Istria 100 - 2022 di Fabiano Picco
Istria 100 BLUE 2022
128km D+5600
Avrei dovuto fare la 168 km, ma 3 settimane prima ho avuto un lampo di genio e ho chiesto di cambiare per fare la più corta… corta poi… sempre 128 km sono…
Ho paura per le ginocchia, ancora in difficoltà da 6 mesi a questa parte. 3 settimane fa ho fatto una gara da 65 km e 2500D+ come test. Prima della gara mi sono fatto mettere il taping da San Nicolas Pressacco dei Fisioterapisti: visto che il trattamento mi è tornato molto utile opto per un bendaggio-tape preventivo. Nicolas mi ha spiegato come fare per scotcharmi alla meno peggio, ho comprato tutto il neccessario e prima di presentarmi alla partenza le bambine di 8 e 10 anni mi hanno messo il tape alle ginocchia mentre Michela mi metteva il bendaggio protettivo al metatarso dei due piedi (la parte sotto dei piedi, vicino alle dita…).
Bello come il sole, tutto nastrato e infiocchettato mi presento a Umago alla zona partenza autobus con la mia famiglia. Salgo sull’autobus in attesa di essere portato alla partenza… mi ritrovo seduto dal lato in cui fuori ci sono le mie figlie, che salutano dal vetro con la manina… straziante… 5 minuti in cui mi verrebbe voglia di scendere e mandare a fanzùlo tutto per stare con loro… Finalmente l’autobus parte, direzione Lovran, dall’altra parte dell’Istria. Io sono rimasto seduto sull’autobus.
Quasi due ore di corriera, dormicchio un po’, per adesso non ho nemmeno mal di gambe, faccio 100-120 km seduto, senza fare fatica…
Arriviamo verso le 20.00, la gara parte tra un’ora. Mangio qualcosa, vado a prendere un gelato (l’unico posto vicino in cui non avrei speso tutte le 100 Kune che mi ero portato dietro, dannato il cambio che non capivo… mi ero portato dietro solo 12 euri…) e mi siedo in attesa dello start.
30 minuti allo start, una banda di percussionisti inscena uno show fichissimo, tutto un Tun-TUM-Tun-glin-glin (c’erano anche dei campanacci), il sangue pompa nelle vene e ci si gasa moltissimo.
15 minuti prima dello start comincia a piovere, i tamburatori tamburano, io opto per mettere già l’impermeabile per non prendere freddo per niente.
Partiti! Ci sono 1400 metri di dislivello da fare in 8 km da subito!
Cerco di stare quasi ultimo per non lasciarmi prendere troppo dall’agonismo.
10 minuti e tolgo l’impermeabile, mi scaldo troppo e rischio di sudare e disidratarmi, piove ma è meglio bagnarsi di pioggia che sudare troppo.
Sto dietro a uno, lasciandomi guidare al suo ritmo, per non sforzare troppo le gambe. Dopo 5 minuti però questo si sente tallonare troppo e mi lascia passare… io vado… raggiungo quello dopo per farmi guidare il passo, ma mi lascia passare e io vado… ne supero un 5-6 che non volevo superare, non riesco ad andare all’andatura “piano-piano” che avevo in testa.
La salita è lunga, dopo un’ora mi trovo completamente da solo.
Folate di vento sopra il bosco, cadono gocce grosse dalle fronde e mi cadono in testa, hei! Non sta piovendo! Chissà da quanto tempo non sta piovendo… Per fortuna avevo tolto l’impermeabile quasi subito…
Ogni tanto vedo qualcuno, in questa notte ognuno è solo gambe nel buio, con una frontale che fa luce nei suoi 3 metri davanti, mentre sorpasso non so se uno è maschio, femmina, grasso, magro, bello, brutto o che… Saluto con un “Doberdan!”, che dovrebbe voler dire buongiorno in croato, detto alle 10 di sera deve suonare veramente bene…
Il vento fischia sopra gli alberi, ogni tanto il sentiero è un pelo più esposto e lo sentiamo addosso, ma normalmente siamo al coperto e si sta bene.
