da dei punti. Non ho mollato un centimetro. Attaccato come una zecca 😂

Poi gli ho detto di mollarmi e così mi sono arrangiato seguendo le tracce del percorso tramite applicazioni GPS... tutte cose imparate in questo gruppo.
Alla fine ci siamo ritrovati alle macchine con 46 km fatti ( lui 50 😬 ) e tanta birra bella fresca ad aspettarci.

Poi una molla è scattata nel mio cervello ( ebbene si ne possiedo uno !! ) per scrivere questo articolo... ed è successo il 19 giugno scorso.

Meno km ma tanto DAF ( dislivello a fottere lo chiamiamo in gergo ).
E qui ad aspettarmi c’erano Gabriele e Giulia due autentici stambecchi toscani.
Mi avevano già messo alla prova una settimana prima sui miei sentieri di casa ( spero di averli fatti soffrire un pochino 😀...) ma le Apuane sono completamente un altro territorio.
Aspro, tagliente, suggestivo, complesso... gli aggettivi sarebbero infiniti.
Qui ho allenato soprattutto un aspetto importante :  la concentrazione.
Può sembrare un aspetto secondario rispetto alla fatica fisica su questo percorso davvero impegnativo.
Invece garantisco che la fatica mentale si è fatta strada molto velocemente,  perché su quel territorio non essere concentrati può essere fatale.
Quindi avanti tra salite mostruose e ferrate.
Tanta fatica ma anche tanta soddisfazione che è difficile da descrivere.
Le foto e i video che giro sono ricordi indelebili ( fra trent’anni mi piacerebbe rivederli mentre faccio una bella passeggiata in montagna 🤣) e con Gabriele, altro appassionato fotografo e cameraman,  ci sbizzarriamo scattando centinaia di foto e video.
Adesso a fine luglio mi attende la cosiddetta prova del 9 : il Camp del Mont Blanc, 90 km in due giorni e 5500 D+ insieme a professionisti del TRAIL dai quali spero ancora di apprendere nozioni per la mia crescita ( mentale e tecnica .... non fisica .... per quella rimango un piccoletto.... ma come dice il proverbio dentro la botte piccola c’è il vino buono 😉 )
Ringrazio Dio di farmi vivere a pochi minuti dal mare e a poco più di mezz’ora dalle Alpi.... con territori così la voglia di TRAIL arriva in automatico.
Spero di aver trasmesso un po’ della mia passione, e mi auguro che alla fine possa incuriosire qualcuno come è successo a me leggendo articoli come questo.

Un saluto da Capitan Tonno 🐟 🏃‍♂️

 

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Via della Lana e della Seta 2020 di Pietro Leoncini

Via della Lana e della Seta – da Bologna a Prato

Doveva essere un viaggio con mia mamma, ma si è trasformato in un’avventura in solitario. Forse la lunghezza della via, 130 km, e relativo dislivello, oltre 6.000 metri D+, l’hanno fatta desistere. Pazienza, ci saranno altre occasioni.

Giorno 1 – Bologna / Sasso Marconi prima tappa. 23 km poco dislivello.

Sono le 5 di mercoledì 17 giugno. Parto da casa a piedi e attraversando la città raggiungendo la stazione. Incrocio varie persone, chi deve ancora andare a letto e chi invece sta iniziando la giornata. Il mio treno parte alle 5.53. Farò scalo a Firenze e Prato per arrivare a Bologna alle ore 8.30 circa.

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La partenza ufficiale è da p.zza Maggiore, foto di rito e si inizia il cammino.

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Seguendo la guida e la traccia gps è impossibile perdersi, invece anche senza la presenza di Gabriele Ianett mi ritrovo nel vecchio ghetto ebraico e smarrisco la strada. Riesco a trovare via Oberdan, fino ad incrociare il canale di Reno. Da lì si costeggia tutto fino ad arrivare alla Chiusa di Casalecchio di Reno. Prima di proseguire vi consiglio di entrare in Via Giordani, da li troverete un sentiero che vi porterà proprio a pochi metri dalla chiusa, ne vale la pena. Senza fare troppo rumore, in quanto vicino a delle case, in questa area si potrebbe passare la notte in bivacco, se si arriva a Bologna nel pomeriggio, anziché la mattina.

