Magona, Bibbona, Birre e Schiacciatona di Riccardo Ageno
Ad est di Bibbona, in provincia di Livorno, c'è una zona collinare chiamata Macchia della Magona.
C'ero già stato, due anni fa: i miei suoceri ogni anno vanno in campeggio a Marina di Bibbona ed io quell'anno, spinto dalle smanie di correre per i boschi, avevo deciso di fare un'uscita improvvisata nella suddetta Macchia. Studiai un percorso alla buona, preparai quel poco che avevo (mi sembra avessi solo una soft flask da 250ml, un pazzo a correre in pieno agosto con così poca acqua), misi le scarpe da strada perchè avevo portato solo quelle, una maglietta arancione fluo e andai alla scoperta. Dopo 4 km fui assalito da uno sciame cattivissimo di tafani, ed io mi giocai il giro scappando verso la macchina, percorrendo solo 8 km dei 15-20 che volevo fare.
Però ricordo che rimasi impressionato dai boschi della Magona. Diversi dai nostri boschi livornesi, un po' meno fitti ma tenuti benissimo. Pieni di ruscelli da guadare, saliscendi divertenti, qualche salita impegnativa ma soprattutto tutti, dico tutti, segnati alla perfezione dal CAI di bibbona.
Dopo due anni, ormai non più scarpato ma sandalato, ho organizzato un giretto per questi boschi. E siccome ormai i Pisani son diventati di famiglia, mi sono fatto accompagnare da Pietro e Gabriele. La delegazione Survival Trail Runners di Livorno comprendeva l'ormai "atleta di punta" Carmine (nono ai monti pisani, va forte il bastardo) e il redivivo Luca, di ritorno al Trail dopo un lungo esilio autoinflitto nella ridente cittadina di Piombino.
Partiamo presto da Livorno, si arriva allo spiazzo della "Casetta Forestale" della Magona. Si parte in discesa.
Ben presto inizia l'anteprima di ciò che ci aspetta: un single track pieno di saliscendi e guadi di fiumiciattoli vari dove gli amici scarpati hanno paura di bagnarsi i piedini, per arrivare alla prima salita che porta fino al monte Romboli.
Da qui iniziamo a correre sulla strada di crinale, una stradona bianca che taglia la Mac
chia da nord a sud e sulla quale ho tracciato il percorso in modo da uscirci e rientrarci passando dai single track laterali. Ciò che ci colpisce di più è l'estrema pulizia dei sentieri: non un bossolo, non una cartacci
a, tutto estremamente pulito. L'unico sporco è il casino creato dai cinghiali in qualche sentiero, ma loro sono autorizzati.
Continuiamo. Si sale su Poggio al Pruno, il colle più alto della parte settentrionale
della Magona (620m slm), dove un tizio con tanti soldi s'è costruito un bel villone. Ok, l'abbiamo visto. Si scende a tutto bordone dalla discesa del poggio e poi si ricomincia una lieve salitina in un single track che riporta sul sentiero di crinale. Si sale, si scende in altri single track, si risale e poi si torna alla macchina nell'ultima discesa carinissima, abbastanza pulita, sempre in un single track. Sul finale, nel fango, decido di terminare Barefoot, col
Leoncini che mi sfotte dall'alto dei suo 3cm di Hoka.
Alla macchina ci aspetta come sempre la tanto agognata birra. Io, personalmente, sto morendo di fame. Ho preso pure la schiacciata, ed è ancora più buona quando la mangi dopo che ti sei fatto 23km con 1000 metri di dislivello coi tuoi amici. Ci siamo divertiti, ed ora ho in mente una cosa ganza ganza sulle colline Livornesi.
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