Raggiungo un gruppetto di 3 persone, uno tira un peto improponibile, probabilmente si è ca..to addosso… passano 30 secondi e ne tira un altro, passano altri 30 secondi e uno dei tre va avanti dritto su un tornante, lo richiamano indietro, poretto, sarà svenuto per le esalazioni… Supero tutti e tre mentre armamentano con gli zaini… chissà perché stanno mettendo gli impermeabili.
E 20 metri dopo usciamo dal bosco perché siamo vicini alla cima… raffiche di vento fortissime che mi strappano il pettorale dalla cintura, lo giro attorno per trovare una posizione a favore di vento… niente… le bandierine che segnano il percorso a terra girano vorticosamente da tutte le parti… nebbia, folate di vento… come ci si diverte! Arrivo a una bandierina a testa bassa, alzo la testa e cerco la successiva, la trovo, abbasso la testa e procedo inerpicandomi sulle rocce scivolose, cccheccoglione… sono con canotta termica, maglietta e manicotti, paracollo e aria dappertutto. Procedo veloce, sperando che la situazione dell’ambiente cambi, non potrei comunque provare ad aprire lo zaino per prendere l’impermeabile con questo vento. Mi godo il momento, manca solo che chiamino il Kraken e poi la scena apocalittica è completa. Ma per fortuna la cima non è lontana, scollino e entro quasi subito nel bosco, c’è un sentiero in mattoncini lavorati (???) con tanto di bordino in cemento che scende… vai a vedere che questa è la stradina dorata del mago di Oz… Bhe, se la strada porta a U-mago siamo giusti… che trip mi sto facendo… certo che questa stradina è strana… c’è una nebbia… e usciamo sull’asfalto, in parte c’è una costruzione, probabilmente un ripetitore o qualcosa del genere… se fossimo alla seconda notte mi godrei l’allucinazione, ma dopo 2 ore di corsa è ancora tutto troppo reale.
La strada asfaltata me la tengo stretta, siamo dentro le nuvole e, anche se le bandierine sono ogni 10-15 metri, spesso non si riescono a scorgere nonostante abbiano un nastro catarifrangente. La strada asfaltata mi dà sicurezza. Ma dura poco, rientriamo nel sentiero, la pioggia di mezz’ora a inizio gara ha bagnato le pietre, in discesa si rischia di scivolare, lascio passare uno e da fermo mi scivola il piede destro in avanti… non si ferma più fino a quando sbatto le mani a terra con le gambe in posizione di spaccata… quello che mi ha appena superato si spatascia a terra a 5 metri da me. OK! Andiamo piano.
Procedo nel buio e si arriva a Poklon in un attimo. Hanno messo (o hanno lasciato???) le luci di natale sugli alberi per indicare il ristoro, entro nel tendone, mangio pancetta, pane, formaggio, coca e mi rituffo nel buio. Lo stomaco mal sopporta ma mi sforzo di mangiare bene.
La batteria del cellulare si sta scaricando troppo velocemente, probabilmente per colpa del freddo. Vediamo come va, ma a breve mi toccherà spegnerlo. Smessaggio a Michela che mi segue anche di notte.
Tratto semplice senza salite di rilievo, forse anche noiosetto. Corro dove si può. Cammino sempre in salita, anche se è blanda, non voglio cuocermi subito. Rumori nel bosco, in parte a me, non sempre mi giro a vedere se ci sono belve che stanno per attaccare…
Il vento va e viene.
A 4 ore e 40 mi sorpassa uno della gara rossa, che idealmente ha fatto 60 km in 8 ore e 40 mentre io ne ho fatti 22 in più di metà del tempo… Non so se sono passati altri prima che stanno facendo la 100 miglia, ma da quel momento ce ne saranno di continuo, in tutta la gara…
Sento rumori strani sul lato del bosco, tipo di qualcosa che si strappa, mi volto e inquadro uno/una chino/a con un pacchetto di fazzoletti a fare le sue cose… mi volto imbarazzato e decido che non mi volterò più a guardare nel bosco.
