Kranjska Gora Trail di Fabiano Picco
Kranjska Gora Trail
60 Km
3260D+
Iniziamo la stagione autunnale con un bell’ultratrail oltre confine. Nonostante siamo a meno di 10 km dall’Italia siamo iscritti solo in 3 italiani su questa lunghezza, su 137 iscritti. Prima della partenza conosco gli altri due italiani (uno dei due mi aveva contattato al telefono alcuni giorni prima)
Arrivo alle 6 di mattina, ci sono 3 gradi… fa un freddo… Per fortuna ho pensato di non uscire dalla macchina già con i pantaloncini corti… Vado allo stand che sta aprendo i battenti, gli sloveni parlano una lingua che non si capisce. Magari loro si capiscono: secondo me si sono messi tutti d’accordo per dire delle parole strane a caso e farsi beffe di me… bho… ritiro il pettorale, cerco di capire cosa devo ritirare un po’ in inglese e un po’ a gesti.
Mi faccio i miei calcoli, dovrei stare 11 ore. Prima della gara mi confronto con uno degli italiani, mi dice che sicuramente la farò entro le 10 ore… mah, è la prima volta che la fai, non mi conosci, non sai quato corro, cosa ne sai come posso arrivare io? Bho…
Partiamo alle 7.00, con un paio di gradi in più e con i pantaloncini corti. 10km di poca pendenza e tanta strada corribile. Primo ristoro, mi fermo, mangio salame e formaggio e comincio a sentire caldo, mi tolgo la pettorina paravento, ma dopo un po’ tra ombra e aumento di quota risentirò freddo. Si sale, 1300 metri di dislivello fino a 21 km, finalmente trovo un po’ di sentiero, mi veniva l’ansia con tutto sto asfalto e strada carrabile. Arriviamo al confine dell’Austria, si vede il Faaker See e Villach.
A 2 ore e mezza di percorso mi superano i primi due del percorso di 35 km… il percorso che ho fatto io in 2 ore e mezza loro lo hanno fatto in 1 ora e mezza… due bestie! Il terzo mi raggiungerà dopo 40 minuti.
Da qui un bel tratto tecnico, sempre sul confine per 4-5 km. Ho una pall… pardon, ho un piede in Austria e uno in Slovenia, con una vista mozzafiato a momenti verso destra e a momenti verso sinistra. Sembra assurdo che in questi sentieri si combattesse, in un ambiente così puro… Vodafone continua a scrivermi "Benvenuto in Austria", "Benvenuto in Slovenia", "Benvenu... ascolta, quando ti decidi da che parte stare mi avvisi, grazie"
Ristoro, si riparte, di nuovo su carrabile.
A ogni persona che mi sorpassa gli dedico un BRAVO, che è internazionale e si può usare in Slovenia sia al maschile che al femminile. Ogni volontario o persona che incontro la saluto con un CIAO, di nuovo internazionale. Cerco di capire cosa mi dicono in risposta al CIAO per parlare una parola di sloveno, ma ogni volta la risposta è diversa e la percezione che siano tutti d’accordo e che mi stiano prendendo per il culo aumenta. Grazie forse si dice OLA, o qualcosa del genere. Spesso uso ola anche per salutare, che vergogna… mah… magari pensano sia spagnolo, dai.
A 28 km guardo la traccia GPS, sono fuori di 1 km in linea d’aria dal posto in cui dovrei essere, sembra abbia sbagliato di girare 4 km prima… Cerco di capire se possa essere un errore della traccia. La strada è ben segnalata, ma magari sono finito su quella da 35 km e ho perso un bivio… Mi supera uno e poi un altro del percorso corto, “Iscius mi, du iu spik inglish?” (incredibile, parto con l’inglese con un’accento turistico assurdo, so parlare decisamente meglio, sarà l’ansia, sarà la stanca…), “yes” mi dice, ci confrontiamo, prima mi dice che sono giusto, poi parla con l’altro e mi dicono che forse ho saltato un bivio. Mi fermo, dopo 30 secondi arriva un altro concorrente della corta, passo ad un inglese più Oxford e meno slang e mi dice che sono giusto, riparto poco convinto e per fortuna dopo 1 km arrivo al ristoro dove mi confermano che sono sul percorso corretto. Sono in vantaggio sui tempi previsti. Mangio qualcosa e si riparte, di nuovo in salita ma di nuovo su strada corribile… continuo a correre anche in salita, avrei preferito più pendenza per giustificare una camminata. Mi sorpassano in due, lasciandomi intendere che sto andando troppo piano.
