Trail Val di Bisenzio 2017 di Pietro Leoncini
E’ da fine luglio 2016, con la Trans D’Havet, che non metto un pettorale. Prima della Abbots Way del 30 aprile ho bisogno di riprovare questa sensazione.
Mi iscrivo al Trail del Monte Penna, ma influenza e la giornata piovosa m’impediscono di partecipare alla competizione.
Tra i mille impegni spunta fuori il Trail Val di Bisenzio, e m’iscrivo.
Nel 2014 questa gara è stata il mio primo trail, e lo chiusi in 2 ore e 27 minuti. Dopo 3 anni di allenamenti sono curioso di vedere i progressi fatti.
Mi presento il 26 marzo bello pimpante al ritiro pettorale presso Centro Scienze Naturali di Prato, base logistica della gara. Respiro clima di competizione, è questo l’obbiettivo di oggi. La vestizione, la gestione dell’emozioni, la preparazione dello zaino e quei piccoli particolari che in allenamento sono secondari.
La Banda dei Malandrini è uno dei migliori team in Toscana in fatto d’organizzazione gare. Il clima durate tutta la manifestazione è disteso e tranquillo, ma dallo schieramento di mezzi di soccorso si capisce anche che la sicurezza non è affatto sottovalutata.
Il percorso si snoda all’interno del territorio ANPIL del Monteferrato e del Monte Javello per 18 km e 950 metri D+.
Alle nove precise il via. Provo a stare con i primi, ma il ritmo è indiavolato e mi sorpassano in una ventina di atleti.
La prima salita è tosta e subito all’inizio. Ho una brutta sensazione di addormentamento e intorpidimento delle braccia; ho pensieri negativi, ma dopo un paio di km la situazione di normalizza, e prendo il mio ritmo gara. Vorrei rimanere sotto i 7 minuti per km di media.
Nel frattempo la salita finisce e mi butto in un tratto in discesa molto tecnico, pieno di pietre appuntite, sembra di stare sullo 0-0 vicino al passo del castagno sui miei Monti Pisani. Questo mi esalta e inizio subito a sorpassare 3-4 atleti. Uno di questi, appena passato, prova e riconquistare la posizione ma dopo pochi metri cade rovinosamente a terra. Il mio ritmo è buono, riesco a correre quasi sempre.
Davanti a me intravedo un atleta che considero più forte di me, cosi deciso di impostare il mio ritmo gara su di lui e vedere se reggo il suo ritmo. In salita guadagno qualche metro, in discesa e in piano gli rimango in scia.
Arriviamo al km 9 al primo e unico ristoro solido/liquido. Dovrei deviare di qualche decina di metri dal percorso per usufruirne, ma vedo la mia “lepre” che non accenna a fermarsi, e anche per non perdere terreno nemmeno io lo faccio. Mi soffermo un attimo a prendere un bicchiere d’acqua che un volontario gentilmente offre sul bordo della forestale.
Qui inizia un tratto molto corribile ma altrettanto tecnico, una pista di down hill pieno di sassi. Riesco a contenere il distacco ad una decina di metri.
Al km 13 inizia l’ultima salita. Mi faccio un po' tirare e riprendo fiato. A un 500-600 metri dalla vetta provo ad allungare, e ci riesco. Arrivato in cima, inizia subito l’ultima discesa, che faccio a tutta e dove riesco a passare altri due concorrenti.
Arrivo 12 esimo assoluto in un ora e 57 minuti. Strafelice.
Pasta party con pasta, fagioli e spinaci, affettati, pane e olio, e l’immancabile Birra Menabrea.