Corro bene l’ultimo km prima del ristoro, assieme ad altri 4 che si sono affiancati. Non so se siano in gara con me, ma ci spingiamo a vicenda e arriviamo al ristoro col fiatone… non riuscirei a mangiare niente, se non me lo imponessi. Mangio lento, stando seduto e cercando di masticare bene. La nausea è dietro l’angolo, ma la gestisco bene.
Riparto, questo tratto avrà 3 scollinamenti di 300-400 metri e l’abbiocco comincia a farsi sentire… Tra le 3 e le 4 mi ritrovo più volte con la percezione di aver chiuso gli occhi per un attimo.
Le donne che sono alla seconda gravidanza sentono i calci del bambino già a 3-4 mesi, mentre quelle che sono alla prima li sentono a 5-6. Che caxxo centra? Bhe… ho una percezione lontana di allucinazioni, che mai avrei detto che sarebbero state allucinazioni, ma avendole già avute in gare passate le identifico…
Sono incinta!
Ah, no… sono allucinato!!
Ecco…
Per fortuna sono blande, e appena il sentiero diventa un po’ più interessante se ne vanno. Procedo con gusto.
Alle 4 ho decisamente freddo, ho l’impermeabile addosso già dall’una e sotto sono tutto bagnato di sudore. Tiro fuori la maglia a maniche lunghe dallo zaino… ma se la metto a contatto con la maglietta la inzuppo… la infilo sopra l’impermeabile! Che colpo di genio! Risolto il problema.
Arrivo in cima ad una collina, nebbia improponibile, ci ritroviamo in 5-6 sulla cima a cercare il sentiero e le bandierine. Uno ha una pila in mano che tiene bassa a mo’ di faro-fendinebbia!!! Bell’idea, ma le bandierine non si trovano. Provo ad avanzare e trovo una specie di sentiero, lo seguo e finalmente ecco una bandierina, chiamo tutti e parto in bomba. Uno mi viene subito dietro e facciamo un bel pezzo assieme, in quello che è un non-sentiero al buio e nella nebbia, alla ricerca della prossima bandierina, probabilmente io davanti a lui faccio il doppio della strada, con tutti gli avanti&indietro, ma come mi diverto!
La batteria della frontale si scarica, la frontale va in modalità riserva, fa meno luce ma mancano 2-3 km al ristoro e non ho balle di fermarmi, procedo, mi sorpassa uno e finalmente arriviamo al ristoro alle 5.50, con un cielo che sta già schiarendo.
Minestrina con pastina e verdurine tipo busta liofilizzata, poi pancetta, formaggio e cerco di trovare un po’ di serenità… quando si avanza al buio comunque un po’ di pensieri negativi ci sono sempre. Vedo due seduti sotto al fungo riscaldante, con una coperta di lana sulle gambe e sguardo triste. Mal comune, mezzo gaudio, faccio una battuta in inglese e sorrido, non so se mi capiscono.
Mi siedo mentre mangio la minestra, di fronte a me un inglese fa ad un altro: “What a pleasure night we had!” con un sorriso sornione, l’altro lo guarda spiazzato e gli risponde: “Maybe a little windy… pointly…” (che nottata piacevole abbiamo avuto! – forse un po’ ventosa, a momenti…). Sti inglesi e il loro umorismo inglese… sorrido dentro di me… pian piano mi piscio addosso dal ridere e mi alzo molto determinato: in fondo ho avuto una notte stupenda, con qualche difficoltà che l’ha resa ancora più piacevole e bella da raccontare! Riparto correndo, il cielo sta schiarendo e alla prossima tappa ho il cambio vestiti! Ma che bello il mondo!
Salita infinita fino all’ultima cima vicino ai 1000 mslm, non infinitissima, 500 metri D+, ma è di quelle salite che sembra di essere arrivati e invece quando arrivi in cima c’è un altro pezzo di montagna, per 3 volte, le gambe rimangono imbrogliate… voglio arrivare in cima per l’alba e effettivamente ce la faccio, riesco a scorgere addirittura un raggio di luce tra i nuvoloni. Il resto del sole rimane imprigionato nel cielo grigio. Saluto i volontari che stanno baciando il vento da ore e parto in discesa.
