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INFERNO DEL GRAN SASSO di Alessandro Tonelli

INFERNO 🔥 del GRAN SASSO. 63k 4000D+

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A distanza di 45 giorni dalla traversata dei Carpazi mi ripresento in un altra zona tra le più selvagge d’Italia : il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

L’iscrizione è stata fatta perché nel caso avessi fallito al Transilvania ( 108 km … se avete voglia di leggere la storia è stata pubblicata in un post del 5 giugno 2023) qui c’era l’opportunità di passare dalla 63k che ho fatto,  alla 103k,  per superare la fatidica quota 100.

La Transilvania poi è stata superata e quindi ho optato per la distanza più corta ( si fa per dire 😅🥵 ).

Un piccolo inciso su uno stereotipo comune quando vai a correre in paesi che secondo il tuo grado di giudizio sono meno organizzati di quello che facciamo noi in Italia .

Ho criticato aspramente l’organizzazione del Transilvania 100, per il grado di sicurezza che era veramente superficiale, per le indicazioni del percorso che in alcuni tratti avevano le sembianze di una caccia al tesoro, per dei ristori non altezza di una gara del genere…. Ebbene tutto questo è stato pareggiato se non superato in questa terza edizione dell’Ultra Trail del Gran Sasso.

L’unica giustificazione che posso dare è data dalla giovane età di questa manifestazione che è solo alla terza edizione.

Mentre scrivo questo articolo, mi è arrivata una mail direttamente dall’organizzazione abruzzese che si scusava delle tante (troppe) cose che non hanno girato per il verso giusto.

Troppe pecche hanno minato la pazienza dei partecipanti…. Dalla tracciatura del percorso che non combaciava con le segnalazioni visive, ai ristori che erano inadeguati per affrontare certe distanze, soprattutto a livello idrico visto le temperature del periodo ..al pochissimo personale presente sul percorso.

Un pacco gara deludente malgrado uno sponsor prestigioso come La Sportiva.

Insomma tutte cose sperimentate abbondantemente in Romania… ma sai sei in Romania e quindi lo giustifichi… È no !

Tutto il mondo è paese e quindi mettiamo nel cassetto certi pregiudizi e critichiamo sempre in maniera obbiettiva.

Le parole scritte dall’organizzatore rendono chiara la situazione :

“Senza entrare nello specifico di alcune scelte sbagliate ed errori di valutazione vi porgo le mie più sincere scuse. A due giorni dalla fine dell'edizione 2023 ancora non posso credere di avervi messo in difficoltà: ho reso una gara difficilissima, impossibile”

È un buon inizio aver riconosciuto i propri errori, e sono certo che porranno rimedio, perché avere dei posti così meravigliosi è una fortuna per pochi.

Un trail durissimo che ti riempie comunque di soddisfazione.

Molti mi domandano su quali parametri scelgo di partecipare a questa o quella gara.

La risposta è unica : i paesaggi che vado ad attraversare. 

Il trail è uno sport di sofferenza, che ti porta se hai la testa giusta, a superare dei limiti che mai ti saresti immaginato e quindi per bilanciare tutto il disagio hai bisogno di circondarti con la  massima espressione che ti da madre natura.

È il Gran Sasso ne ha da vendere di tale bellezza. Illuminato dai primi raggi del sole è davvero maestoso. 

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Un posto magico quasi surreale quando attraversi i suoi fitti boschi, i suoi altopiani verde smeraldo,  circondati da montagne grigie e dure come l’acciaio.

Creste infinite, lunghissime salite che ti fanno tremare le gambe,  compensate da alcuni nevai ancora presenti malgrado le alte temperature.

Ai blocchi di partenza non potevano mancare i Survival Trail Runners.

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Cena dello sportivo alle 18.30 del venerdì con riso integrale, barbabietola e pollo.

Il mio pensiero positivo va però alla cena del sabato,  dove vige la regola  “Liberi Tutti”.

Cibo e alcool in abbondanza 😋😂

Sono le 2.15 quando ci incontriamo nell’area adiacente alla partenza.

La temperatura è già gradevole, cosa preoccupante 🥹.

Partiamo in 110. 

Mi aspettavo più partecipazione visto che si corre in centro Italia. Una buona parte dei corridori è locale.

La fatica è ai massimi livelli perché dopo 34 km gestiti allegramente arriva un conto salatissimo da pagare.

Ci arrivo in circa 5 ore seguendo i consigli nel briefing pre gara,  che consiglia di bere oltre che ai ristori previsti nel percorso, anche alle numerose fontanelle posizionate sulla prima parte del tracciato.

Qui inizia completamente un altra storia, che mi porta a coprire la distanza rimanente nel doppio del tempo impiegato sino a quel momento.

Sono le 8.15 del mattino e visto che siamo partiti alle 3.00 decido di chiamare Cristina per avvisarla che sta andando tutto bene.

Le sue parole mi danno ulteriore carica sotto un sole che inizia a fare capolino ; prima in maniera gentile quando attraverso ancora dei sentieri boschivi ma poi diventa ignorantissimo quando la vegetazione scompare.

L’acqua inizia a scarseggiare in maniera preoccupante.

Il prossimo ristoro è lontanissimo e questo non va assolutamente bene. La maggior parte degli atleti percorre quel tratto tra le 11 e mezzogiorno quando il sole è allo zenit 🥵

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Non riesco a idratarmi come vorrei… al 40 km vengo colpito da un crampo improvviso e doloroso. Ho una bustina di integratori che rimediano per un po’ di tempo.