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Ritorno sui miei passi. Attraverso il parco sotto San Luca. Passo davanti a Villa Sampieri-Talon, per poi proseguire lungo fiume, fino a trovare un ponte in ferro che lo attraversa.

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La Via si fa un po' noiosa per i miei gusti. Asfalto e paesaggio piatto. All’improvviso la Via ti porta dentro Palazzo Rossi, bellissimo e ti fa riattraversare il fiume Reno sul Ponte di Vizzano degli anni 30, affascinante.

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Questo tratto è in comune con la Via degli Dei. Il mio consiglio per arrivare a Sasso Marconi è salire a Mugnano di Sopra e poi ridiscendere. Io purtroppo ho fatto la provinciale e l’ho trovata molto pericolosa, la SCONSIGLIO.

Comunque a poche decine di metri dal ponte della A1 si scatena un acquazzone. Mi riparo e aspetto che finisca. Nel frattempo faccio il punto della situazione. Sono stanco. Affamato. E dormire nel bosco dopo tanta pioggia non fa per me. Mi prenoto una mezza pensione all’Hotel Ristorante “La bettola”, che tanto bettola non è. 45 euro per la camera+colazione e 42 per la cena, menu alla carta, forse potevo spendere meno. Totale 87 euro. Caro, ma secondo me ne valeva la pena. Domito e mangiato ottimamente.

Giorno 2 – Sasso Marconi / sotto il monte Vigese seconda tappa e prima metà della terza. 38 km parecchio dislivello.

Mi preparo con lo zaino già pronto. Faccio colazione alle 7.30 e alle 8 sono in cammino. Pure qui la Via ti porta sulla provincia, stretta e pericolosa. La SCONSIGLIO. Forse è meglio passare da Sella di Monte Mario e poi scendere da Battedizzo.

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Comunque riesco a raggiungere Sirano e finalmente tocco il bosco e i sentieri che piacciono a me. Inizia anche una bella salitona fino a Monte Bacco.

Sul crinale si alterna strada asfaltata a carrarecce e sentieri. Si percorre in parte la ciclovia della Memoria. Nei pressi di Nuvoleto mi fermo a fare merenda.

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Devio dalla traccia ufficiale per salire sul monte Sole. Il panorama merita.

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Scendo e mi trovo davanti il Monte Caprara con le suo opere difensive tedesche. La cartellonistica dice che per fare tutto il giro ci voglio 2 ore. Lascio lo zaino nascosto nell’erba e decido di seguire le indicazioni. Qui si trovano vecchie trincee e acquartieramenti tedeschi, siamo sulla linea gotica. In meno di 40 minuti risono sulla Via.

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Dopo poche centinaia di metro trovo i ruderi di Caprara di Sopra.

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Alla Scuola di Pace mi faccio riempire le borracce d’acqua. Proseguo e trovo molti ceppi commemorativi degli eccidi che si sono consumati durante la guerra.

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Monte Salvaro, dove regna il pino silvestre e poi tutta discesa fino a Grizzano Morandi, dove mi fermo verso le 15. Al primo bar che incontro mi faccio fare un panino, mi bevo una bella birretta. In paese c’è un’alimentari, dove compro qualcosa da mangiare e da bere per stasera a cena. Decido di proseguire fino a che ho voglia o non trovo un posto che mi ispira per dormire in amaca. Faccio il pieno d’acqua alla fontanella davanti alla chiesa e riprendo il mio cammino. Proseguo tra asfalto e sentieri. Incrocio anche un sito etrusco che vado a vedere, ma è pieno di erbacce non si capisce bene dove siamo i ruderi.

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Più avanti, sotto il monte Vigese trovo un bel posticino dove montare l’amaca. Mi rilasso, mangio, bevo e mi addormento come un sasso.

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Giorno 3 – sotto il monte Vigese / Vernio seconda metà della terza tappa e tutta la quarta. 32 km un bel po' di dislivello.