Discesa infinita.
Fino ad ora, a parte i due ristori e il ripetitore, ho visto solo bosco. Ho passato i 50km. Questa Istria è veramente poco popolata…
Passo per un paese di 5 case deserto, al centro del “paese” c’è un albero del diametro di almeno 150 cm, nel mezzo è aperto, c’è un passaggio di almeno 70 cm, probabilmente bruciato o andato marcio… dentro lo hanno rattoppato con mattoni e cemento… macchecazz??? Vorrei fermarmi a fargli una foto, mi dispiace che ho poca batteria…
Arrivo al ristoro dei 60 km, Buzet, prendo la borsa del cambio, vado al centro palestra dove ci sono i tavoli per mangiare, mollo la borsa e vado a chiedere a due ragazze a 5 metri da me dove posso cambiarmi. “Anche lì”, non c’è uno spogliatoio. Bene: “non sbirciate, eh!”, sorridono, non so se le ho divertite o se le ho spaventate… mi cambio, va. Asciugamano attorno alla vita, calo le mutande, alzo lo sguardo e c’è una signora sui 60-65 anni che mi fissa… si volta imbarazzata… oh, ma non è che posso attirare una 20enne patonza ogni tanto? Mi accontento. Mangio pasta scotta, patate, sugo, pollo, metto sopra un’aggiunta di sale che aiuta adesso. Sono le 8.30 di mattina e questa colazione è ottima. Non vedo l’ora che venga ora di pranzo! Riparto, tutto cambiato e asciutto, scarpe comprese. La puzza resta però.
Esco e una ragazza ben sotto i 50 mi incita e mi fa i complimenti dal 4° piano di un palazzo. Bene, gli anni calano finalmente. Facendo i conti, tra un’oretta dovrei finalmente beccare quella di 20 anni.
Alle 10.00 inspiegabilmente comincia ad esserci molto sole. Avevano messo nuvolo tutto il giorno… il caldo aumenta. Saliamo, scendiamo.
Verso le 11 passo in una vallata, si attraversa un fiumiciattolo 1, 2, 3 … 8 o 9 volte, ho perso il conto! Incredibilmente riesco a non bagnarmi le scarpe, sarebbe un bel danno dover fare 60 km con le scarpe stonfe.
Faccio amicizia con un austriaco, ci superiamo più volte, lui supera in salita, io in discesa. Scambiamo 2 parole ogni volta, tipo ogni 40-50 minuti.
12.15, ultima salita prima del ristoro. Sono con un gruppetto di 5-6 persone, arriviamo in una piazzetta e tutti si accaniscono su una fontana d’acqua. Capisco che se gli altri sono in difficoltà potrei esserlo anche io. Solo che io acqua ne ho ancora. Finisco le mie due borracce, apro lo zaino e tiro fuori la bottiglia di Sali di riserva, do una bella ciucciata e riparto determinato.
12.50 ristoro a Butoniga, il caldo è tanto. Non hanno sali… da mangiare praticamente solo frutta fresca e frutta secca. Prendo una minestra liofilizzata per mangiare qualcosa di semisostanzioso. Sono a 75 km, Michela mi scrive che sono 59° (!!!?!??!) è il momento di aumentare!
Parto corrucciando con ritmo molto buono (a 7min/km sul piano…) dopo 1 km di rettilineo mi giro a vedere se ho qualcuno dietro e mi ritrovo travolto dai primi 5 corridori della gara GREEN di 68 km, dei mostri che al momento hanno fatto solo 16-17 km. Dopo 20 minuti di salita arrivano il 6° e il 7° e dopo altri 30 minuti arriva l’8° e poi tutti gli altri, cacchio se i primi 5 erano veloci…
Fa veramente caldo e mi accorgo che mi sto spegnendo. Nelle borracce ho solo acqua e questo non aiuta. Mi fermo, mi siedo, tiro fuori una busta di sali minerali e trasformo l’acqua in vino (!!!). Bevo una bella sorsata di sali e riparto più sereno. Il sole batte in testa.