Al km 42 l’acqua finisce e devo fare ancora 4 km con una pendenza molto importante.

Sopraggiunge una forte nausea. 

Non  posso nemmeno mangiare perché il cibo mi cresce in bocca , faccio fatica a deglutirlo senza un goccio d’acqua.

Mi adeguo e cerco di mantenermi calmo; non guardo più l’orologio, ma osservo il rifugio come un miraggio in lontananza.

Finalmente sotto un sole cocente arrivo al rifugio Campo Imperatore.

C’è una fiumana di turisti che ti guardano come un marziano.

Corro a prendere l’acqua… è calda 😩. Nemmeno temperatura ambiente… ti chiedono il numero di pettorale alla consegna della bottiglietta… quasi come se fosse contata. Li guardo allibito e gli dico di darmene subito almeno 3.

Con due riempio le borracce e una la consumo di botto.

Mi danno un piatto con del pane e olio e dei pezzettini di parmigiano, ma il mio stomaco è ancora sofferente anzi compromesso visto che non riuscirò più a toccare cibo sino all’arrivo.

Decido di ripartire perché di lì a poco ci sarà un altra salita di quelle veramente toste.

L’orario è proibitivo ma bisogna proseguire per entrare nei cancelli orari previsti. Ho circa 1ora e trenta minuti di vantaggio, ma tra il percorso segnato male, l’approssimazione dei ristori e le mie attuali condizioni non c’è da stare allegri… la salita al Passo del Cannone, appena sotto al Corno Grande diventa come la passione di Gesù sul Golgota.

Sole…Sole…Sole…Sali…Sali…Sali.

Ci sono ancora piccoli nevai che diventano preziosi per inginocchiarsi e rinfrescarsi le gambe. 

Batto la neve con i bastoncini per renderla morbida; una parte la metto sotto il cappello.. una goduria.

La bellezza del paesaggio circostante è da mozzare il fiato.

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Si arriva nel punto più alto a 2700 metri dove una voce femminile rassicurante ti dice che le salite sono finite… ma non specifica che la sofferenza è ancora lunga.

Mancano circa ancora 8 km.

La discesa inizia con un lungo tratto su cavi in acciaio dove sono presenti anche delle guide alpine gentilissime, pronte ad aiutarti nel caso di bisogno.

Logicamente perdi parecchio tempo perché sei costretto a scendere in maniera contraria rispetto al senso di marcia ( culo rivolto a valle 😅 ).

La discesa è super impegnativa. Come nei km precedenti il fondo delle discese è roccioso ( tipo i nostri sentieri Apuanici ).

Molti sassi si frantumano al passaggio ; bisogna prestare la massima attenzione. 

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È lungo questa discesa che faccio due incontri che mi hanno reso questa competizione più gradevole.

La prima persona è Valentina una ragazza di Pescara ; la riconosco dalla sua bandana gialla che mi ha accompagnato per buona parte del percorso.

In salita è un mulo. La vedo allontanarsi diverse volte in maniera importante. Diventa spesso un puntino nero ma il copricapo giallo la mette sempre in risalto.

Riesco a recuperarla quando ci sono le discese.

Anche lei tira giù una bella serie di moccoli ( maledizioni ) per il percorso tracciato alla belle meglio e così si affida al mio intuito.

Poco più giù c’è Lorenzo un ragazzone di Cattolica. Le sue gambe sono alte quanto la mia altezza totale 😂.

È immerso nella nebbiolina che verso le 16.30/17 ha iniziato a coprire gli impianti di risalita da Prati di Tivo.

Sta seguendo una bandella impiantata nel terreno ; cerca un sentiero percorribile ma è difficile orientarsi.

C’è un enorme pratone che può portare ovunque. Purtroppo gran parte delle persone hanno sbagliato strada.

A questo punto provo a riaffidarmi alla traccia scaricata sul telefono, ma invece che seguirla come indicata ( visto che non era per niente affidabile ) traccio un sentiero che ci porta al traguardo.

Loro hanno già superato di gran lunga i 60 km io sono leggermente sotto, ma ci proponiamo di fare almeno la lunghezza prevista senza barare.

In un minuto traccio il nuovo percorso…. E via verso il traguardo attraverso un bosco millenario. 

Ogni tanto mi chiedono se sono certo di quello che faccio : “ Alessandro Survival sei sicuro veroooo ?!”

Ed io : “ Ehi ragazzi sono un Caposquadra nonché Vicepresidente dei Survival Trail Runners, avanti marsh !!! 😂😂

È così dopo 15 ore passate all’Inferno 🔥 tagliamo il traguardo, ci prendiamo la nostra medaglia serigrafata in legno e ci scambiamo i rispettivi numeri telefonici.

Il lato meraviglioso del Trail è proprio questo. È bastato poco più di un’ora in mezzo al bosco per fare amicizia perché 

quando  sei in difficoltà c’è sempre qualcuno pronto ad aiutarti ma anche a condividere gioie e fatiche.

Piccola nota a margine :

Nella distanza dei 100 km : Nono della classifica assoluta, in 23 ore, 31 minuti e 22 secondi, l’emiliano Gaetano Laberenti, 67 anni. Chi pensa che il trail sia uno sport riservato ai giovani è servito 😉

Sudato come non mai scendo a piedi verso l’appartamento che ho affittato con un solo pensiero : stasera porzione gigante di lasagne con funghi, scamorza e salsiccia !

La nausea è passata 😂😂

Capitan Tonno

Tags: Trail, Tonelli

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