Da Terme (Equi) a Terme (San Giuliano) 2016 di Leoncini Pietro
Da Terme (Equi) a Terme (San Giuliano). Parto dal titolo.
Perché questo percorso? Semplice, non ho potuto correre la più famosa “Da Piazza a Piazza” organizzata dal CAI di Prato nel mese di maggio http:// www.dapiazzaapiazza.it/ .
Da Piazza a Piazza e Da Terme a Terme il passo è breve…..un’ottantina di km e qualche migliaio di D+.
Già l’estate scorsa, corsi alcuni tratti dei sentieri per verificare se fossero percorribili e se ci fossero eventuali fontanelle d’acqua. Ma non ho mai trovato il coraggio di partire da solo poiché non trovavo compagnia per questa folle impresa.
Poi finalmente con Gabriele a luglio il primo tentativo, purtroppo interrotto a Passo Lucese. Capiamo che in un giorno non è possibile farcela, troppo duri i primi 25 km con 3000 d+. Decidiamo cosi di riprovarci, ma con ritmi più umani e tenda per il pernotto al seguito. Per le cene e i pranzi ci sono i rifugi.
Passa luglio e agosto, e il senso di incompiuto cresce. Io parto in vacanza con la mia famiglia e Gabriele con la sua; ma rimaniamo in contatto quotidianamente per cercare una data che vada bene a tutti e due per finire questo “viaggio”. A me a settembre iniziano gli allenamenti di basket a lui la vendemmia. Salta fuori che siamo liberi entrami sabato 27 e domenica 28 agosto.
Ad agosto il treno Pisa-Lucca-Equi Terme è soppresso. Grosso problema. Lasciamo la macchina a Equi e poi la recuperiamo con calma? Ci facciamo accompagnare da “Santa Lara”? Per fortuna Gabriele trova un autobus che parte da Aulla per Equi alle 8.10. Quindi prendiamo il treno da Pisa per Aulla delle 6.10 con arrivo alle 7.17. Arrivati a destinazione scopriamo che la nuova stazione di Aulla è a 3 km dal centro città. Dobbiamo muoverci, trovare il capolinea e fare i biglietti. Troviamo il parcheggio degli autobus ma sembra di essere in Pakistan, nessun informazione certa. Riusciamo a capire che il tratto Aulla-Equi esiste. Andiamo a fare colazione in un bar vicino, al ritorno troviamo degli autisti in pausa, e ci confermano che il bus partirà alle 8.10. Ma alle 8.20 ancora nessuna traccia del mezzo che ci dovrebbe portare ad Equi. Nel mentre Gabriele propone di farsela a piedi, ecco spuntare un vecchio Iveco blu tutto cigolante. Il tempo di salire a bordo che l’autista parte a razzo. Arriviamo ad Equi in tempo record. Alle 9 circa si comincia a camminare.
Prendiamo il sentiero 192 che attraversa il solco di Equi e che ci porterà dai 260 metri sul livello del mare ai 1268 mt dei Poggi Baldozzana. Lo zaino pesa circa 10 kg tra tenda e acqua, e il passo non è lo stesso della volta scorsa. In più decidiamo di percorrere il sentiero originale lungo il Canale Fronchio, facendo anche un po’ di spaccamacchia in quanto non più molto frequentato. Qui perdiamo tempo. Ma salire il bosco sui sassi del fiume è un'impresa ardua ma molto divertente. Arrivati sui poggi imbocchiamo il bellissimo sentiero 181 EE (Escursionisti Esperti) sulla Cresta di Capradossa, molto esposto, che ci porterà a Foce di Giovo, sotto il monte Pizzo d’Uccello. Su questo tratto incontriamo una famiglia di 5 persone in gita in evidente difficoltà, impreparati e impauriti. Li seguiamo per un breve tratto, ci assicuriamo che abbiano la situazione sotto controllo e poi riprendiamo il nostro ritmo di camminata.
Arrivati a Foce di Giovo imbocchiamo il sentiero 179 che ci porta al rifugio Orto di Donna a 1498 mslm (metri sopra il livello del mare). Qui ci fermiamo per pranzo. Un piatto di pasta al pesto e una birretta. Ripartiamo alle 14.30 circa sempre sul sentiero 179 che ci porta a Foce di Cardeto a 1642 mslm. I monti sono molto frequentati e quasi tutti salutano. Incontriamo anche due pazzi in mtb che stanno attraversando le Apuane da Nord a Sud. Da li al Passo della Focolaccia è un attimo, ma come sempre rimaniamo impressionati dalla distruzione che causa l’estrazione del marmo.