Prima di partire per questa gara, guardando l’altimetria sul sito, mi immaginavo un percorso con saliscendi inutili, fatti tanto per aumentare il dislivello. Invece ogni salita mi da qualcosa, alcune più bruttine e altre più meritevoli ma comunque un percorso piacevole. La salita a Montona è molto bella, il paese in cima merita una seconda visita da fare con la famiglia, così come il panorama che si vede dai vari colli. A Montona vedo per l’ultima volta il mio amico austriaco, fermo al bar con compagnia, non so se poi ha continuato. In più di qualche colle, in cima, c’è un villone nuovo di qualcuno che si è scelto un posto fighissimo per fare la casa di villeggiatura. Peccato che entri nel bosco e a 200 metri ti trovi i rifiuti di cantiere buttati giù dalla riva… che orrore… ma come si fa…
Il sole continua a battere fino alle 2 circa, poi si annuvola pian piano, magari arriverà la tanto promessa pioggia. Scendo veloce da una discesa infinita, sto assieme a 4 Green-runners per 1 km ma dopo mi rendo conto che non è il caso e li lascio andare rallentando un po’.
Mi guardo l’orologio, sono a 83 km, mi gongolo un po’ e guardo l’orologio ogni 30 secondi, fino a quando segna 84,43. Sono a 2 maratone! Me ne manca solo una! Sono passate 18 ore. Salgo la pendenza blanda di adesso trotterellando, ho lo stato d’animo di un puffo che sta andando a raccogliere le puff-bacche. Scambio due battute con sconosciuti in lingue che non conosco.
Procedo bellamente, salita e poi discesa, facendomi i conti di quanto manca, oramai sono arrivato. Cosa vuoi che siano altre 9 ore. So di avere qualche energia nascosta e ho intenzione di usarle tutte. Mi sento veramente bene, o meglio… ho un doloretto addominale/anca destra che mi da delle sfilettate, ho le ginocchia che sento che sono sotto stress, ho le scarpe che grattano sui talloni in salita e probabilmente mi hanno fatto la vescica e la stanno per rompere. Ma mi sento gasato e positivo.
Ultimi 2 km prima del ristoro, si alza un vento abbastanza forte. Corro sull’asfalto, il vento aumenta e cammino, cala e corro, e aumenta… Si sta trasformando in bora. Arrivo al ristoro, ristoro senza cose salate. Sono le 16.30, è dalle 9.00 che non mangio salato (a parte il brodo). Mangio un po' di frutta secca e mi prendo un thè caldo, l’aria ha cambiato decisamente la temperatura e fa freddo. Raffiche di vento che smuovono il tendone, dei volontari trattengono i teloni che fungono da porta in posizione aperta. E’ arrivato il momento: farò la cacca! Vado verso il bagno chimico, spero che il vento non rovesci il cassone chimico con me dentro… sai il divertimento… per fortuna esco indenne, mi incappuccio il cappello nell’impermeabile, alzo il buff sul viso e parto verso i prossimi 37 km.
Comincia una bella salita, le raffiche sono veramente forti e a momenti alzano mucchi di foglie e me le buttano addosso. Sorrido, penso “La xe una bavisela!” (=c’è una bava di vento), tipica descrizione delle giornate ventose che si usa a Trieste per definire un vento forte ma che non riesce ad alzarti di peso…
Salgo a testa bassa, incapucciato, qualche goccia grossa scende ma non si azzarda a piovere. Vento, salgo.
Sento battere colpetti sul cappuccio e sulle spalle, a terra però non ci sono gocce, sono palline bianche… sta grandinando. Roba piccola, 5 mm, un quantitativo e una dimensione che rende ancora questa situazione relativamente piacevole. La misura è l’ideale per un Mojito, lo comunico ad una concorrente che mi sta superando, ma lei non ne capisce la magia. Probabilmente non si è portata una bottiglia di rum nello zaino e quindi è disperata. Io mi godo il mio mojito virtualmente mentre salgo sorridendo.