Mi sveglia un raggio di sole che attraversa i rami degli alberi.

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Smonto tutto e proseguo. Arrivo a Burzanella, ma il minimarket apre alle 8.30, e dovrei aspettare più di un’ora. Decido di proseguire. Appena prima di lasciare l’asfalto per il sentiero, vedo una signora che sta spazzando le scale di casa. Saluto con il buongiorno. Lei contraccambia e mi offre un caffè……che culo…..mi fermo al volo. Mi porta anche dei buonissimi biscotti. Lei è Viviana. Sopravvissuta ai rastrellamenti tedeschi. Il padre è stato fucilato dalla SS, assieme ai vicini di casa, per una presunta miccia per dinamite trovata nel suo fienile. (eccidio di Burzanella) Mi racconta della sua vita, si commuove, io trattengo le lacrime a stento. Ci raggiunge anche la cognata Fernanda. Rimango a parlare con loro per più di un’ora. Grazie Viviana. Grazie Fernanda. Dei mille ricordi in 130 km questo sarà il più emozionante.

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Con il cuore a mille e la pancia piena, riprendo il mio cammino. Attraverso campi coltivati di grano e alcuni boschi meravigliosi. Appena prima di Castiglione di Pepoli seguo le indicazioni della Via anziché il gps che ti fa passare lungo il lago di S. Maria. Pazienza. In paese mangio, faccio il pieno delle borracce e proseguo.

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Inizia una breve ma intensa salita che mi porta al Rifugio Ranuzzi –Segni, che a causa del coronavirus è completamente chiuso, anche il bivacco e pure la fontanella non butta acqua. Meno male che le tirate d’orecchio dello Ianett sono servite……ho fatto il pieno a Castiglione.

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La Via scende fino a Rasora, dove spero di trovare il circolo aperte…..invece è chiuso. Rifaccio acqua davanti alla chiesa e proseguo. Il Cammino si fa più umido e attraverso spesso ruscelli carichi d’acqua. Ci starebbe anche un bel bagnetto, ma proseguo. Incrocio l’Alta Via dei Parchi e in breve raggiungo Montepiano.

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Qui mi fermo a mangiare un panino e bere una birretta. Esco dal bar e incontro per la prima volta due camminatori. Sono Stefano e sua moglie, da Torino. Dopo due chiacchiere decido di prenotare nello stesso b&b. Ci incamminiamo assieme, e per un breve tratto abbiamo lo stesso passo. Parliamo del più e del meno. Dopo poco ci perdiamo di vista e ci ritroveremo direttamente al b&b. Ceniamo tutti assieme e poi a nanna. B&b Il Pozzo di Celle, 45 euro notte, cena e colazione.

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Giorno 4 – Vernio / Prato quinta e sesta tappa. 27 km poco dislivello, tanta discesa

Mi sveglio abbastanza presto. Faccio colazione e finisco appena i miei compagni iniziano. Forse è il caso di proseguire ognuno con il proprio ritmo. Parto ed è subito salita. In una quarantina di minuti sono in cresta sul sentiero 20 nel bel mezzo del complesso demaniale Calvana. Si alterna bosco a pratoni al sole. Non scendo a Vaiano, anche se ci sono le indicazioni. Rimanendo in quota anziché 40 km per arrivare a Prato ne faccio 27. Raggiungo Monte Maggiore, mi fermo poco perché trovo tantissima gente e pure chiassosa. Raggiungo il memoriale di Valibona. Piatto “Birbone” e birretta. Mangio all’ombra di un albero. Mi rilasso.

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Dopo una mezz’ora, riprendo il mio cammino. Da qui è tutta discesa lungo un torrente in secca.

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Raggiungo la ciclabile e la chiusa sul Bisenzio. Foto di tiro. Ho un caldo bestia e mi aspettano diversi km al sole. Non vado in città, ma direttamente in stazione. Prima però mi concedo un altro spuntino.