Mi sorpassa la prima donna a 3 ore e 50 di percorso, un paio di cosce da panico, fissate su due ginocchia striminzite, ste gambette che viaggiavano saltellando da un sasso all’altro, faceva impressione, una macchina da guerra.
Arrivo alla seconda cima, scopro che mamma e papà mi aspetteranno all’arrivo. La notizia mi galvanizza e parto in discesa sorpassando qua e là di buona lena prima su sentiero molto tecnico e poi di nuovo sull’odiata carrabile. Arrivo a valle e si continua su un odiatissima ciclabile asfaltata.
Km 51, mi offrono cevapcici e slivovitz. Ecco finalmente due parole in sloveno che memorizzo bene. Fino ad ora tutti quelli che ho trovato comunque parlavano bene inglese, a parte i due che mi offrono cevapcici e slivovitz. Grazie per aver arricchito il mio vocabolario!
La grappa scalda e riparto, sono in vantaggio di più di un’ora rispetto ai tempi di marcia previsti.
Km 54, ultimo scollinamento. Fino ad ora non sono molto soddisfatto, questo trail è troppo corribile e ci sono pochi tratti spaccacaviglie che tanto mi piacciono. Sapevo che ci sarebbe stato un bello strappo alla fine, ma non pensavo a un vertical del genere.
Km 55 e ho già fatto 200 metri di dislivello su 1 km, una pendenza del genere taglia le gambe, soprattutto dopo 7 ore di corsa. Mi superano due tedeschi, mi parlano in un inglese tedescato. A questo punto avrei difficoltà a capire uno che mi parla in italiano, battuta e controbattuta e alla fine mi dice “it’s a no ending story!”, finalmente ho capito, “sorrido” mentre l’acido lattico fa il suo lavoro sulle mie povere cosce.
Da qui il percorso in salita è lo stesso che si farà in discesa, a tratti è sentiero e a tratti è pista di sci invernale, ora ghiaino.
Km 56, altri 200 metri di dislivello su un km… tutti quelli che incontro che scendono mi dicono Bravo, rispondo “no, bravo tu”, uno mi batte una mano sulla spalla, devo avere la faccia agonizzante mentre salgo. Cerco di guardare su, ma non si vede la cima. Il percorso continua sotto una seggiovia, a tratti fa uno zig zag, sentiero molto tecnico e pieno di radici. Un paio di loro mi sorpassano.
Guardo l’altimetria mancante sul GPS dell’orologio, dice 0, dovrei essere in vetta… e invece...
Km 57, 300 metri di dislivello su un km… e arrivo finalmente in cima… mannaggia che fatica… vedo la malga, faccio 20 metri camminando, vedo una volontaria che prende nota del mio numero di pettorale, penso “è il ristoro questo?”, elaboro la traduzione “….”, no in sloveno non so abbastanza parole, dire “cevapcici Bravo Slivovitz ciao” non aiuterebbe. Elaboro in inglese “…”… come si dice ristoro? Bho… guardo il sentiero che continua in discesa e dico “di qua? Bon…” e saluto senza mangiare niente…
Con questa salita l’ultra trail di Kranjska Gora ha guadagnato il mio rispetto.
Scendo di buona lena, mi accorgo che dire “Bravo” a quelli dopo di me, che stanno salendo, dà una certa soddisfazione… “Ah! A-ah! Io sono prima di teee! E adesso faccio la discesaaa”.
Incontro i due italiani, li saluto e li incoraggio.
Mi supera una ragazza, io corro ma ora lentamente.
Arrivo in paese, mancano un po’ di segnali, ma tutta la gente che mi vede mi indica la strada e mi dice “Bravo” e mi applaude. Lo sport qui è visto veramente in modo positivo e tutti si girano, mi applaudono, si spostano per farmi passare.
Arrivo all’arrivo! 9 ore e 26! Mia mamma e mio papà mi corrono incontro e mi baciano, sono commosso! Un quarantenne che si commuove come se avessi 7 anni e i miei genitori fossero venuti a vedermi alla recita di natale.
Beviamo una birra assieme (la prima della giornata…) e poi mi salutano. Mi hanno fatto un regalone!
Faccio la doccia e mangio la pasta… pasta proteica… mannaggia… ma lasciate che la pasta la facciano in Italia… Stavo per mangiare il piatto di cartone e lasciare lì la pasta.
60 km, 10 di sentieri, 40 di carrabile, 10 di ciclabile. Molto belli i paesaggi, stupenda l’accoglienza della gente. Troppo poco tecnica. Ma la consiglio.