Si capisce che sto scollinando perché le raffiche di vento aumentano, ho un vento contro che mi blocca l’avanzata, mi piego quasi a 90° per superare la cimetta e scendo 5 metri fino ad una strada asfaltata. La strada corre sulla cresta per 500 metri, dobbiamo correre lì, in balia dei venti. Sul lato c’è una fila di cipressi, alcuni vecchi e grandi, altri giovani e appena piantati, probabilmente qui il vento forte c’è spesso e capita che spezzi gli alberi. Testa bassa e procedo, cercando di corrucciare con il vento che spinge da davanti/destra, dove ci sono i cipressi. Una folata più forte piega velocemente un cipresso giovane che mi dà una frustata in testa mentre passo: sono stato cipressato! Sorrido e corruccio, sorpasso qualche corridore spaventato dalla situazione.
Rientriamo praticamente subito nel bosco, riparati dall’aria. A momenti grandina nuovamente, frammisto a qualche fiocco di neve che svolazza dove lo porta il vento.
Procedo e faccio due battute con uno che sta facendo la RED, scopro che è italiano e intavoliamo due parole, facciamo 2-3 km assieme e arriviamo al ristoro di Groznian assieme. Il vento è veramente forte, fa freddo. Chiediamo qualcosa di caldo ma non hanno niente. Mi metto la maglia sotto all’impermeabile, stiamo fermi 4 minuti netti ma così siamo gelati, lui non riesce a chiudere due laccetti sul cappuccio perché gli tremano troppo le mani, lo aiuto. Vado a farmi mettere acqua nella borraccia, ma non riesco a tenerla ferma, lascio tutto alla volontaria e me la riempie e chiude lei. Metto i guanti e decidiamo di partire a razzo, l’unico modo per scaldarci. Il percorso adesso è facile e si può correre, facciamo 2 km correndo e 300 metri camminando, poi riprendiamo a correre (velocità disumane sotto i 7 min a km…). Si affianca un altro italiano che fa la GREEN e facciamo un tratto assieme, poi se ne va. Si rientra nel sentiero, continuiamo a tenere un’andatura veloce per evitare di raffreddarci, il vento entra da tutte le parti. Io a momenti addirittura sudo.
Arriviamo in tempo 0 a Buje, ultimo ristoro: non hanno niente di caldo… Prendo solo una fetta d’arancia. Smessaggio a Michela, stiamo trottando benone, mancano 13 km, potrei essere lì in 1 ora e mezza! Rimango solo mentre smessaggio e provo a riprendere l’italiano RED… vado a 5.30 (!!!) in discesa su asfalto. Riesco a riprenderlo, partiamo assieme ma adesso il percorso è fango, fango a destra, a sinistra, nel centro. Pantano appiccicoso, dopo 10 passi ho 5 cm di terra sotto ogni suola. Non si può correre. Cerchiamo di appoggiare il passo su ogni ciuffo d’erba o sasso che vediamo, ma così siamo lentissimi. Ogni tot sul lato c’è un po’ d’erba e ci saliamo per aumentare il passo. Poi di nuovo fango appiccicoso. Ad un certo punto hanno buttato ghiaino per 5-6 metri, giustamente prima si mette l’uovo sulla bistecca e poi lo si passa nel pangrattato. Ho le scarpe panate…
Dove si può, puliamo le scarpe, per poi riimpasticciarle.
Si fanno alcuni attraversamenti di strade asfaltate, in quei 3 metri tutti hanno lasciato chili e chili di terra. Corrucciamo nel bosco, ma poi la strada è tutta pantano e erba.
Il vento comincia a calare, per fortuna.