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Avviso Lara che sarò alla stazione per le 17:30. Siamo in 5 in macchina e dopo 4 giorni di poche parole vengo investito dal chiacchiericcio. Rimando stordito. Mi ci vorranno un paio di giorni per riabituarmi alla frenetica vita di tutti i giorni

A presto Pietro

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Castel Passerino di Andrea Pelleriti

Nel trail bisesto avevo mancato per pochi metri la deviazione per Castel Passerino e da allora ero rimasto col desiderio di visitare quel che resta di questo avamposto quattrocentesco sulle colline sopra Cerasomma. Il Covid-19 ha fermato per un paio di mesi le scorribande nei boschi che, per fortuna, dal 4 maggio, in solitaria, si possono riprendere. Così ho fatto rotta su Castel Passerino e la Polla del Bongi, in solitaria. La mia prima piccola esperienza trail in solitaria, sicura e ben gestita grazie ai consigli e le app che i compagni del Survival Trail runner mi hanno trasmesso e insegnato a usare.

Sono partito da casa, in verità con l’idea di fare una cosa diversa ma poi il richiamo del bosco è stato forte. Ho fatto rotta su San Donato e Meati e da qui sono entrato nel bosco, percorrendo un sentiero corribile ma reso insidioso dalle numerose MTB che ho incrociato sfrecciare in discesa. Questo, in effetti, è l’unico neo della mattinata che nn solo nn mi è piaciuto ed ha, per fortuna solo in parte, rotto l’incantesimo e la magia del sentiero e del bosco ma mi è sembrato pericoloso perché in un paio di occasioni me le son trovate davanti all’improvviso su una curva.

Castel Passerino è una fortificazione sul Monte Romagna che risale al Medioevo ed era strategica perché dominava sia il versante lucchese che pisano. Si trova vicino alla Rocca di Riprafatta ed aveva una torre centrale racchiusa in due cerchia di mure concentriche Fu demolito nel 1313 per ordine del condottiero pisano Uguccione della Faggiola; ricostruito da Castruccio Castracani nel 1337, invaso dai pisani e incendiato nel 1394, fu poi abbondonato agli inizi del 1400.

Ho trovato tanti rovi e pietre e quel che resta della torre ma ne è valsa la pena correre fin qua, anche solo per vedere il panorama della vallata circostante.

Sarebbe interessante tornarci di notte magari a luna piena anche se c’è da stare molto attenti perché si rischia di incappare nel fantasma dal mantello nero. Si credeva che in quella zona fosse stato nascosto un tesoro ed il fantasma fosse il suo custode! La leggenda narra di un guerriero che arrivò ai piedi del castello con dell’oro nascosto una sacca di cuoio. I soldati di guardia al Castello lo accolsero, lo ospitarono, fecero ubriacare e uccisero per derubarlo; dovettero però nascondere il bottino perché altri avventori si avvicinarono al castello; in realtà erano milizie nemiche pertanto inizio la battaglia. I soldati di guardia al Castello morirono ed il tesoro non fu mai ritrovato e il fantasma del guerriero è sempre rimasto li a vegliare sul suo oro.

Si dice anche che presso il castello ci fosse una cappella con una fessura buia, profonda e puzzolente che conduceva all’inferno! ma io non l’ho trovata, forse è rimasta schiacciata dalla torre ?

Finita la mia visita a Castel Passerino riprendo a correre sul sentiero finché non trovo il bivio che conduce alla polla del Bongi ma purtroppo non c’è acqua da bere.

Proseguo così la mia corsa nel bosco finché non incrocio la strada di Meati sbucando proprio davanti ad una edicola di culto lungo la strada; non capisco quale sia la ragione per cui è stata costruita proprio li, chissà forse, come narrano le leggende che ruotano intono a queste “casette di culto” per ricordare eventi inusuali come le rose sbocciate nella neve, o l’acqua che fuoriesce da rocce secche, oppure insetti d’oro, o musiche che incantavano i viandanti. Bello correre in un ambiente così ricco di verde e leggende!

https://pellerun.home.blog/2020/05/11/castel-passerino/

Altro trail corso in zona: Trail bisesto… Trail funesto

https://pellerun.home.blog/2020/03/18/trail-bisesto-trail-funesto/

Buona lettura !
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