Imbocchiamo il sentiero 148 che ci porta sul Monte Tambura a 1890 mslm, ridiscendiamo e prendiamo la via Vandelli, sentiero 35, fino all’imbocco con il sentiero 146 che ci porta a passo Sella. Il paesaggio cambia; sul monte eravamo su rocce friabili ed esposti a sole e vento, su questo tratto invece siamo su una vecchissima mulattiera e sotto un bosco incantato. Sul Passo Sella, 1500 mlsm, invece camminiamo su un bellissimo prato. Qui prendiamo il sentiero 31, strada di cava, fino al 31/b che ci porta al Rifugio Puliti. Gabriele ha letto sul sito che è sempre aperto, e mentre ci avviciniamo pregustiamo un altro bel piatto di pasta e un'altra birretta, ma quando arriviamo, 19:30 circa, troviamo un biglietto con un numero di telefono affisso alla porta chiusa a chiave. Chiamiamo la ragazza che gestisce il rifugio e dice che ha avuto un problema e ha sprangato tutto. Consiglia di raggiungere un ristorante a circa mezz’ora di cammino, ma non ci garantisce che sia aperto. Mi prende un po’ lo sconforto, e sono molto stanco, mi fanno male gli occhi.
Ho i primi cedimenti e dubbi. Ma Gabriele mi sprona a proseguire, ci distacchiamo un po’ l’uno dall’altro. Cerco di capire cosa vuol dire per me questa sfida. Sono due anni che c’ho ir palletio alla Matteoli per questo viaggio. Non voglio mollare. O adesso o qui sono sicuro non ci torno più. Mi fermo. Mi levo le lenti a contatto e metto gli occhiali da vista. Il dolore agli occhi sparisce e il morale riprende a salire. Mangio qualcosa che ho nello zaino.
Mi ricompatto con il “matto” che era con me fino a 10 minuti fa. Odio camminare di notte, ma è l’unica cosa che possiamo fare se vogliamo arrivare a San Giuliano Terme e lo vogliamo fare facendo meno asfalto possibile. Per questo prendiamo il sentiero 31 che ci allungherà la strada, ma a noi non importa.
Dopo poco il sentiero 31 s’interrompe in una segheria. Ci sono dei massi enormi di marmo che ostruiscono il passaggio, forse una frana. Inizia ad essere buio, sono le 20:30. Gabriele con il gps cerca di fare un po’ di spaccamacchia in cerca del sentiero, ma è troppo ripido. Io torno indietro a cercare altri segnali. Li trovo e ci riuniamo. Perdiamo di nuovo i segni del sentiero. Ci sono troppe vie. Gabriele inoltre ha perso la sua lampada principale nel bosco, il suo zaino si è aperto accidentalmente. Siamo con il morale a terra entrambi. Decidiamo di tornare indietro e di percorrere l’asfalto fino ad Arni e passare da Campanice, allungando notevolmente la strada. Ormai l’impresa è fallita. Non ce la faremo mai. Ma mentre torniamo indietro, dopo poche centinaia di metri, mi accorgo di un sentierino che si inoltra nel bosco che all’andata non avevo notato. Mi fermo, secondi interminabili, “vado o non vado? Sono qui ormai vado”. Chiedo a Gabry di aspettare un attimo che faccio un tentativo. Con grande sorpresa è il nostro sentiero. In un attimo i nostri morali si rialzano. Le gambe vanno alla grande. Il sentiero sale parecchio, tutto nel bosco, ma la fatica non ci blocca. In poco ci spariamo 300 metri d+. Siamo euforici. Il viaggio continua.
Arrivati sotto il monte Altissimo prendiamo il sentiero 141 che spiana un po’. Mangiamo e camminiamo. Passiamo Colle Cipollaio, troviamo una baita del cacciatore, ma non ci piace il posto per dormire. Proseguiamo fino a Passo Croce, sotto le Guglie del Corchia. Qui troviamo un bello spiazzo con dei resti di vecchi focolari. Il posto ci piace e sono le 23. Montiamo il campo e ci addormentiamo in un attimo sotto un cielo stellato di una bellezza indescrivibile. Gabriele nella sua tendina e io nel mio tarp. Poco dopo arriva un po’ di gente rumorosa a vedere le stelle che ci impedisce di dormire. In più durante la notte una piccola volpe prova a portarmi via il porta borraccia con dentro dei dolcetti. Saremmo stati a 2 metri l’uno dall’altro. Un incontro/scontro memorabile, lei che guarda dritto verso di me con la frontale accesa e io ammaliato dai suo lineamenti e quegli orecchi un po’ sproporzionati.