Comincio a sentire l’affanno, il mio amico RED vorrebbe stare sotto le 30 ore, quindi deve andare ad un’andatura media sotto i 9 min a km. Ma io non riesco più a tenere un ritmo decente… lo lascio andare. Mancano 7 km. Ho sforzi di vomito, non so se per il freddo o perché ho sforzato troppo negli ultimi 20 km.
Fango, erba, dolori allo stomaco. Accenno 2-300 metri di corsetta e poi cammino, respirando a bocca spalancata per evitare di vomitare.
A 5 km finalmente il percorso è di strada battuta. Mi rilasso. Decido di fare pipì, mi accosto, predispongo il tutto e spengo la frontale per non farmi vedere, mi addormento 2 secondi in piedi... sveglio! Riparto veloce, una mi urla in croato, la mando a cagare frustrato per essermi addormentato e perché non capisco cosa dica. Faccio 200 metri di strada sbagliata prima di accorgermi che mi diceva che avrei dovuto girare...
Ritorno sui miei passi, dovevamo girare per tornare sul sentiero fangoso… che gusto…
Provo a bere dalla borraccia per rilassare lo stomaco ma mi parte una fitta al ventre. Trattengo… trattengo… ok… procedo.
Smessaggio a Michela che ritardo, mi dice di prendermela comoda che ormai sono arrivato, lei aspetta.
Sono assieme ad altri 3, non so di che gara, siamo lenti, io e un’altra proviamo a corrucciare qua e la e rimaniamo davanti da soli.
Provo a ribere, sta volta trattengo il liquido in bocca un attimo prima di mandarlo giù per scaldarlo e così non mi dà noia.
Un tempo infinito, guardo l’orologio, mancano 2 km, vorrei correre sempre ma il mio fisico non ce la fa. Le luci di Umago ormai sono in vista da un po’.
E finalmente si arriva alla strada asfaltata, ormai mancheranno 500 metri! Ci puliamo le scarpe, tolgo gli ennesimi 5 centimetri di terra da ogni scarpa, procedo per 100 metri slittando sull’asfalto per raschiare il residuo e schivando i grumi di terra lasciati da altri corridori prima di me. E poi corro! Attraverso la strada e entro nello stadio, mezzo giro di pista, provo a tirare gli occhi nel buio per trovare le bambine che dovevano fare gli ultimi 50 metri con me ma non le trovo, faccio la curva, ci sono una quindicina di spettatori che mi applaudono nel freddo e nel buio, si meritano che le ringrazi e aumento… aumento… aumento (arriverò a 4 min/km… ho controllato sul garmin…), boato dalla “folla” per il mio impegno, arrivo stremato, mi fanno una foto bruttissima, sembro veramente disintegrato, il fotografo mi prende bonariamente in giro. Vado da Michela che mi fa i complimenti, io sorrido (forse) e trattengo il vomito. Mi faccio fare una foto da lei sull’arrivo e poi vado a ritirare la medaglia. C’è un mini ristoro ma non riesco a mangiare niente, mi faccio dare un bicchiere di cocacola, sorseggio, esco e la rovescio nell’erba. Non ce la faccio a bere.
Dove si può andare a mangiare con il buono pasto? “Fai 300 metri, poi giri a sx, altri 100 metri e c’è una Konoba dove…” A posto così, grazie. Altri 400 metri? Ma siamo pazzi???
Le bambine sono rimaste in camera, è tardi.
Andiamo a ritirare la borsa del cambio. soddisfazione, felicità a 1000. Ma sono stremato. Provo a parlare alla volontaria ma non riesco, mi chiede il numero di pettorale in inglese, non so dirlo, non so che numero sono… le faccio vedere il pettorale mentre Michela lo dice correttamente. Sono proprio fritto. Ho spento tutto.
Andiamo verso la macchina, sarebbe meglio che vomitassi adesso prima di salire ma alla fine trattengo, cambio le scarpe e mi siedo in macchina. Da seduto mi passa ogni male. Adesso qualcun altro vedrà di me!
In camera le bambine stavano dormendo, è mezzanotte ma trovano la forza per aprire gli occhi e farmi i complimenti.
Adesso sì, adesso sono contento.