Verso le 6 inizio ad agitarmi per il freddo, albeggia. Chiamo Gabriele e anche lui è già sveglio. Pure lui ha patito le basse temperature. Ci svegliamo e subito proviamo ad accendere un piccolo fuoco per riscaldarci. Stranamente la cosa ci riesce al primo tentativo, nonostante tutto sia umido. Smontiamo il campo e facciamo una colazione con quello che abbiamo. Alle 7 siamo in cammino sul sentiero che passa a nord del Monte Corchia, detto Retrocorchia. Alle 8 circa siamo al Rifugio del Freo a fare una vera colazione. Percorriamo il sentiero 124 e 124/a che ci porterà prima al Rifugio La Fania e poi a Foce delle Porchette. Il sentiero è tutto in saliscendi nel sotto bosco, tranne l’ultima parte dove ci facciamo un 200 metri d+ in pochi centinaia di metri, un supplizio. In questo tratto in località Collemezzana abbiamo avuto un po’ di problemi a trovare la via giusta.
Alla Foce imbocchiamo il sentiero 109 che passa sotto al monte Nona e arriva al Rifugio Alto Matanna, anche qui sotto bosco, ma il caldo si fa sentire. Arriviamo alle 11:30. Ci facciamo fare due panini, con formaggio fatto in casa e io anche con il prosciutto. Credo il panino più buono mai assaggiato. E naturalmente il nostro integratore preferito, una birretta a testa. Alle 12.15 ripartiamo per l’infinito sentiero 101 che ci porta a Passo Lucese, in parte al sole e in parte sotto bosco, passando sotto il monte Prana. Qui arriviamo alle 14. Ci fermiamo a bere qualcosa di fresco al bar-ristorante locale, c’è tanta gente e noi non odoriamo di festa, diciamo. Leviamo le tende alla svelta e iniziamo il tratto più devastate per i tendini e moralmente più impegnativo del percorso: Passo Lucese –Ripafratta.
Percorriamo in parte asfalto e in parte un’Ippovia trovata su il sito openstreetmap fino a Bartolino, paesino sulla statale che collega Lucca a Camaiore. L’asfalto ci distrugge i piedi e il morale, e l’ippovia è stata completamente abbandonata e quindi dobbiamo lottare con sentieri parzialmente o totalmente chiusi. In qualche modo arriviamo alla Via Francigena che collega Valpromano a Lucca. Alterniamo tratti di asfalto a tratti nel bosco. Lungo la via troviamo una fontanella vicino ad un cimitero per levarsi un po’ la povere e il sudicio che abbiamo raccolto durante la camminata. Arrivati all’altezza di San Macario prendiamo direzione nord per strada asfaltata. Arriviamo sul lungo Serchio e lo percorriamo fino a Ripafratta, dove arriviamo alle ore 18 circa. Io sono gasatissimo, non sono mai stato cosi sicuro di finire il viaggio, Gabriele invece è già da qualche chilometro che lo vedo silenzioso e preferisce rimanere indietro di qualche decina di metri. Parlotta ma non capisco che dice. Io sono convinto che ce la faremo, forse lui no.
Attacco il sentiero 0-0, fatto diverse volte, come un forsennato, mi perdo il compagno di viaggio, lo aspetto e nel frattempo mi incremo le cosce che iniziano ad avere i primi arrossamenti fastidiosi. Nel frattempo arriva il buio, accendiamo le frontali. Passiamo i 4 venti, Croce a Vaccoli, Le Cimette, Monte Cupola. Arrivano i primi messaggi di Lara, per metterci d’accordo sull’orari di recupero. Ottimizzo le 21, ma non sarà così. Il sentiero lo conosco bene, e so che è frequentato anche da altri “animali”. Ed infatti, un cinghiale, che ruminava per i fatti suoi, mi fa saltare letteralmente per aria dalla paura a pochi metri l’uno dall’altro. Arriviamo con molta fatica alla galleria del Foro, scendiamo sul sentiero 115, e finalmente arriviamo a San Giuliano Terme alle 22. Il tempo di un abbraccio per complimentarci l’un con l’altro, che siamo già in macchina.
Siamo sfatti entrambi. Non riesco, sul momento, ad apprezzare quello che ho fatto.
Solo i giorni seguenti riesco, a mano a mano che i dolori passano, a capire ed assaporare gli stessi dolori che ho sopportato, i momenti di crisi, di euforia, di fame, di sete, di sonno.
Un normalissimo panino e una semplice birra che, mangiato qui in città non hanno niente di speciale, la sù, in mezzo alla natura, alle montagne diventano la cosa più buona che si possa avere.
Ringrazio come sempre Lara, che continua a sopportami, assieme ad Alessandro e Gianluca.
In fine un GRAZIE immenso a Gabriele, perché senza di lui non sarei mai partito e per aver insistito a continuare a camminare fino a notte fonda.
Tags: Leoncini, GirisuiMonti